mercoledì 21 dicembre 2011

Perché non regalo un "bel giallo" a Natale?

All'interno della letteratura cosiddetta "di genere", quella più commerciale almeno secondo i presupposti, il genere che mi piace meno è proprio quello che credo vada per la maggiore oggi come oggi: il giallo.
Qual è l'operazione psicologica fondamentale svolta da una trama poliziesca? Distogliere l'interesse da un nucleo esistenziale che meriterebbe a mio avviso tutta la sua centralità invece viene schivato, scartato, scavalcato: la morte di qualcuno. Il tema della morte viene spostato su quello della caccia all'assassino, il che è un modo per rimuovere il problema. La morte, trasformata in punizione, viene gettata altrove, sul colpevole.
In un'epoca di somma rimozione del tema del lutto (cfr Philippe Ariès, Storia della morte in Occidente, Rizzoli, Milano 1978), qual è stata la nostra almeno fino a questi anni, non sorprende che il giallo vada così di moda. Inoltre è un genere che si presta a vari optional accattivanti, quali la suspense, l'intrigo, l'horror, il colpo di scena, la divisione manichea fra buoni e cattivi e chi più ne ha più ne metta.
Secondo me va fatta esattamente l'operazione contraria: spostare l'attenzione da tante chiacchiere d'intrattenimento a temi a cui da sempre attribuiamo importanza.
Queste considerazioni generali escludono singole eccezioni. L'eccezione è sempre possibile.

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