martedì 27 dicembre 2011

Due poesie di Paolo Gentiluomo

da Manuale Portatile per la Devozione del Fertile Gaudio (2009-2010)

ricetta del rifocillo
fame gigabolica

cuori d’agnello alla crema macerata:
marinando due cuori nella panna acida
con erbe aromatiche e spezie mantiche
a mantice soffiando per un paio d’ore
asciugando i cuori dall’abluzione marinata
e benbene infarinandoli a spolvero in panata
imbiondendo a chiaro con l’olio e il burro
la cipolla tritata finemente in sussurro
unendo lì i cuori e una volta rosolati
bagnandoli con una vena di marsala
aggiustando di sale pepando e allappando
bagnando con la panna una fiala appena
coprendo e lasciando cuocere di pranzo
in cena lentamente ultimando la scena
con il prezzemolo trinciato a mezzaluna
muto ululando l’acquolina a lento pasto
che carnivoro l’amor mio vasto è ben servito


l’aura che ogni cor ristaura
folata galvanizzante

dico di una distesa attesa pur vivace desta
innervata di spinta dinamica virata incertezza
la mobilitata attenzione ai vivi indizi e spazi
orme e forme enorme marea la percezione
di trame e orditi le scie che lasci gli scivoli
sfumature tono su tono le tracce le micce
sensibile ora agli orli ai bordi ai precordi
agli inciampi e ai controcampi agli incanti
e ai controcanti intento agli intimi estimi
estremi strumenti dell’annusarti i perimetri...

tutto un salivare in testa e corpo e bocca
che vago a tirar le fila in bulimia d’albumi
non pago solo di modulare l’intermittenza
che mi terremota lingua e membra a brani
senza dire mire batto tempo e a me oriento
farcita gastronomia senza pause fra manzia
e fagia a digerir budella e legger cervella
e fra il moto del masticare cielo e l’innesco
di quando si levano gli astri in alternanza
che morsa la luna alla gola di sole un bel bolo
dell’integra terra dico cibo ma ad assaggiarti
poi fa minor palato saper loro sapore salato...

quando primo braccio muove si lega concorde
all’altro braccio si stringe e il braccio terzo
rinterza e ultimo braccio i lati talenti rinforza
che agli altri si somiglia e fa spigliata pariglia
allacciando incroci e intrecciando strettoie
aderendo edere mentre corpo si nutre di corpo
su epidermici percorsi curvando senza spigoli
ben levigando che pur come lama mi squarcia
varchi in testa cuore e altri organi vitali aperti
colossi inermi come mille cocomeri rossi...

e qui sì lo dico non smetter mai d’imbandirmi
e di mangiarmi (o per lo meno di condirmi)...

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