Non
si può dire che Adriano Voltolin nel Giuramento
di Annibale (Mimesis, Milano 2017) faccia la psicanalisi di singoli
componenti delle Brigate rosse, non avendoli né conosciuti personalmente né
tantomeno avuti in analisi. Intanto ne inquadra le azioni nel contesto storico
e sociale di appartenenza, nel contesto delle idee che attraversavano in quegli
anni pieni di fermenti sia la sinistra sessantottina sia i gruppi più
tradizionali della Partito comunista e della Chiesa cattolica. Nonostante l’apertura
degli orizzonti e lo slancio verso grandi cambiamenti propri della
contestazione alla politica colonialista, dei movimenti terzomondisti, del
Concilio vaticano secondo, il governo italiano era bloccato dall’egemonia dello
stesso partito conservatore, la Dc. In ambiente cattolico, per esempio, dove
pure si respirava aria nuova, vigeva per certi versi una specie di psicosi
d’assedio nei confronti dell’ideologia comunista.
Quanto
più la situazione appare bloccata, tanto più si riduce la possibilità della
mediazione, del dialogo, dell’opposizione ragionata in base a cui trovare
soluzioni condivise. Questo, il punto di partenza. Scrive Barbara Balzerani: “…
l’arretratezza di un paese bloccato ci ha consentito di nascere, durare più di
un decennio, condizionare e attrarre consenso. Come non fossimo in uno dei
paesi del ricco occidente ma sui monti di qualche Sierra.” (Perché io, perché non tu, DeriveApprodi,
Roma 2009, pag 90). Nella vita del singolo individuo la reazione di fronte alla
mancanza di ascolto delle proprie esigenze si può tradurre in quello che si
chiama “attacco al legame”. Nella teoria di Melania Klein e di Wilfred Bion,
psicanalisti che si sono soprattutto concentrati sul rapporto preedipico con la
madre, quindi sul funzionamento della parte più arcaica dell’inconscio, se la
madre non si mostra sufficientemente buona e capace di una reverie tale da
restituire in forma tollerabile per il bambino la sua insoddisfazione, dovuta a
una profonda invidia rivoltale in quanto seno nutritivo, se la madre respinge,
non capisce o non riesce in maniera sufficiente a rispondere con una psiche
aperta a questo remoto, profondo rancore, e se il bambino da parte sua non
possiede una minima tolleranza alle frustrazioni anche contingenti (capacità
negativa), il rapporto diventa infernale, ovvero la guerra, l’ostilità
dichiarata, la contrapposizione totale. Ogni tentativo di avvicinamento
risulterà impossibile, vissuto come un’aggressione da parte di un nemico. Per
cui i tentativi di ricomposizione, le persone che si presentano come mediatrici
vengono respinte o aggredite loro per prime. Nell’attacco dei brigatisti al potere vigente, secondo Voltolin, non a
caso venne scelto come bersaglio Aldo Moro, proprio perché rappresentava il
compromesso, l’elemento di mediazione fra un blocco conservatore molto rigido e
un’opposizione debole e contestata; così come durante il fascismo un’azione dei
Gap aveva colpito Aldo Resega, un membro dell’ala moderata del fascismo
meneghino, “quella che cerca la ricomposizione del blocco borghese” (Voltolin, pag
148).
Un
altro meccanismo psicologico che ha giocato un ruolo decisivo negli anni di
piombo è stato il richiamo a un’epoca ideale della storia sconfessata dai
compromessi e dalla mediocrità del dopoguerra, richiamo che si traduceva per
diversi individui nell’identificazione in una figura di padre idealizzato. La
storia era cambiata velocemente e i padri veri e propri non potevano più
svolgere quel ruolo di guide posseduto nella società contadina; si mostravano
deboli, inseriti nel meccanismo alienante del lavoro industriale, contestati
dai figli ribelli, ma spesso non mancavano nelle famiglie più politicizzate
nonni o zii forti e leggendari, custodi di una storia nobile e gloriosa (la
Resistenza, le lotte del movimento operaio), traditi dal presente. Il tema del padre da vendicare (esplicitato
nel volume di Voltolin nel titolo stesso, che richiama il giuramento fatto da
Annibale al padre Amilcare contro i romani), della Resistenza tradita o, in
campo cattolico, del Vangelo tradito a causa degli enormi compromessi in cui si
dibattevano i principali istituti eredi della Resistenza, diventa l’obiettivo
fondamentale della lotta armata, sia per i componenti di formazione marxista
sia per quelli d’ispirazione cattolica.*