giovedì 15 giugno 2017

Errori politici e trappole della psiche. Un'analisi dello psicanalista Adriano Voltolin di aspetti del fenomeno brigatista

Non si può dire che Adriano Voltolin nel Giuramento di Annibale (Mimesis, Milano 2017) faccia la psicanalisi di singoli componenti delle Brigate rosse, non avendoli né conosciuti personalmente né tantomeno avuti in analisi. Intanto ne inquadra le azioni nel contesto storico e sociale di appartenenza, nel contesto delle idee che attraversavano in quegli anni pieni di fermenti sia la sinistra sessantottina sia i gruppi più tradizionali della Partito comunista e della Chiesa cattolica. Nonostante l’apertura degli orizzonti e lo slancio verso grandi cambiamenti propri della contestazione alla politica colonialista, dei movimenti terzomondisti, del Concilio vaticano secondo, il governo italiano era bloccato dall’egemonia dello stesso partito conservatore, la Dc. In ambiente cattolico, per esempio, dove pure si respirava aria nuova, vigeva per certi versi una specie di psicosi d’assedio nei confronti dell’ideologia comunista.
Quanto più la situazione appare bloccata, tanto più si riduce la possibilità della mediazione, del dialogo, dell’opposizione ragionata in base a cui trovare soluzioni condivise. Questo, il punto di partenza. Scrive Barbara Balzerani: “… l’arretratezza di un paese bloccato ci ha consentito di nascere, durare più di un decennio, condizionare e attrarre consenso. Come non fossimo in uno dei paesi del ricco occidente ma sui monti di qualche Sierra.” (Perché io, perché non tu, DeriveApprodi, Roma 2009, pag 90). Nella vita del singolo individuo la reazione di fronte alla mancanza di ascolto delle proprie esigenze si può tradurre in quello che si chiama “attacco al legame”. Nella teoria di Melania Klein e di Wilfred Bion, psicanalisti che si sono soprattutto concentrati sul rapporto preedipico con la madre, quindi sul funzionamento della parte più arcaica dell’inconscio, se la madre non si mostra sufficientemente buona e capace di una reverie tale da restituire in forma tollerabile per il bambino la sua insoddisfazione, dovuta a una profonda invidia rivoltale in quanto seno nutritivo, se la madre respinge, non capisce o non riesce in maniera sufficiente a rispondere con una psiche aperta a questo remoto, profondo rancore, e se il bambino da parte sua non possiede una minima tolleranza alle frustrazioni anche contingenti (capacità negativa), il rapporto diventa infernale, ovvero la guerra, l’ostilità dichiarata, la contrapposizione totale. Ogni tentativo di avvicinamento risulterà impossibile, vissuto come un’aggressione da parte di un nemico. Per cui i tentativi di ricomposizione, le persone che si presentano come mediatrici vengono respinte o aggredite loro per prime. Nell’attacco dei brigatisti  al potere vigente, secondo Voltolin, non a caso venne scelto come bersaglio Aldo Moro, proprio perché rappresentava il compromesso, l’elemento di mediazione fra un blocco conservatore molto rigido e un’opposizione debole e contestata; così come durante il fascismo un’azione dei Gap aveva colpito Aldo Resega, un membro dell’ala moderata del fascismo meneghino, “quella che cerca la ricomposizione del blocco borghese” (Voltolin, pag 148).
Un altro meccanismo psicologico che ha giocato un ruolo decisivo negli anni di piombo è stato il richiamo a un’epoca ideale della storia sconfessata dai compromessi e dalla mediocrità del dopoguerra, richiamo che si traduceva per diversi individui nell’identificazione in una figura di padre idealizzato. La storia era cambiata velocemente e i padri veri e propri non potevano più svolgere quel ruolo di guide posseduto nella società contadina; si mostravano deboli, inseriti nel meccanismo alienante del lavoro industriale, contestati dai figli ribelli, ma spesso non mancavano nelle famiglie più politicizzate nonni o zii forti e leggendari, custodi di una storia nobile e gloriosa (la Resistenza, le lotte del movimento operaio), traditi dal presente. Il tema del padre da vendicare (esplicitato nel volume di Voltolin nel titolo stesso, che richiama il giuramento fatto da Annibale al padre Amilcare contro i romani), della Resistenza tradita o, in campo cattolico, del Vangelo tradito a causa degli enormi compromessi in cui si dibattevano i principali istituti eredi della Resistenza, diventa l’obiettivo fondamentale della lotta armata, sia per i componenti di formazione marxista sia per quelli d’ispirazione cattolica.*