C'è molto spazio vuoto nell'universo. Nell'universo è maggiore il vuoto del pieno. E' naturale che nella mia Trilogia della scomparsa* si trovino tanti spazi vuoti.
Mi piace l'attitudine della poesia a salvare poco dal molto, a capire che si può salvare poco, dovendo eliminare il rumore e tener conto del silenzio, pur ascoltandolo; tener conto cioè del fatto che ci sarà sempre qualche residuo di silenzio inesplicato.
Poderosi volumi pieni di parole destano il sospetto che tutte quelle parole contengano anche del rumore, poco rispettoso del silenzio dell'universo. Può esservi del rumore pure dentro le parole: parole che si sovrappongono ad altre parole, parole che non lasciano parlare gli altri, parole che non sanno quello che stanno dicendo (anche se, bisogna riconoscerlo, la parola scritta è per sua natura più vicina al silenzio e forzatamente più rispettosa di ciò che la circonda se confrontata con la parola parlata o gridata del vivere quotidiano).
L'aspirazione sarebbe la sintesi propria della poesia e al contempo la disponibilità all'accoglienza e al dialogo, propri della prosa.
Mi piace l'attitudine della poesia a salvare poco dal molto, a capire che si può salvare poco, dovendo eliminare il rumore e tener conto del silenzio, pur ascoltandolo; tener conto cioè del fatto che ci sarà sempre qualche residuo di silenzio inesplicato.
Poderosi volumi pieni di parole destano il sospetto che tutte quelle parole contengano anche del rumore, poco rispettoso del silenzio dell'universo. Può esservi del rumore pure dentro le parole: parole che si sovrappongono ad altre parole, parole che non lasciano parlare gli altri, parole che non sanno quello che stanno dicendo (anche se, bisogna riconoscerlo, la parola scritta è per sua natura più vicina al silenzio e forzatamente più rispettosa di ciò che la circonda se confrontata con la parola parlata o gridata del vivere quotidiano).
L'aspirazione sarebbe la sintesi propria della poesia e al contempo la disponibilità all'accoglienza e al dialogo, propri della prosa.