lunedì 13 novembre 2017

Intervista su "Ventriloquio della crisi"


Una breve intervista fattami a Roma a settembre durante il Festival Inquiete.
Per ascoltare  clicca qui


domenica 12 novembre 2017

La psicanalisi e altri costumi secondo Alessandra Saugo

Provo a pensare come poesie alcuni brani contenuti nell'ultimo libro di Alessandra Saugo, Metapsicologia rosa (Feltrinelli, Milano 2017): poesie in prosa. Immagino che come poetessa in prosa Alessandra avrebbe avuto numerosi sostenitori e recensori.
Riporto questo brano, che ben riflette un'insofferenza nei confronti della razionalità espositiva normata e consuetudinaria preferendo l'azzardo sintattico, il neologismo, la trasgressione: "Dottore, che decadente orrore, a Parigi toponimo italianizzato, non sa la lingua, degrado luogo comune ignorante, mio, dio povero, che stanca di immaginare senza avere neanche le basi, no basi, no minimo nozionismo come fare a sognarsi cose pariginamente, senza una minima fiducia, mi mancano le basi dottore, la grammatica, non ci credo neanche un po', alla grammatica parigina, la grammatica sognina, romantichina, tintinnante tritamente di pioggerellina e che c'è lui l'imperatore della pioggerellina (devi essere vorace) (e intimidita) (tramortita dalla fame) (forsennata, e cauta) (devi adorare) (devi comunicare questa fame, a me) (fammela sentire) (devi comunicare) (questa fame) (muoviti) (devo sentirti) (sull'orlo del baratro) (graziata) (devi essermi grata che ti sfamo) (ti faccio questa carità) (di carne cambiata e cresciuta e impadronita) (perché devo vedere) (i tuoi veri occhi) (me li devi consegnare) (guardami) (non nasconderti) (guardami) (anima mia) (voglio vedere) (che ti bagni gli occhi) (per me) sì, muti, guardarsi, come due ciliegi, in fiore, nella palla di vetro capovolta, del nostro microclima..." (pagg 54-55).
Il difficile ma ineludibile rapporto con lo psicanalista è il tema dominante di questo mémoir, edito da Feltrinelli fuori collana. Ho trovato acute e calzanti alcune pagine dove si descrive diffusamente l'analista, lo studio, la sala d'attesa e questioni annesse e connesse.

lunedì 6 novembre 2017

Difficili tangenze

Mi accorgo che sono sempre più difficili, non dico gli incontri, persino le tangenze, i punti, i margini in comune.
Difficile il dialogo con gli sperimentatori anni novanta, manieristi del basso, ma pure con i barocchi fuori tempo massimo, manieristi dell'alto; con le dame salottiere, benché virtuose e sorridenti con le ferree dentiere, ma anche con le emergenti travolgenti, le più inavvicinabili: siderali.
Di un altro mondo, i cavalli vincenti, i fiori all'occhiello ben visti dall'occhio del Grande fratello. Ma pure i quattro amici al bar, gruppo esclusivo, impenetrabile peggio di un club per soli uomini.
I giornalisti-narratori dell'oggi, che hanno rubato la scena ai cattedratici criptici critici dialettici dantisti novissimi e postmoderni, hanno occupato le tivù e non si occupano più di quella cosa medievale, da incunaboli, da amanuensi, da spleenetici che si chiamava letteratura
Tangenze parallele?
Resta, forse, qualche bordo sfrangiato.