venerdì 9 dicembre 2011

Fiabe dei morti

Poesie in prosa


I

Chiudo le tende. Oggi resto in casa. Mi faccio far le carte da un'amica per telefono. Esce una carta brutta e lei me la rigira come può. Ma io ho capito.
Per delle ore vado su e giù come una talpa che scava i suoi cunicoli. Poi mi metto a letto. Mi tiro fin su su la coperta della pioggia e penso a un sogno che vorrei rifare.
Andavo e andavo con l'acqua a mezza gamba, ma non so verso dove né perché. Non so se mi trovassi in una palude, se fossi inseguita da qualcuno o se stessi cercando io qualcosa. Prima ero inseguita, poi cercavo… Raccoglievo delle pietrine colorate ben visibili sul fondo in trasparenza.
 


 II

Mi alzo in piena notte e accendo il televisore. C'è un programma di storia interminabile di cui ho seguito tutte le puntate. Una volta mi capitò di parlare con il lettore dell'ultimo tg. Rimase alcuni minuti a ringraziarmi poiché ero stata l'unica ascoltatrice ad averlo seguito fino alla fine. Quasi tutti se n'erano andati all'interruzione pubblicitaria, lui vedeva tutto. "Ci tengo a essere sempre informata," pronunciai con lieve imbarazzo. Vedendo il suo sorriso, ebbi il coraggio di domandare: "Questo canale si riceve pure nell'aldilà?".
Ma la mia domanda lo deluse; voltò le spalle senza salutare.


III

Il solito locale del nostro sabato sera. Menù fisso, gli sguardi appesi ai lampadari. Con tutta probabilità, la nostra ultima cena.
Non terminiamo. La luna cade nel piatto e resta lì. Ce ne andiamo senza distinguere la strada.


IV

Ho gli occhi rivoltati e vedo le cose che si vedono di là. Una nebbia lattiginosa, forse. O delle stelle, che son di qua e vorrei portare giù con me. Vorrei portarmi anche il libricino su cui mia madre teneva i conti della spesa.
Ai margini io ci disegnavo.


V

L'ho trovata che parlava sotto il letto. Era mia moglie morta due anni fa. Mi ha detto: "Portati qualcosa per il freddo e pochi spiccioli".


VI

Una telefonata a notte fonda. Nessuno rispondeva. Mi affaccio alla finestra caso mai fosse il citofono. Nessuno per la strada. Eppure qualcuno sarà stato… Provo io a fare un numero a caso: tutti zeri. Dall'altro lato del microfono qualcuno sillaba il mio nome lentamente.


VII

Mi addormento e mi guardo dormire.
Vedo me da piccola che salto con la corda. Mio fratello fa un baccano terribile. Mia madre litiga con mio padre.
Esco che sono grandicella. Salgo su un autobus. Seduta di fronte, un po' di lato, riconosco la mia vecchia maestra: è più giovane di quando la conobbi, potrebbe avere una ventina d'anni, una studentessa di università. Potrebbe essere mia figlia, nel viso una rotondità infantile, nello sguardo un'ingenua curiosità che si posa su di me, distratta, domandandosi se per caso mi conosce.
Nel corso della vita sono invecchiata più di lei: le esperienze.
Lei è rimasta una bambina.


(3-10-08, sul sito del Primo amore col titolo “Fantasie di allunati”)

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