Forse nel giro di qualche decennio non ci saranno più librerie. Ognuno si stamperà da internet gli e-book che lo incuriosiranno, magari previa consultazione delle riviste o dei siti di critica letteraria. Li leggerà e li rilegherà, se gli saranno piaciuti, con metodi casalinghi, altrimenti riciclerà la carta. Questa prefigurazione apre scenari lievemente inquietanti su una società più rarefatta, con individui che lavorano e vivono per molte ore in spazi chiusi, connessi al mondo in prevalenza grazie al proprio pc. Chissà, forse si tratterà di sopravvissuti a qualche catastrofe che avrà fortemente ridotto la densità di popolazione e risorse di uso comune come i carburanti, la carta…
Distogliamo il pensiero e facciamo subito quattro passi in libreria.
Che cos'è oggi una libreria? Molto spesso è diventata un bazar di oggetti vari come magliette, agendine, poster, borse, cd, dvd e molto di più, ma t'innalza comunque di fronte, all'entrata, delle torri di libri, volumi che fanno da scaffalatura, da sostegno a se stessi. Questi libri accatastati gli uni sugli altri che fanno da struttura portante di se stessi, e fanno quasi da bastioni architettonici a guardia dell'ingresso, il più delle volte non hanno bisogno di presentazione, si conoscono già, ne hanno già parlato tutti, sono i best seller del momento. Alte pile dello stesso romanzo, intere vetrine colonizzate dall'identico titolo, riproposto con l'ossessività della Marylin di Andy Warhol quando veniva riprodotta in serie. Fatto qualche passo oltre l'ingresso, se si spinge lo sguardo un po' più in là, è un occhieggiare di gialli e noir da tutti gli angoli, o, nella più spregiudicata alternativa, di titoli ironici comico-rosa che invitano le donne a farsi quattro risate sulle faccende di cuore o di letto andate storte. Le autrici, quasi tutte inglesi e americane (ragazze, ma siamo proprio sicure che noi italiane non abbiamo niente da dire in proposito…?).