domenica 16 giugno 2013

Vetrine tutte al maschile

In diverse occasioni recenti sono stata colpita da un'evidenza: il tavolo dei relatori di eventi culturali certamente considerati di sinistra, antagonistici o comunque politically correct  era tutto al maschile, senza l’ombra neppure di una donna. Mi si è offerta così banalmente l'occasione di constatare un dato molto reale, molto significativo, lampante. In più, con una punta di dispiacere, si poteva rilevare quanto la cosa apparisse normale, di nessun particolare significato, tanto da non essere minimamente camuffata.
Ecco gli esempi che mi sono capitati sotto gli occhi nella metropoli milanese.
Teatro 1, sabato 23 marzo 2013 ore 15.00: festa di Nazione indiana e del Primo amore, “dieci anni fuori dalla pozzanghera. Fare rete, fare blog”. Intervengono Mario De Santis, Gianni Biondillo, Jan Reister, Sergio Baratto, Giuseppe Zucco. Si tratta soltanto di uno dei dibattiti interni alla manifestazione, ma tant’è.
Piazzale Archinto, domenica 26 maggio 2013 ore 18.00: “festival della libreria diffusa”. Sul tema della città in trasformazione intervengono Gianni Biondillo, Giorgio Fontana, Paolo Cognetti, Francesco Bianconi, Fabio Pravettoni, Marco Garofalo; moderatore Paolo Maggioni.
Macao, spazio occupato per le arti e la cultura, sabato 15 giugno 2013 ore 15.00: tavola rotonda su “scelte editoriali e immaginari culturali alla prova del mercato”. Intervengono Pino Tripodi, Andrea Staid, Federico Di Vita, Paolo Canton, Guido Duiella, Massimo Roccaforte, Marco Cassini; moderatore Andrea Coccia.
Non nego che i tavoli fossero interessanti; non è questione di contenuti ma di soggetti deputati a parlare. A chi è data la voce? Per chi è lo spazio della cultura, che va sempre più restringendosi in tempi di crisi?
Fino a pochi anni fa nei dibattiti, negli interventi pubblici, inserivano almeno una presenza femminile per salvare le forme, anche se alcune volte compariva solo come elemento estetico-decorativo.

venerdì 7 giugno 2013

Una poesia di Giacomo Sandron

discorso sul costo delle parole

non ricordo la prima parola che ho detto
ma la prima poesia era su uno stambecco
che si arrampicava in montagna
e poi mi chiedevo come mai la marmellata
si chiamasse proprio marmellata
e non con un’altra parola tipo paracarro
e perché paracarro indicasse effettivamente un paracarro
e non un’altra cosa tipo il latte con dentro i biscotti
e allora prima di andare a scuola alla mattina
ho cominciato a mangiare una cosa diversa
ogni giorno
un albero, una tigre, mio fratello,
la signora che ci faceva catechismo al pomeriggio
inzuppando i pan di stelle
ho mangiato perfino i pianeti, le scie degli aerei,
l’universo tutto
dentro la tazza si è sciolto

ho ripensato a queste cose quando ho letto
un articolo dal titolo Quanto costa una parola?
e l’autore, un pubblicitario che lavora da più di quarant’anni
nel marketing e nella comunicazione, scriveva
Tutte le cose che hanno un valore hanno un costo.
I professionisti della comunicazione dovrebbero sapere
quanto costano le parole, ma non lo sanno.
e poi aggiungeva che
Proprio oggi che la comunicazione sta assumendo
toni e livelli parossistici, non esiste nessuno studio
che stabilisca in dettaglio
suddiviso per contesto
il costo delle parole
e siccome è un periodo che non sto lavorando
e passo un sacco di tempo su facebook
come professionista della comunicazione
sto facendo passi da gigante
e mi sono sentito chiamato in causa dalla questione

lunedì 3 giugno 2013

Semi


Con la bella stagione riapre il giardino del centro occupato per l’arte e la cultura di viale Molise a Milano, affascinante struttura in stile liberty nel primo Novecento adibita a borsa del macello comunale, poi abbandonata e caduta in disuso. I giovani occupanti, dopo averla messa in ordine e aperta alla cittadinanza con tantissimo lavoro e buona volontà, in un anno hanno già ospitato numerosi incontri e dibattiti interessanti, come quello sul reddito minimo garantito, organizzato con l’associazione San Precario, o il seminario dello scorso autunno su arte e follia; mentre vari artisti si sono esibiti gratuitamente e hanno messo a disposizione la loro preparazione in laboratori anch’essi gratuiti. In una città in cui per presentare il proprio lavoro occorre il più delle volte essere già "introdotti" nei vari ambienti e in cui affittare le sale può comportare una non modica spesa, non è poco trovare un luogo che pare seguire una logica completamente opposta.
Per festeggiare l’esistenza di tutto questo, così come il ritorno della primavera, la sera del 31 maggio scorso è stata dedicata a un evento di musica, immagini, poesia e danza moderna che ha coinvolto artisti di diverse discipline.



Su una scena installata dall’artista multimediale Malcolm Fisher, hanno letto alcune poesie: Giacomo Sandron, Francesca Genti, Paolo Gentiluomo, Manuela Dago, Luciano Mondini, Luca Vaglio, Alessandra Racca, Eleonora Esposito, Laura Bellomi. A intervalli, ora una singola danzatrice (Tibi) ora un gruppo di danzatori del tavolo teatro di Macao attraversava lo spazio trasformato in un bosco, giocava con le immagini proiettate o imitava lo scorrere delle gocce di pioggia.
Qui di seguito, alcune delle composizioni che sono state lette: