lunedì 23 aprile 2012

Se chi ci governa non sa immaginare il futuro, proveremo a farlo noi

Siamo lavoratrici e lavoratori della conoscenza, dello spettacolo, della cultura e della comunicazione, della formazione e della ricerca, autonomi e precari del terziario avanzato. Lavoriamo con la partita IVA, i contratti di collaborazione, in regime di diritto d'autore, con le borse di studio, nelle forme della microimpresa e dell'economia collaborativa. Siamo cervelli in lotta, non in fuga, ovunque ci troviamo. Ci occupiamo di cura della persona, della tutela del patrimonio artistico. Ogni giorno produciamo beni comuni intangibili e necessari: intelligenza, relazioni, benessere sociale.

Siamo il grande assente nel dibattito sulla riforma del mercato del lavoro, tutto concentrato sullo strumentale dibattito sull'articolo 18. Questa riforma sta facendo passare, in sordina, la decisione di aumentare l’aliquota previdenziale per le partite IVA di 6 punti, dal 27 al 33%. Una scelta gravissima, che inciderà sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori iscritti alla gestione separata INPS. Già dal prossimo settembre almeno un milione e trecentomila persone vedranno il proprio reddito nuovamente tagliato, senza alcuna speranza di percepire in futuro una pensione dignitosa.

Ecco l’anomalia scandalosa del mondo del lavoro italiano: dove di fatto, a chi non ha un contratto da dipendente a tempo indeterminato, non viene riconosciuta piena cittadinanza costituzionale. In questo stato di discriminazione vivono almeno altri quattro milioni di persone la cui condizione di precarietà, tanto nella pubblica amministrazione quanto nel privato, non viene affrontata dal ddl in discussione in Parlamento se non mediante un contratto di apprendistato valido fino ai 29 anni di età. Ossia con una misura che da una parte complica il panorama delle forme contrattuali atipiche – già oggi 46! - dall’altra tenta di occultare una realtà ineludibile: nei prossimi vent’anni la nostra società sarà sempre più fondata sul lavoro indipendente.

giovedì 19 aprile 2012

Quando arrivarono gli alieni

Frammento tratto da un testo di Gherardo Bortolotti

45. Dai documenti risultava evidente che diversi strati della popolazione erano ossessionati da un costrutto metafisico complesso e implicito, denominato “salario”, la cui estensione concettuale innervava le giornate dei singoli, il loro sovrappensiero, le ore di inazione che precedevano il sonno – dedicate per lo più a fruizioni coatte di eventi semiotici complessi, come notiziari, reality show, programmi di satira politica. Il medesimo costrutto parassitava i processi cognitivi, in modo tale che anche i livelli biologici degli individui venivano corrosi nel corso tempo, logorati dalla continua rielaborazione di un concetto mostruoso, sordido, inesauribile. Il gesto di aprire una porta, quello di accarezzare il figlio, erano segnati, negli immediati paraggi spazio-temporali, da una sbavatura livida, da un sistema di sottili estensioni di senso, simile a una muffa filamentosa che si riannodava, attraverso le pieghe quadridimensionali del mondo, alle mattine in tangenziale, alla cessione della propria forza-lavoro, alle pause sigaretta sul retro di edifici prefabbricati della prima fascia periferica.

19-4-2012, su Nazione Indiana

venerdì 6 aprile 2012

Il corpo di nessuno

Un mio racconto inedito della raccolta Mannequins

Il mio neropensare… me lo trascino dietro come un cane fedele (il mio Smorfia morto due anni fa, caro, caro vecchio Smorfia)… Eccoci finalmente dove volevamo arrivare: qui sul ciglio.
Ce ne stiamo così per ore e ore a guardare giù, eh, vecchio mio… Quel fondo che non è più il fondo di niente tanto è lontano... Un'impressione… laggiù dove non si vede. Proprio vero che non è poi così facile toccarlo… Quando si dice toccare il fondo… Qui va già meglio comunque, vero, caro? Questo è un momento bellissimo in realtà, un attimo di respiro per noi due vecchi stanchi. Mi trovo addirittura sopra il mio ponte preferito, la mia autostrada preferita; qui si sta bene. Potrei quasi campeggiare da queste parti in attesa… La caduta libera in sé e per sé dev'essere strepitosa. Perdere quota rapidamente fino a ridursi a un punto, cosa c'è di più leggiadro, di più magico? Un gesto d'umiltà dopotutto. Meglio sarebbe, certo, venir colpita in volo, trafitta come un uccello da un pallino da caccia, nel becco un insetto, il cibo per… Ma che ne sarà di Susan? Che idea! Se l'è sempre cavata egregiamente senza di me, anzi meglio… Il corpo non lo troveranno neanche. Sì, nei paraggi c'è l'auto, ma chi si calerà fin là sotto, in mezzo a quei rovi, a quelle spine? Magari nel frattempo riuscirà a mangiarselo qualche animale. Preferirei. Meglio di un funerale in piena regola con tutte quelle frasi fatte. Soprattutto quel "sentite condoglianze" mi irrita all'inverosimile... Altroché cordoglio, le mie amiche giurerei che saranno contente. Quel senso di sollievo al pensiero riposto: non è toccato a me. "Eppure era ancora giovane… più giovane di me…" Subito i calcoli sull'età, una rapida associazione all'aspettativa di vita… Vediamo… Cosa posso riuscire ancora a fare? E' fuor di dubbio che non ho combinato gran che… La previsione di mia madre: "Meno male che ho tuo fratello, lui non mi deluderà." Lo sconcerto quand'è nata Susan: "… ti rendi conto che non hai neanche finito il liceo? Non riesco neppure a immaginare che ti è saltato in mente… Possibile che ti abbia fatta senza cervello?" Mio fratello è stato più fortunato, grazie… Lui ha avuto l'intelligenza, troppo facile… Facile per lui dire "sei una stupida"… Se una è stupida, cosa deve fare? Se una è stupida, cosa può…? La cosa mi dà persino allegria, se ci penso. Un po' di euforia ci voleva. Cadere mentre andavo in vacanza, durante quel volo a Rio con Bob, per esempio, non sarebbe stato male… Quello sarebbe stato addirittura il momento perfetto…

mercoledì 4 aprile 2012

Bio in spiccioli: frammento di cruda realtà

E' successa una cosa traumatica che ha interrotto bruscamente le mie scritture e letture: il mio principale (per esattezza, il capufficio, del piccolo impiego che mi garantisce la sussistenza) mi ha dato uno schiaffo e umiliata pubblicamente sul luogo di lavoro in orario d'ufficio. Ho sperimentato come le vittime spesso e volentieri per vari motivi di convenienza vengano lasciate sole. I colleghi non hanno solidarizzato. Ho soltanto una testimone timorosa di eventuali conseguenze.
Dallo schiaffo ricevuto dal padre in punto di morte da Zeno Cosini nel celebre romanzo di Svevo allo schiaffo ricevuto sul luogo di lavoro, quasi che il mondo patriarcale e autoritario si sia spostato e occupi tenacemente ormai il mondo del lavoro come suo spazio centrale.