Alcuni anni fa, in occasione dell'uscita del libro in (nessuna) Patagonia, rivolsi alcune domande all'autore, rimaste senza risposta per impegni sopraggiunti.
1 Mariano, nel
tuo ultimo libro dal titolo in (nessuna)
patagonia (Ad est dell'equatore, Napoli 2014) ti consideri in esilio, ma già nell'Uomo avanzato, che racconta un naufragio su un'isola deserta, ti
accosti al tema dell'esclusione dalla società… Si può dire molto genericamente
che là il discorso sia in chiave più esistenziale, qui più politica…
2 A livello
profondo probabilmente entrambi i testi sono dettati dall'amarezza derivante
dalla contemplazione del mondo contemporaneo. Pure nell'Uomo avanzato (Le Lettere, Firenze 2008) il contesto politico mondiale, lasciato sullo
sfondo, è inquietante, da incubo. Si allude a guerre nel passato e nel futuro,
a esperimenti nucleari, a catastrofi sospese, sebbene il presente abbia
l'aspetto di una confortevole crociera…
3 Credo che tu
sia uno scrittore della solitudine moderna e postmoderna, poiché questo tema
nei tuoi testi è ampiamente modulato. Perfino nel romanzo Dal rumore bianco (Ad est dell'equatore, Napoli 2012), che si presenta attraversato da varie storie e
personaggi, il protagonista commissario Ingravoglia è modellato sull'Ingravallo
del Pasticciaccio gaddiano, un
introverso, un solitario. Fra i personaggi del libro compare anche un bambino
autistico, un'altra metafora dell'incomunicabilità (non che il personaggio di
un romanzo sia semplicemente una metafora, è un abitante del libro, ma può
assumere per noi lettori quel significato).