Fino a non molto tempo fa una scrittrice nota e
considerata era in numerosi casi la moglie di uno scrittore noto e considerato
(Elsa Morante, Dacia Maraini, Carmen Llera, per citarne almeno tre, furono in
momenti successivi mogli dello stesso scrittore, Alberto Moravia) oppure una
personalità bizzarra e isterizzante, talvolta un vero e proprio caso di psicosi
conclamata (Alda Merini e Amelia Rosselli, per fare due esempi arcinoti). Nel
primo folto gruppo possiamo includere tranquillamente tutte le figlie e parenti
d'arte (citiamone una famosissima, Margaret Mazzantini, e una giovanissima
Viola Di Grado). I casi parentali sono facilmente spiegabili. Come spiegare
invece quello della deferenza verso la follia?
In passato esisteva il fenomeno della glossolalia: il delirio psicotico veniva
interpretato come lingua degli dei. Ecco, l'ammirazione per molte poetesse
deriva a mio parere anche da qui: la donna-poeta, la donna-folle si situa nel
solco delle sibille. Molti personaggi femminili del mito e della letteratura
antica sono "pazze" che dicono il vero, spesso non credute, mezze imparentate
con gli dei mezze disprezzate dagli uomini: Cassandra e Antigone sono due esempi
eccellenti, ma di striscio entra nel gruppo anche la Sfinge , colei che pone
indovinelli irrisolvibili, colei che conosce verità inaccettabili… Alla donna è
concessa la poesia, restiamo nella tradizione, anche perché, come si sa, la
produzione di raccolte, opuscoli e carte poetiche non s'intreccia coi grandi
giri d'affari dell'editoria. Più legata a dinamiche di mercato, carriera e
successo è invece la produzione di narrativa.