lunedì 26 dicembre 2011

Che più azzurro non si può

Romanzo inedito
Un brano tratto dal capitolo "Verso l'Explò"


C'era un gran parlare di un transatlantico sballottato dai venti e dalle tempeste. Questo transatlantico navigava in cattive acque e l'altezza delle onde, come montagne russe, la si poteva constatare e apprezzare (a seconda dei punti di vista) nel grafico dell'andamento delle borse, grafico che era sempre in prima pagina quando scendeva ai minimi storici e come prima notizia nei telegiornali di tutta quella burrascosa estate. Con la paura degli uragani o dei fuochi nella stiva, si facevano grandi manovre per mettere al sicuro i tesori che su quel transatlantico da qualche parte dovevano essere stipati e nascosti. Si manovrava molto e si buttavano giù pesi per alleggerire il carico stracarico, mentre non si poneva limite al crescere delle ricchezze stipate, anzi si doveva far loro sempre più posto nella stiva e buttare a mare un sacco di pesi inutili.
Dovevamo rimboccarci le maniche e darci un gran da fare per tenere a galla casinò e piste da ballo, piscine, auto di lusso, aperitivi e cocteil. E, nonostante quel gran lavorare, stavamo ogni giorno col fiato sospeso per la sorte del transatlantico carico di tesori, idromassaggi e campi da tennis e sale giochi, banche e locali notturni e roulette russe che facevano girare la testa… dove ogni tanto qualcuno, per la gran noia di stare in mezzo a troppi divertimenti, prendeva l'accendino e così, per togliersi uno sfizio, dava fuoco ai miliardi: "Oggi bruciati 200 miliardi sul transatlantico Eurozona," scrivevano i giornali, oppure "Oggi bruciati 100 miliardi più di ieri"!
Dopodiché qualcuno scendeva nella stiva a guardare: ma c'erano ancora le ricchezze?
Oltre che un grosso animale col naso schiacciato per essersi buttato a capofitto nel mare, l'Europa somigliava ogni giorno di più a un castello dell'orrore pieno di divertimenti paurosi e pazzeschi.

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