domenica 26 marzo 2017

I fatti di Genova del 2001, guerra in Iraq e Grande fratello nella centrifuga di Ventriloquio della crisi



"Alla fine avevano spazzato via anche l'ultimo dei moicani, sapete quelli con la cresta e con i cani dietro. Non ricordo bene com'era successo: se gli avevano sparato mentre manifestava o l'avevano bruciato vivo su una panchina. So solo che in quel periodo c'era un grande infuriare di telegiornali e si vedeva che li pestavano tutti quanti a più non posso: gli strani e gli stranieri, i moicani con la zazzera e quelli con la testa rasata, i manifestanti tutti colorati e quelli tutti vestiti di nero, i mascherati, gli smascherati e compagnia cantante. Li inseguivano perfino con le camionette su per i marciapiedi per riuscire a bloccarli e a calpestarli in tutte le direzioni.
Più c'erano i pestaggi e gli squartamenti, più aumentava l'audio e la mondovisione. La mondovisione era a tutto campo e ci spiazzava da ogni parte. Il mondo era uno sconquasso e una visione continua di bombardamenti, di strazi e di sculettamenti perpetui, ché gli sculettamenti in special modo si dimenavano sopra tutto, anche nei giochi che trasmettevano all'ora di cena e anche nelle letterine dell'alfabeto. Quelle che erano più di moda erano le veline, donne molto vellutate e leggere, sempre danzanti e svolazzanti come dei veli appunto; ma erano anche le notizie del telegiornale, che arrivavano sempre all'improvviso, quando meno te l'aspettavi, ed erano disgrazie che volavano sempre dappertutto, come la disgrazia di quell'onda gigantesca che ha cancellato un pezzo della Terra, o la disgrazia di sempre nuovi uragani, o il terremoto che è arrivato pure da noi, in mezzo ai paesi nel cuore della notte.
I bombardamenti, poi, erano sparsi qua e là. Ogni tanto qualcuno veniva bombardato in qualche villaggio lontanissimo o in qualche casa poverissima che non avevano neppure da mangiare (e se ce l'avevano, sta' tranquillo che gliel'andavano a strappare). I più sfortunati erano i palestinesi, che si trovavano sempre nel posto sbagliato. Loro in realtà stavano fermi sempre nello stesso punto, per farli stare più fermi li rinchiudevano pure dentro dei muri e nelle prigioni; le bombe li centravano con facilità, anzi forse le bombe continuavano a cadere lì proprio perché erano i più facili da colpire. Gli altri colpiti erano gli iracheni, quasi sempre incappucciati: o erano incappucciati perché avevano rapito qualcuno, o erano incappucciati perché erano loro i catturati e dovevano stare sotto le torture. Sempre un cappuccio avevano in testa, dimodoché non si capiva chi era iracheno e chi no. Poi sono arrivati i pericoli sui treni e nella metropolitana, che sembrava che anche lì sotto doveva arrivare qualche bomba. Ma non è arrivata, almeno da noi. Il tempo di tirare un respiro di sollievo e i treni hanno cominciato a correre in fiamme da soli all'altissima velocità, senza bisogno di una bomba… e ci è arrivato addosso il crollo delle banche e l'inquinamento tossico che non si riesce più a respirare... Dicono che fra poco non avremo più aria e nemmeno acqua, tant'è vero che la conserviamo chiusa nelle bottigliette. (...) 

mercoledì 22 marzo 2017

Una poesia di Christian Tito

         Ho degli occhi strani in questo periodo, simili a quelli di
conigli appesi ai ganci di una macelleria di paese.
        Senza più viscere né pelle racchiudono tutta la forza della
 vita che li ha attraversati in quegli occhi gelidi e severi per chi
 li guarda. Non capisce l’animale eppure sa.


(Christian Tito, Tutti questi ossicini nel piatto, Zona, Arezzo 2010, pag 38).

martedì 7 marzo 2017

Liberamente tratto da un caso di femminicidio

Dal mio racconto "Flash", liberamente tratto da uno dei molti casi di femminicidio (pubblicato nella raccolta Regressioni per la casa editrice Effigie nel 2009) è stato tratto un video con la regia di Giacomo Guidetti e la voce recitante di Francesco Orlando. Lo pubblico qui in occasione di questo 8 marzo che vede la mobilitazione mondiale per uno sciopero molto sentito contro la violenza e l'oppressione esercitata sulla donna.