martedì 27 dicembre 2011

Che più azzurro non si può

Romanzo inedito
Dal capitolo "Verso l'Explò"


Lo spid! Lo spid! Era quello il terribile pericolo. Come Spidi Gonzales ci correva dietro, mandava tutto a gambe all'aria: governi, Stati sovrani e non sovrani, perfino continenti e superpotenze. Lo spid era il debito che si era messo a crescere da far paura e nessuno riusciva più a fermarlo. La Mercegalla gridava che eravamo sull'orlo del baratro e stavamo per caderci dentro.
Il governo aveva fatto alcuni annunci ma poi se li era rimangiati. Era impossibile, per esempio, dimezzare il numero dei parlamentari, una cosa proprio contronatura quasi come un karakiri… Oppure trovare gli evasori delle tasse: quelli stavano nei paradisi tropicali e noi, in paradiso, non potevamo farci nemmeno una capatina per catturarli.
Ma gli stranieri erano sempre più preoccupati di finire in acqua pure loro, attaccati com'erano in uno stesso corpo con noi, così ci diedero un elenco di cose urgentissime, tipo buttare a mare qualche personaggio pericoloso che avevamo a bordo.
I politici promettevano e rinnegavano, promettevano e rinnegavano, tiravano a campare; finché, da un'uscita secondaria, non si vide passare un'auto dai vetri offuscati offuscatissimi con dentro il nostro Super Presidente, il volto scuro scurissimo. Usciva di scena il nostro mago della ricchezza, l'uomo più ricco del reame, quello che ci aveva fatto sognare con gli occhiali d'oro. Da lui ci eravamo aspettati miracoli economici facili come stappare bottiglie di sciampàgn…
Al suo passaggio ora tiravano le monetine.

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