sabato 24 dicembre 2011

Incipit

del romanzo inedito Nell’altra stanza


Ricordo ancora il sogno di questa notte. E’ raro che ricordi i miei sogni perciò mi affretto ad annotarlo, sebbene sia un incubo.
Con pochi euro, dati alla custode di un cimitero dall’aspetto di una bibliotecaria, si poteva comunicare con i morti. Un ascensore costruito su ogni tomba conduceva dal defunto desiderato, come se questi si fosse trovato in un suo appartamentino, in un salotto in cui riceveva. Un folto gruppo di familiari aspettava di scendere da un bambino sepolto da pochi giorni; ma si erano formate code anche di fronte ad altre lapidi. Io ero in coda non so per chi e, avvicinandomi sempre di più alla meta...
Il risveglio è stato agitato e sudatissimo, ma mi ha offerto lo spunto per cominciare a tenere un diario di questa infelice convalescenza.
Per via di una temporanea paralisi riesco appena a muovere le mani. E’ giusto approfittare di questa funzionalità che non m’ha abbandonato per digitare qualcosa sul mio portatile, appoggiato in precario equilibrio sulle lenzuola.
Per una malaugurata circostanza sto mimando la malattia di mia madre, che è di là, nell’altra stanza in fase terminale.
Ho distrutto l’auto contro un guardrail una notte in stato d’ebbrezza e ho riportato una frattura a una gamba e un trauma toracico non indifferente. A questo si aggiunga un trauma cranico sulla cui entità sorvolerò volentieri, non tanto per evitare il patetismo (al contrario, mi piacerebbe essere compianto, se soltanto qualcuno mi leggesse), quanto per lasciare più spazio ai lamenti legati all’incrinatura dello sterno, che mi costringe a una postura nel letto rigida e sacrificata, pena difficoltà respiratorie tutte le volte che cerco anche soltanto di rigirarmi su me stesso. Una tosse nervosa e lancinanti fitte intercostali tormentano le membra stanche e spesso insonni.
Ma questo non è niente in confronto a quel che avviene di là, nell’altra stanza.
A lei è stata diagnosticata da più di un anno una neoplasia ai polmoni già in stadio avanzato. Ciononostante, non abbiamo rinunciato a un intervento chirurgico e a terapie diverse, seguite da brevi rinascite e ricadute molteplici.
L’incredibile è che paradossalmente, a causa di questo maledetto incidente, mia madre è costretta per di più ad accudirmi: a portarmi da mangiare a letto, un bicchier d’acqua quando ho sete, e persino la padella. Quando mia sorella, che però non abita più qui, non viene ad aiutarci per qualche mezz’ora.
A tamponare il mio senso di colpa, da cui sanguino come da una ferita aperta, interviene il pensiero che, anche se non ci fossi io qui, infermo, lei si muoverebbe lo stesso. Già al mattino presto, quando mio padre dorme ancora e non può rimproverarla, lei si alza e fa un giro per la casa, spolvera e rassetta qua e là, schiude le finestre per far cambiare aria. Brevi e persistenti colpi di tosse mi segnalano il suo percorso incerto, lievemente barcollante.
Negli ultimi tempi mi pare peggiorata. Lei si guarda bene dal pesare in qualche modo su di noi, ma sento che tossisce di più, incespica più spesso camminando, mangia meno, forse ha addirittura dei brevi svenimenti di cui non dice nulla.

E io qui, uncinato al torace, crocifisso al letto della mia sventatezza, che mi ha fatto correre con l’alcool nel motore dopo una cena interminabile, dopo una festa complicata, verso casa e verso il sonno, verso la notte più fonda…
Festa complicata da accese gelosie, da invidie pungenti, da spiacevoli competizioni fra commensali… Due mie ex, che si erano trovate congiunte nei brindisi e negli abbracci di saluto, tacitamente irrequiete e offese, si erano osservate e misurate per tutta la serata, con mio malcelato imbarazzo. Il nuovo fidanzato di una, sensibile alla situazione, aveva ingaggiato con me una tenzone di parole irritata e irrisolta. Io, sbilanciato dal vino, mi ero ostinato nella difesa della mia posizione fino a ora tarda, col risultato di rincarare notevolmente il grande spreco di me stesso e degli altri che perpetuo da sempre.
Infine, lo scontro frontale contro il guardrail. Per fortuna in macchina da solo.

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