mercoledì 22 maggio 2013

bio in spiccioli: della serie "Vilma dammi la clava!"

Ho incontrato anch'io un primitivo per la città, uno di quelli animati da un gran desiderio di colpire le persone a sprangate. Questo era un mio concittadino italiano, italianissimo, circondato da miei concittadini italiani, italianissimi, per la maggioranza a quanto pare solidali con lui. Mi trovavo in piazza Bottini davanti alla stazione di Lambrate a Milano lunedì 13 maggio 2013. Questo primitivo aveva parcheggiato la sua auto in divieto di sosta proprio davanti alla fermata del filobus 93 e di vari autobus, a motore acceso, cosa ovvia dal momento che la moglie era scesa a comprare la pizza al bar di fronte e sarebbe tornata in un attimo. Intanto che lei aspettava in coda per comprare la pizza, i molti che stavano attendendo l'autobus come me dovevano respirare il gas di scarico dell'auto del marito accesa e sul punto di sprintare non appena lei avesse finalmente acquistato il prezioso trancio. Passando i minuti, gli ho chiesto se, per favore, poteva spegnere il motore. La macchina a mio parere poteva benissimo restare in divieto di sosta; non era puntiglio né fanatismo della norma quello che mi animava. Ci tenevo soltanto a respirare. Lui ha fatto spallucce e ha appena bofonchiato: "Adesso, tra poco...". Ho ripetuto diverse volte la richiesta, ma sempre con il medesimo risultato. I minuti passavano ma né arrivava l'autobus né la moglie con la pizza accennava a uscire dalla pizzeria. Ero già nervosa e la sua indifferenza mi ha innervosito ancora di più. Per esprimere in modo più chiaro la mia esigenza, ho dato due calci a una ruota posteriore del suo veicolo; portavo scarpe di gomma che naturalmente non hanno lasciato alcun segno. Il gesto stava solo ad indicare più esplicitamente: vattene!, visto che con le domande cortesi non si muoveva foglia. La moglie nel frattempo è uscita finalmente con i due tranci di pizza fumanti ma non è entrata subito nell'abitacolo; cincischiavano e mi dicevano di aspettare ancora un po'. Ormai esasperata, ho continuato a dare calci alla parte posteriore dell'auto, senza comunque lasciare segni. Allora la grande idea! Ha aperto il cofano della sua amatissima vettura e ne ha tratto una stampella di metallo, minacciando apertamente di colpirmi davanti a tutti. L'ha alzata per ben due volte su di me, mentre io l'avvisavo: "Guarda che se mi colpisci vai in galera". Nessuno diceva niente così, pensando non ci fosse più nulla da fare, gridavo: "Prendetegli la targa, almeno segnate la targa!". Niente, nessuna reazione da parte della folla circostante. Vedendo che forse non gli conveniva di fronte a una vasta platea colpirmi troppo violentemente, si è infine limitato a sputarmi in faccia, pensando fosse una cosa più semplice e priva di conseguenze.
In quel momento per fortuna sono passati dei carabinieri che hanno fermato tutto, hanno chiesto i documenti e dopo alcune bugie e farfugliamenti, hanno fatto sì che quella sgradevolissima scena s'interrompesse. Non prima però che due astanti esprimessero il loro pieno sostegno morale all'automobilista in sosta vietata che mi aveva minacciata con una specie di spranga poiché semplicemente gli avevo chiesto di spegnere il motore a veicolo fermo. I due testimoni, un uomo e una donna, hanno affermato con veemenza e assoluta sicurezza che non si poteva aggredire un'auto in quel modo!
L'ho sempre detto che l'Italia è una repubblica fondata sulle automobili.


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