Con la bella stagione riapre il
giardino del centro occupato per l’arte e la cultura di viale Molise a Milano, affascinante struttura in stile liberty nel primo Novecento adibita a borsa del
macello comunale, poi abbandonata e caduta in disuso. I giovani occupanti, dopo
averla messa in ordine e aperta alla cittadinanza con tantissimo lavoro e buona
volontà, in un anno hanno già ospitato numerosi incontri e dibattiti
interessanti, come quello sul reddito minimo garantito, organizzato con l’associazione
San Precario, o il seminario dello scorso autunno su arte e follia; mentre vari
artisti si sono esibiti gratuitamente e hanno messo a disposizione la loro
preparazione in laboratori anch’essi gratuiti. In una città in cui per presentare il proprio lavoro occorre il più delle volte essere già "introdotti" nei vari ambienti e in cui affittare le sale può comportare una non modica spesa, non è poco trovare un luogo che pare seguire una logica
completamente opposta.
Per festeggiare l’esistenza di
tutto questo, così come il ritorno della primavera, la sera del 31 maggio
scorso è stata dedicata a un evento di musica, immagini, poesia e danza moderna
che ha coinvolto artisti di diverse discipline.
Su una scena installata dall’artista
multimediale Malcolm Fisher, hanno letto alcune poesie: Giacomo
Sandron, Francesca Genti, Paolo Gentiluomo, Manuela Dago, Luciano Mondini, Luca
Vaglio, Alessandra Racca, Eleonora Esposito, Laura Bellomi. A intervalli, ora una
singola danzatrice (Tibi) ora un gruppo di danzatori del tavolo teatro di Macao
attraversava lo spazio trasformato in un bosco, giocava con le immagini
proiettate o imitava lo scorrere delle gocce di pioggia.
Incipit
del discorso sul costo delle parole
di Giacomo
Sandron
non
ricordo la prima parola che ho detto
ma la
prima poesia era su uno stambecco
che si
arrampicava in montagna
e poi
mi chiedevo come mai la marmellata
si
chiamasse proprio marmellata
e non
con un’altra parola tipo paracarro
e
perché paracarro indicasse effettivamente un paracarro
e non
un’altra cosa tipo il latte con dentro i biscotti
e
allora prima di andare a scuola alla mattina
ho
cominciato a mangiare una cosa diversa
ogni
giorno
un
albero, una tigre, mio fratello,
la
signora che ci faceva catechismo al pomeriggio
inzuppando
i pan di stelle
ho
mangiato perfino i pianeti, le scie degli aerei,
l’universo
tutto
dentro
la tazza si è sciolto
ho
ripensato a queste cose quando ho letto
un
articolo dal titolo Quanto costa una
parola?
e
l’autore, un pubblicitario che lavora da più di quarant’anni
nel
marketing e nella comunicazione, scriveva
Tutte le cose che hanno un
valore hanno un costo.
I professionisti della comunicazione
dovrebbero sapere
quanto costano le parole, ma
non lo sanno.
e poi
aggiungeva che
Proprio oggi che la
comunicazione sta assumendo
toni e livelli parossistici,
non esiste nessuno studio
che stabilisca in dettaglio
suddiviso per contesto
il costo delle parole
e
siccome è un periodo che non sto lavorando
e
passo un sacco di tempo su facebook
come
professionista della comunicazione
sto
facendo passi da gigante
e mi
sono sentito chiamato in causa dalla questione
l’estate
scorsa a Pordenone
un
tizio di Venezia (Andrea Rasa) mi ha pagato una poesia
con un
white russian
quindi
quella poesia ha un valore di cinque o sei euro circa
dipende
dai posti
…
(la poesia è molto lunga e sarà
pubblicata a parte su questo sito)
Letania
de lo iubelo de core (reprise e finalino)
di Paolo Gentiluomo
Amo
la delicia che amo con stulticia dolor amo
Amo
pensoso amo mumble mumble amo cerebroso
Amo
matuso amor de vecio amo che te becio
Amor
amabele amor amativo deletabile amor
amor
suavetoso amor grazioso saziato amor
de
core consumato amor con servato svelato
amor
suzzato amor sgraziato rango amor
amor
trastullo amor che piange amor che plora
che
pluvia lagrima giova de sangue copioso
indosso
onnechevelle pote l’amor in straripanza
che
t’amaria per sempre te vurria vasari a tutta vita
che
io t’amaria senza turmento et in sustanzia
senza
l’assillo greve senza ‘l mal de panza
senza
gravidanza t’amaria a esmesuranza milza
in
esta cunicola stanza t’amaria per costanza
in
ossessa utenzat’amaria sì fin a mattanza.
ma
io
ma
io sovrabbondo di gaudio
ne
le mie tribolazioni...
di Francesca Genti
piena di grazia
di casini
di birra
di kebab
nascosta nella metro
esausta sotto il cielo
esausto sotto il velo
è il tuo corpo-baobab.
Ave Maria
bellissimi dentini
tutti d’oro
gli anelli
tutti d’oro
a fiori la tua gonna
a fiori il tuo bracciale
e dentro la tua pancia
il peccato originale.
Ave Maria
piena di poesia
ogni perla un verso
ogni verso vero
un boccone di traverso.
Ave Maria
bella madonnina
con i capelli rasta
e il viso bello e dolce
e i cani che ti amano
vicino al cassonetto
il vino rovesciato
il cuore rovesciato
dice “basta”.
Ave Maria
nel tuo carrello-casa
di lumaca saggia
vicino alla stazione
ogni ora che passa
ogni fiocco di neve
più breve fa la strada
che porta all’ascensione.
Ave Maria
piena di poesia
ogni perla un verso
ogni verso vero
un dolore di traverso.
di Alessandra
Racca
E’ impossibile ricordare
delle prime volte che muori
è così per tutti
si inizia a morire subito
di buio di fame e di paura
i neonati muoiono spesso
hanno morti fameliche
li rinasce il latte
sono piccoli animali
gli adolescenti intuiscono
tutto
alcuni vivono morti sfarzose
poi scordano in molti
perdono insieme bellezza e
terrore
la gente adulta spesso non
vuole sapere
è pieno di morti viventi là
fuori
scritta nel dna
la legge è semplice e crudele
nessun paradiso solo la vita
si rinasce se si impara a
morire
Anelli
senza dita
di Manuela
Dago
I corpi sono tronchi
in cui puoi vedere
gli anni a venire.
i nostri piedi sono le scarpe
di chi ci ha alzati per le
braccia
e ci ha insegnato a camminare.
la trama della pelle si ricava
dalla stoffa che stringeva la
pancia
di tua madre in gravidanza.
gli anelli che scegliamo
potrebbero
dimezzarci le dita
per abbracciare i tronchi
infilare le scarpe
o sfiorare la stoffa
ma tanto passa sempre
dai palmi la linea della vita.
di Luca Vaglio
Domenica al Parco Lambro
libri e una bottiglia di
Moretti
al baretto dove si sfidano a
carte
e a scacchi all'ombra dei
platani
Milano è così bella e ruvida qui
mi siedo a un tavolino
guardo le persone attorno
scherzano, giocano
prendono da mangiare
mi ascolto respirare
la sensazione di essere solo
insieme a me stesso
diventa pensiero
mi fa stare bene
ma sono contento quando squilla il telefono
è un amico che avevo cercato ieri
parliamo di Juve, del
calciomercato di giugno
torno a osservare
sbircio la gente
raccolgo pezzi di frasi
leggo e bevo birra
sono quasi felice
ma non sono sicuro
se questa liberazione dagli
altri
questa vita mercuriale
è tutto quello che devo fare.
Luce fredda che vira
di Luca Vaglio
Luce fredda che vira
di Luca Vaglio
Luce fredda che vira
verso l’azzurro-grigio
nella sera di un aprile
di quasi estate
quadro minimo di infinito
nella grata dalla finestra
che guarda sul cortile
la metafisica delle cose
diventa sensibile
prende forma
se dentro un bar di Milano
si riesce a vedere fuori
Concluderò con una frase che mi
sembra molto adatta a Macao e a me stessa: “Vivere significa
trasformare le proprie ferite in progetti per il futuro” (Didier Anzieu).
Fotografie di Malcolm Fisher
Fotografie di Malcolm Fisher
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