lunedì 3 giugno 2013

Semi


Con la bella stagione riapre il giardino del centro occupato per l’arte e la cultura di viale Molise a Milano, affascinante struttura in stile liberty nel primo Novecento adibita a borsa del macello comunale, poi abbandonata e caduta in disuso. I giovani occupanti, dopo averla messa in ordine e aperta alla cittadinanza con tantissimo lavoro e buona volontà, in un anno hanno già ospitato numerosi incontri e dibattiti interessanti, come quello sul reddito minimo garantito, organizzato con l’associazione San Precario, o il seminario dello scorso autunno su arte e follia; mentre vari artisti si sono esibiti gratuitamente e hanno messo a disposizione la loro preparazione in laboratori anch’essi gratuiti. In una città in cui per presentare il proprio lavoro occorre il più delle volte essere già "introdotti" nei vari ambienti e in cui affittare le sale può comportare una non modica spesa, non è poco trovare un luogo che pare seguire una logica completamente opposta.
Per festeggiare l’esistenza di tutto questo, così come il ritorno della primavera, la sera del 31 maggio scorso è stata dedicata a un evento di musica, immagini, poesia e danza moderna che ha coinvolto artisti di diverse discipline.



Su una scena installata dall’artista multimediale Malcolm Fisher, hanno letto alcune poesie: Giacomo Sandron, Francesca Genti, Paolo Gentiluomo, Manuela Dago, Luciano Mondini, Luca Vaglio, Alessandra Racca, Eleonora Esposito, Laura Bellomi. A intervalli, ora una singola danzatrice (Tibi) ora un gruppo di danzatori del tavolo teatro di Macao attraversava lo spazio trasformato in un bosco, giocava con le immagini proiettate o imitava lo scorrere delle gocce di pioggia.
Qui di seguito, alcune delle composizioni che sono state lette:


Incipit del discorso sul costo delle parole
di Giacomo Sandron

non ricordo la prima parola che ho detto
ma la prima poesia era su uno stambecco
che si arrampicava in montagna
e poi mi chiedevo come mai la marmellata
si chiamasse proprio marmellata
e non con un’altra parola tipo paracarro
e perché paracarro indicasse effettivamente un paracarro
e non un’altra cosa tipo il latte con dentro i biscotti
e allora prima di andare a scuola alla mattina
ho cominciato a mangiare una cosa diversa
ogni giorno
un albero, una tigre, mio fratello,
la signora che ci faceva catechismo al pomeriggio
inzuppando i pan di stelle
ho mangiato perfino i pianeti, le scie degli aerei,
l’universo tutto
dentro la tazza si è sciolto

ho ripensato a queste cose quando ho letto
un articolo dal titolo Quanto costa una parola?
e l’autore, un pubblicitario che lavora da più di quarant’anni
nel marketing e nella comunicazione, scriveva
Tutte le cose che hanno un valore hanno un costo.
I professionisti della comunicazione dovrebbero sapere
quanto costano le parole, ma non lo sanno.
e poi aggiungeva che
Proprio oggi che la comunicazione sta assumendo
toni e livelli parossistici, non esiste nessuno studio
che stabilisca in dettaglio
suddiviso per contesto
il costo delle parole
e siccome è un periodo che non sto lavorando
e passo un sacco di tempo su facebook
come professionista della comunicazione
sto facendo passi da gigante
e mi sono sentito chiamato in causa dalla questione

l’estate scorsa a Pordenone
un tizio di Venezia (Andrea Rasa) mi ha pagato una poesia
con un white russian
quindi quella poesia ha un valore di cinque o sei euro circa
dipende dai posti

(la poesia è molto lunga e sarà pubblicata a parte su questo sito)


Letania de lo iubelo de core (reprise e finalino)
di Paolo Gentiluomo

Amo la delicia che amo con stulticia dolor amo
Amo pensoso amo mumble mumble amo cerebroso
Amo matuso amor de vecio amo che te becio
Amor amabele amor amativo deletabile amor
amor suavetoso amor grazioso saziato amor
de core consumato amor con servato svelato
amor suzzato amor sgraziato rango amor
amor trastullo amor che piange amor che plora
che pluvia lagrima giova de sangue copioso
indosso onnechevelle pote l’amor in straripanza
che t’amaria per sempre te vurria vasari a tutta vita
che io t’amaria senza turmento et in sustanzia
senza l’assillo greve senza ‘l mal de panza
senza gravidanza t’amaria a esmesuranza milza
in esta cunicola stanza t’amaria per costanza
in ossessa utenzat’amaria sì fin a mattanza.

ma io
ma io sovrabbondo di gaudio
ne le mie tribolazioni...


Ave Maria
di Francesca Genti 

piena di grazia 
di casini 
di birra 
di kebab 

nascosta nella metro 
esausta sotto il cielo 
esausto sotto il velo 
è il tuo corpo-baobab. 

Ave Maria 
bellissimi dentini 
tutti d’oro 
gli anelli 
tutti d’oro 

a fiori la tua gonna 
a fiori il tuo bracciale 
e dentro la tua pancia 
il peccato originale. 

Ave Maria 
piena di poesia 
ogni perla un verso 
ogni verso vero 
un boccone di traverso. 

Ave Maria 
bella madonnina 
con i capelli rasta 
e il viso bello e dolce 
e i cani che ti amano 

vicino al cassonetto 
il vino rovesciato 
il cuore rovesciato 
dice “basta”. 

Ave Maria 
nel tuo carrello-casa 
di lumaca saggia 
vicino alla stazione 

ogni ora che passa 
ogni fiocco di neve 
più breve fa la strada 
che porta all’ascensione. 

Ave Maria 
piena di poesia 
ogni perla un verso 
ogni verso vero 
un dolore di traverso.


Requiem di primavera
di Alessandra Racca

E’ impossibile ricordare
delle prime volte che muori

è così per tutti
si inizia a morire subito
di buio di fame e di paura

i neonati muoiono spesso
hanno morti fameliche
li rinasce il latte
sono piccoli animali

gli adolescenti intuiscono tutto
alcuni vivono morti sfarzose
poi scordano in molti
perdono insieme bellezza e terrore

la gente adulta spesso non vuole sapere
è pieno di morti viventi là fuori

scritta nel dna
la legge è semplice e crudele
nessun paradiso solo la vita
si rinasce se si impara a morire


Anelli senza dita
di Manuela Dago

I corpi sono tronchi
in cui puoi vedere
gli anni a venire.

i nostri piedi sono le scarpe
di chi ci ha alzati per le braccia
e ci ha insegnato a camminare.

la trama della pelle si ricava
dalla stoffa che stringeva la pancia
di tua madre in gravidanza.

gli anelli che scegliamo
potrebbero
dimezzarci le dita

per abbracciare i tronchi
infilare le scarpe
o sfiorare la stoffa

ma tanto passa sempre
dai palmi la linea della vita.


Domenica al Parco Lambro
di Luca Vaglio

Domenica al Parco Lambro
libri e una bottiglia di Moretti
al baretto dove si sfidano a carte
e a scacchi all'ombra dei platani

Milano è così bella e ruvida qui
mi siedo a un tavolino
guardo le persone attorno
scherzano, giocano
prendono da mangiare

mi ascolto respirare
la sensazione di essere solo
insieme a me stesso
diventa pensiero
mi fa stare bene

ma sono contento quando squilla il telefono

è un amico che avevo cercato ieri
parliamo di Juve, del calciomercato di giugno

torno a osservare
sbircio la gente
raccolgo pezzi di frasi
leggo e bevo birra

sono quasi felice
ma non sono sicuro
se questa liberazione dagli altri
questa vita mercuriale
è tutto quello che devo fare.

Luce fredda che vira
di Luca Vaglio


Luce fredda che vira
verso l’azzurro-grigio
nella sera di un aprile
di quasi estate
quadro minimo di infinito
nella grata dalla finestra
che guarda sul cortile

la metafisica delle cose
diventa sensibile
prende forma
se dentro un bar di Milano
si riesce a vedere fuori

Concluderò con una frase che mi sembra molto adatta a Macao e a me stessa: “Vivere significa trasformare le proprie ferite in progetti per il futuro” (Didier Anzieu).



Fotografie di Malcolm Fisher




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