Torna carsicamente una vecchia questione: il
popolo italiano è intrinsecamente fascista? Aldo Busi parla di
"cattofascismo". Marco Rovelli asserisce su Facebook di aver
constatato l'esistenza di un incredibile spirito di sottomissione nei confronti
dell'autorità diffuso ovunque fra gli italiani, sia a destra che a sinistra. E'
una convinzione, questa, che ho udito affermare con amarezza perfino nelle sedi
di Rifondazione comunista. E secondo la mia esperienza c'è del vero. Un
fenomeno, che oserei quasi chiamare "culto del capo", l'ho osservato
nei luoghi di lavoro. Dev'essere qualcosa che ha a che fare con l'educazione,
con l'importanza dell'obbedienza, quindi in ultima istanza con l'amore per i
genitori. Quasi che a essere stati figli non si possa diventare niente di
diverso, si debba rimanere figli fino alla fine. Un problema diffuso in tutto
il mondo, se queste sono le premesse psicologiche. Ritorniamo al discorso più
volte citato dell'infantilismo coltivato ad hoc da un potere persistente, quasi
inamovibile, di stampo feudale e con maggior forza persuasiva dai più giovani,
pimpanti, galvanizzati mass media cantori del capitalismo (rimando ai testi di
Jean Baudrillard cui si fa riferimento su questo blog nell'articolo "Re
mago re o re maschera?"). In Italia probabilmente è accentuato
dall'immobilismo sociale, dal forte divario economico, dal carattere ingessato,
patriarcale che conservano certi ambiti (sistema universitario, libere
professioni trasmesse di padre in figlio, prassi della raccomandazione ecc.).
Nessun commento:
Posta un commento