giovedì 24 gennaio 2013

Che mestiere fanno gli scrittori?


In alcuni casi è durato tutta la vita, trenta-quarant'anni; in altri magari solo pochi mesi poi è cambiato. Ma il lavoro spesso non è una libera scelta. Questi sono i mestieri che diversi scrittori hanno raccontato d'aver fatto per sbarcare il lunario o per mantenere sé e la famiglia: operaio, operaio emigrato, portiere, metronotte, trasportatore, cameriere. Appartenendo anch'essi al genere umano, condannato a guadagnarsi la vita col sudore della fronte, com'è noto, è capitato loro di svolgere anche mansioni umili, cosa che accade quotidianamente a miliardi di persone e si rivela utile a conoscere aspetti significativi dei rapporti umani, lo sfruttamento, l'ingiustizia sociale.
Il luogo di lavoro è il luogo in cui maggiormente si esprime la sopraffazione e lo sfruttamento.
Per non parlare dei colleghi… In genere hanno interiorizzato l'imperativo dominante quindi si mostrano indifferenti, malevoli o persecutori se contesti qualcosa e ti opponi alla volontà dell'azienda. Il diverso in ogni caso è isolato e respinto.
Devono succedere proprio cose eclatanti per mutare la situazione e almeno far nascere la solidarietà.


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