discorso
sul costo delle parole
non
ricordo la prima parola che ho detto
ma la
prima poesia era su uno stambecco
che si
arrampicava in montagna
e poi
mi chiedevo come mai la marmellata
si
chiamasse proprio marmellata
e non
con un’altra parola tipo paracarro
e
perché paracarro indicasse effettivamente un paracarro
e non
un’altra cosa tipo il latte con dentro i biscotti
e
allora prima di andare a scuola alla mattina
ho
cominciato a mangiare una cosa diversa
ogni
giorno
un
albero, una tigre, mio fratello,
la
signora che ci faceva catechismo al pomeriggio
inzuppando
i pan di stelle
ho
mangiato perfino i pianeti, le scie degli aerei,
l’universo
tutto
dentro
la tazza si è sciolto
ho
ripensato a queste cose quando ho letto
un
articolo dal titolo Quanto costa una
parola?
e
l’autore, un pubblicitario che lavora da più di quarant’anni
nel
marketing e nella comunicazione, scriveva
Tutte
le cose che hanno un valore hanno un costo.
I
professionisti della comunicazione dovrebbero sapere
quanto
costano le parole, ma non lo sanno.
e
poi aggiungeva che
Proprio
oggi che la comunicazione sta assumendo
toni
e livelli parossistici, non esiste nessuno studio
che
stabilisca in dettaglio
suddiviso
per contesto
il
costo delle parole
e
siccome è un periodo che non sto lavorando
e
passo un sacco di tempo su facebook
come
professionista della comunicazione
sto
facendo passi da gigante
e
mi sono sentito chiamato in causa dalla questione
l’estate scorsa a Pordenone
un
tizio di Venezia (Andrea Rasa) mi ha pagato una poesia
con
un white russian
quindi
quella poesia ha un valore di cinque o sei euro circa
dipende
dai posti
a
Pordenone un white russian lo fanno a cinque euro e cinquanta
per
una poesia di ventiquattro versi
ogni
verso fa 0,22916 periodico euro
per
comodità facciamo ventitré centesimi
tenendo
conto che le parole erano 141
vuol
dire 0.03900709219858 euro per ogni parola
per
comodità facciamo quattro centesimi
a
parola
ci
sono rimasto male
ora,
volendo,
ci
sarebbe la questione del peso specifico
delle
parole, una cosa del tipo
se
pesa più un chilo di piombo o un chilo di piume
che
uno dice è facile, pesano uguale
un
chilo è sempre un chilo
non
le hai studiate le proporzioni, pesano uguale,
e
invece no, diceva ogni volta mio fratello,
se
consideriamo il fenomeno da un punto di vista che tenga conto
del
volume che una data materia occupa nello spazio non possiamo
non
considerare la questione del peso specifico già impropriamente
usato
come sinonimo di densità senza tralasciare che normalmente
non
viene considerato che viviamo immersi nel mezzo aria e quindi
ogni
soggetto subisce la spinta di galleggiamento data dall’aria
che
corrisponde circa a 1,27 kg/m cubo
studiava
fisica.
a
questo punto sorgono interrogativi cruciali:
la
parola di un cestista NBA ha più peso specifico
di
quella di un nano da circo?
e
i nani sulle spalle dei giganti?
la
parola di un morto che occupa solo il volume delle proprie ceneri
vale
meno di quella di un vivo?
per
dare il giusto peso alle parole di un morto occorre che chi le legga
abbia
la stessa taglia del morto quando era vivo?
e
se il vivo dimagrisce?
e
se il morto in vita era stato amputato? tipo ghigliottinato?
il
volume di un volume aumenta il peso specifico delle parole in esso contenute?
e
gli e-book?
l’e-book
fa dimagrire le parole? le snellisce?
c’è
un problema di anoressia verbale?
una
parola sottolineata si sente in sovrappeso?
le
maiuscole soffrono di gigantismo? di manie di protagonismo?
quelle
che si leggono in maniera diversa da come si scrivono
hanno
crisi d’identità? vorrebbero essere altre parole?
è
possibile che il sogno proibito di marmellata
sia
in realtà essere paracarro?
quelle
che si scrivono ma non si possono pronunciare
tipo
en-sof o aleph
sono
delle mistiche fanatiche megalomani o delle psicolabili?
se
scritte in Times New Roman valgono meno che in Gill Sans Ultra Bold?
e
se uso il grassetto?
se
una parola in grassetto viene pubblicata su un e-book
diventa
in corpo testo normale?
e
una in corpo testo normale su e-book diventa invisibile?
e
se una parola diventa invisibile ha ancora un peso?
e
se tutte le parole diventano invisibili esiste ancora qualcosa?
se
qualcosa non esiste si può scrivere?
si
può dare valore al niente?
come
potete notare il considerevole numero di variabili
rende
particolarmente ostico un discorso strutturato
sul
valore delle parole e di conseguenza sul loro costo
e
non abbiamo ancora preso in esame i vari tipi di contesto
come
per esempio il fatto che
a
Venezia i white russian
stanno
a sette o anche otto euro
a
Milano meno di dieci niente
in
Portogallo se ordinavi un white russian
quasi
non sapevano di cosa si trattava ma in generale
i
cocktail stavano sui 3 euro, dipendeva dai posti,
e
comunque usavano bicchieri più piccoli e quindi
facendo
le debite proporzioni
era
come se fossero i cinque euro qua in Italia
non
un grande affare
a
Torino non lo so
una
sera al Charlie Bird
ho
quasi litigato col barista
perché
aveva usato la panna da cucina
e
il bicchiere era pieno di grumi biancastri
che
galleggiavano come bolle di sapone marce
in
una galassia di vodka e liquore al caffè e
secondo
lui andava bene lo stesso
un
white russian a Torino
da
quella volta
più
ordinato.
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