venerdì 7 giugno 2013

Una poesia di Giacomo Sandron

discorso sul costo delle parole

non ricordo la prima parola che ho detto
ma la prima poesia era su uno stambecco
che si arrampicava in montagna
e poi mi chiedevo come mai la marmellata
si chiamasse proprio marmellata
e non con un’altra parola tipo paracarro
e perché paracarro indicasse effettivamente un paracarro
e non un’altra cosa tipo il latte con dentro i biscotti
e allora prima di andare a scuola alla mattina
ho cominciato a mangiare una cosa diversa
ogni giorno
un albero, una tigre, mio fratello,
la signora che ci faceva catechismo al pomeriggio
inzuppando i pan di stelle
ho mangiato perfino i pianeti, le scie degli aerei,
l’universo tutto
dentro la tazza si è sciolto

ho ripensato a queste cose quando ho letto
un articolo dal titolo Quanto costa una parola?
e l’autore, un pubblicitario che lavora da più di quarant’anni
nel marketing e nella comunicazione, scriveva
Tutte le cose che hanno un valore hanno un costo.
I professionisti della comunicazione dovrebbero sapere
quanto costano le parole, ma non lo sanno.
e poi aggiungeva che
Proprio oggi che la comunicazione sta assumendo
toni e livelli parossistici, non esiste nessuno studio
che stabilisca in dettaglio
suddiviso per contesto
il costo delle parole
e siccome è un periodo che non sto lavorando
e passo un sacco di tempo su facebook
come professionista della comunicazione
sto facendo passi da gigante
e mi sono sentito chiamato in causa dalla questione

l’estate scorsa a Pordenone
un tizio di Venezia (Andrea Rasa) mi ha pagato una poesia
con un white russian
quindi quella poesia ha un valore di cinque o sei euro circa
dipende dai posti
a Pordenone un white russian lo fanno a cinque euro e cinquanta
per una poesia di ventiquattro versi
ogni verso fa 0,22916 periodico euro
per comodità facciamo ventitré centesimi
tenendo conto che le parole erano 141
vuol dire 0.03900709219858 euro per ogni parola
per comodità facciamo quattro centesimi
a parola

ci sono rimasto male

ora, volendo,
ci sarebbe la questione del peso specifico
delle parole, una cosa del tipo
se pesa più un chilo di piombo o un chilo di piume
che uno dice è facile, pesano uguale
un chilo è sempre un chilo
non le hai studiate le proporzioni, pesano uguale,
e invece no, diceva ogni volta mio fratello,
se consideriamo il fenomeno da un punto di vista che tenga conto
del volume che una data materia occupa nello spazio non possiamo
non considerare la questione del peso specifico già impropriamente
usato come sinonimo di densità senza tralasciare che normalmente
non viene considerato che viviamo immersi nel mezzo aria e quindi
ogni soggetto subisce la spinta di galleggiamento data dall’aria
che corrisponde circa a 1,27 kg/m cubo
studiava fisica.

a questo punto sorgono interrogativi cruciali:
la parola di un cestista NBA ha più peso specifico
di quella di un nano da circo?
e i nani sulle spalle dei giganti?
la parola di un morto che occupa solo il volume delle proprie ceneri
vale meno di quella di un vivo?
per dare il giusto peso alle parole di un morto occorre che chi le legga
abbia la stessa taglia del morto quando era vivo?
e se il vivo dimagrisce?
e se il morto in vita era stato amputato? tipo ghigliottinato?
il volume di un volume aumenta il peso specifico delle parole in esso contenute?
e gli e-book?
l’e-book fa dimagrire le parole? le snellisce?
c’è un problema di anoressia verbale?
una parola sottolineata si sente in sovrappeso?
le maiuscole soffrono di gigantismo? di manie di protagonismo?
quelle che si leggono in maniera diversa da come si scrivono
hanno crisi d’identità? vorrebbero essere altre parole?
è possibile che il sogno proibito di marmellata
sia in realtà essere paracarro?
quelle che si scrivono ma non si possono pronunciare
tipo en-sof o aleph
sono delle mistiche fanatiche megalomani o delle psicolabili?
se scritte in Times New Roman valgono meno che in Gill Sans Ultra Bold?
e se uso il grassetto?
se una parola in grassetto viene pubblicata su un e-book
diventa in corpo testo normale?
e una in corpo testo normale su e-book diventa invisibile?
e se una parola diventa invisibile ha ancora un peso?
e se tutte le parole diventano invisibili esiste ancora qualcosa?
se qualcosa non esiste si può scrivere?
si può dare valore al niente?

come potete notare il considerevole numero di variabili
rende particolarmente ostico un discorso strutturato
sul valore delle parole e di conseguenza sul loro costo
e non abbiamo ancora preso in esame i vari tipi di contesto
come per esempio il fatto che
a Venezia i white russian
stanno a sette o anche otto euro
a Milano meno di dieci niente
in Portogallo se ordinavi un white russian
quasi non sapevano di cosa si trattava ma in generale
i cocktail stavano sui 3 euro, dipendeva dai posti,
e comunque usavano bicchieri più piccoli e quindi
facendo le debite proporzioni
era come se fossero i cinque euro qua in Italia
non un grande affare
a Torino non lo so
una sera al Charlie Bird
ho quasi litigato col barista
perché aveva usato la panna da cucina
e il bicchiere era pieno di grumi biancastri
che galleggiavano come bolle di sapone marce
in una galassia di vodka e liquore al caffè e
secondo lui andava bene lo stesso

un white russian a Torino
da quella volta
più ordinato.


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