martedì 22 gennaio 2013

Grecia: restare vivi ma come?


 Intervista a due donne residenti in Grecia di Zoé Varier (France Inter)

Marie Laure
E’ un’interprete francese che vive e lavora da vent’anni nel nord della Grecia.

ZV - Mi può spiegare in che modo la sua vita è cambiata da quando il Paese è sotto sorveglianza finanziaria?
M - Praticamente da un punto di vista finanziario non sono mai stata ricca, non avevo  un bel conto in banca e così sono stata colpita più duramente e più rapidamente di altri. Le condizioni di lavoro sono peggiorate e i salari sono diminuiti.
ZV - E’ successo a lei direttamente?
M - Sì, mi hanno proposto, per mantenere il mio posto di lavoro in azienda, di inquadrarmi come operaia, con qualificazione zero e salario corrispondente, mentre prima lavoravo come assistente all’export, un posto qualificato che richiedeva la conoscenza di più lingue. Risultato: lavoro ora a metà del mio salario precedente.
ZV - Quanto guadagna ora?
M - All’inizio della mia carriera prendevo 1.400 euro e adesso ne prendo 780.
ZV - Da un giorno all’altro?
M - Sì.
ZV - E qual è la sua qualifica?
M - Ho un alto profilo: due lauree e vari certificati di lingua.

Abito a Egio nel Peloponneso a 25 km da Patrasso. E’ una piccola città di 25-30.000 abitanti che soffriva già di un alto tasso di disoccupazione. Ma ora la situazione è catastrofica. Il mio compagno, diplomato, è disoccupato e senza sussidio da dieci mesi.  Il tasso di disoccupazione ufficiale deve essere intorno al 32% ma il dato effettivo è molto più alto perché molta gente non si iscrive più all’ufficio di collocamento perché sa che non riceverà  nessuno aiuto. Quindi non fa lo sforzo di fare le pratiche. E una cosa si è enormemente sviluppata da quando c’è la crisi e cioè il lavoro precario, con orari impossibili e nessuna copertura.
C’è stata una decisione del governo che permette ai padroni di non applicare più i contratti nazionali di categoria. Ed è quello che è successo nella mia azienda. Avevamo un contratto molto buono che ci proteggeva bene e poi ci siamo trovati nelle stesse condizioni di tutti i salariati greci, livellati verso il  basso. In seguito i padroni sono stati assolutamente liberi di fare quello che volevano. Il salario minimo è passato da 751 a 592 euro netto. E ora siamo passati a 480 euro netto, con dei prezzi al consumo paragonabili alla Francia. Evidentemente non si può vivere con quello.
ZV - Com’è la vita ora per lei?
M - Beh, si parla di depressione economica ma io vedo anche una depressione sociale, collettiva. Abbiamo lottato molto dal 2011 quando si parlava del primo memorandum. Ci siamo riuniti, eravamo numerosi e indignati, ci trovavamo tutte le sere e ci mobilitavamo. Ora ognuno si trova a casa sua perché bisogna dare la priorità alla sopravvivenza.
ZV - Sopravvivenza è la parola giusta?
M - Sì. Io ero in affitto con i miei due figli e siamo stati costretti a lasciare la casa e a trasferirci dal mio compagno. Non abbiamo ancora problemi di alimentazione. Ma tutto il resto è rimesso in discussione.
ZV - Si spieghi…
M - Io e i miei figli suoniamo degli strumenti musicali, l’unico lusso che possiamo permetterci, ma che per noi è importante specialmente quando la vita si fa così dura, per mantenere un po’ di buon umore. Ebbene possiamo continuare i nostri corsi solo grazie a una rete di solidarietà familiare e amicale francese, che ci invia quasi 300 euro tutti i mesi. Se no sarebbe impossibile. Non possiamo avere altre pretese.
ZV - Quale vita le si prospetta?
M - Siamo entrati in una spirale infernale dove si continuano ad applicare misure veramente disumane che devastano tutto: la salute, la scuola, tutto. A livello della sanità posso raccontarvi un’esperienza personale. Mio suocero è morto l’anno scorso di leucemia. Aveva bisogno di trasfusioni di sangue che normalmente richiedono un ambiente asettico. Beh, è stato messo in un corridoio perché non c’erano più camere per accoglierlo; non c’era personale per occuparsi di lui. Ci è stato chiesto più volte di portare materiale da casa per poter effettuare le trasfusioni e abbiamo dovuto litigare perché potesse almeno morire degnamente in una camera.
E a livello dell’educazione, l’anno scorso abbiamo avuto un sacco di problemi con i libri scolastici che non venivano forniti perché la tipografia nazionale non aveva più abbastanza carta per stamparli. Quest’anno mancano tantissimi insegnanti. I bambini vengono stipati in altre classi. Non sono assolutamente previsti i fondi per pagare il riscaldamento nelle scuole. Ho l’impressione di andare a sbattere contro un muro.
ZV - Cosa intende per muro?
M - Beh, si sta già erigendo con Alba Dorata, il partito neonazista che raccoglie molte adesioni. Gli si dà tra il 10 e il 12 % nei sondaggi. Ha avuto il 7 % nelle ultime elezioni.
ZV - Si fa sentire nella sua città?
M - Sì, hanno appena aperto un ufficio. Ci sono già stati scontri violenti a Patrasso e altrove. Sono scesi ai mercati, aggredendo fisicamente i venditori dalla pelle scura. Quel che è terribile è che si vede una banalizzazione delle loro tesi. Molta gente intorno a noi dice che non li voteranno ma che hanno ragione: c’è troppa insicurezza. La gente che dice questo non sa cos’è l’insicurezza. La sicurezza è innanzitutto sapere cosa ci succederà domani. Ci sono dei tabù che si infrangono. Il loro discorso è ripreso da tanti partiti, non solo di destra. E’ un gioco pericoloso.
ZV - Ho sentito che Alba Dorata organizza reti di mutuo soccorso. E’ vero?
M - Un’azione che hanno già messo in piedi a Egion è una donazione del sangue strettamente riservata ai greci... Fa venire i brividi. Ma c’è anche una violenza sorda.  E quando la gente comincerà ad avere fame sarà ancora peggio.  Quando dovremo pagare cifre esorbitanti per avere l’acqua potabile, per curarci e nello stesso tempo abbiamo condizioni di lavoro molto degradate è chiaro che non ci si sente sicuri. Saremmo matti a sentirci bene. E facilmente si diventa violenti.
Si parla solo di economia alla TV, tra di noi. Ci colpevolizzano. Avremmo sbagliato qualche cosa. Ma che cosa abbiamo fatto?
ZV - Anche in Francia si dice che è colpa dei greci che non hanno pagato le tasse.
M - Non è vero. Sì, io non pagavo tasse prima, ma perché guadagnavo 10.500 euro e ho due figli da mantenere. Ora il  mio reddito, con il quale dobbiamo vivere in quattro, è imponibile perché non esiste più una soglia minima di tassazione. Anche un disoccupato che prende 359 euro al mese sarà tassato.
ZV - Mentre gli armatori hanno mantenuto le loro esenzioni fiscali...
M - Idem per la Chiesa che è il più grande proprietario fondiario della Grecia.
Nessuno prevede più di mettere il gasolio per scaldarsi quest’inverno. Diventerà anche un problema ambientale perché i boschi saranno saccheggiati; bisognerà pur scaldarsi con qualcosa. Si vedono già della macchine targate Atene che vengono fin qua per fare la legna. Ciò vuol dire che dobbiamo affrontare un problema grave di povertà.
Rischiamo di perdere le nostre case. Conosco molta gente che è sull’orlo dello sgombero perché non riesce a pagare i debiti. Ora quando qualsiasi debito verso il fisco supera i 3.000 euro si può procedere ad una requisizione dei beni immobiliari, inclusa la prima casa, ciò che prima era vietato. Ora quel diritto è saltato.
ZV - Le sembra che il suo Paese una specie di laboratorio per la Troika?
M - Sì, pare che riescano a renderlo tale. Abbiamo cercato di dare l’assalto al parlamento e ci hanno respinto ma ora hanno trovato un’arma ancora più forte: la paura.


Sofia
Sofia ha una farmacia nel centro di Atene. Il suo mestiere è la sua vocazione. Ma da quando il Paese è in crisi si trova in una situazione impossibile. Il governo non rimborsa più i medicinali e lei si trova a confrontarsi ogni giorno con malati che non hanno i soldi per curarsi, impotente di fronte al caos. Fa l’impossibile, distribuisce farmaci quando può, anche a costo di fare fallimento.

ZV - Come descriverebbe la situazione?
S - E’ come se fossimo in guerra, una situazione di penuria.  Ci sono delle persone disoccupate che non ricevono nessun sussidio o aiuto pubblico. Loro e le loro famiglie non sono più coperte dall’assicurazione malattia quindi neanche i bambini ricevono più assistenza. Non possono avere le vaccinazioni necessarie perché i genitori non possono pagare i vaccini che prima erano forniti dal Ministero della Sanità. Siamo in una situazione di crisi umanitaria.
ZV - Arriva gente che le chiede credito per poter avere i medicinali?
S - Sì, e il numero aumenta di giorno in giorno. E’ lo stesso in tutte le farmacie. E’ penoso. Molti di noi fanno credito pur sapendo che non saremo mai rimborsati. Ma parlo ancora del periodo in cui le aziende farmaceutiche ci procuravano le medicine e potevamo pagarle successivamente, due o tre mesi dopo. Ora da qualche mese i laboratori ci obbligano a pagare cash. Questo ci rende la vita molto difficile perché siamo senza soldi.
ZV - Quindi avete sempre meno medicinali?
S - Sì, non abbiamo più stock. Ci sono meno medicinali in tutte le farmacie. Spesso mancano alcuni farmaci sul mercato. I laboratori non li procurano, non importano certi farmaci che vengono dall’estero perché hanno paura di non ricevere i soldi.
ZV - Che cosa manca per esempio adesso?
S - Qualche mese fa non c’era l’aspirina della Bayer, un farmaco molto comune; poi certi farmaci per lo stomaco, per il cancro,.. Novartis, la Roche e altri rifiutano di rifornire persino gli ospedali in questo momento. Adesso la gente che fa la chemio deve avvisare settimane prima il Ministero e questo si occupa di trovare il farmaco. Ma è individuale, non c’è stock. In trentacinque anni non ho mai visto una roba del genere. Siamo a un’impasse.
Ci sono anche molte restrizioni sugli esami da fare in ospedale. Non c’è materiale sanitario di uso comune come il cotone, l’alcol, le  garze... La gente lo deve portare da casa. Ci sono ospedali chiusi adesso.  Per ottenere un esame in un ospedale pubblico bisogna prenotare tre o quattro mesi prima. S’immagina una persona che ha un’urgenza… E anche negli ospedali pubblici bisogna pagare subito e i prezzi sono simili a quelli dei privati. Hanno distrutto un intero sistema sanitario pubblico. L’altro giorno verso le 18 è passata in farmacia una signora con un bimbo che veniva dall’ospedale qui vicino e mi ha detto che aveva aspettato la visita dalle 10. C’era solo un medico per visitare centoquaranta bambini. Si immagini le condizioni di lavoro di questa dottoressa.
Il Presidente dei Medici del Mondo qui in Grecia mi ha detto che ci sono già dei bambini che non mangiano e hanno fame, bambini che svengono a scuola. E questi casi aumentano.
ZV - Come reagite?
S - Ne parliamo, informiamo il mondo e cerchiamo solidarietà. Ora sta succedendo in Grecia ma domani può succedere in un altro Paese europeo. A maggio ho partecipato ad una conferenza europea sulle conseguenze delle misure di austerità sulla salute e lì ho riconosciuto la situazione di vari altri Paesi come se fosse l’inizio di quello che è successo in Grecia. C’è una politica di privatizzazione della sanità ovunque.
ZV - Come reagite? Avete ancora speranza?
S - Continuiamo a lottare. Se siamo in mezzo al mare bisogna nuotare, cercare di tenere la testa fuori dell’acqua. Non so cosa avverrà domani. Cerchiamo di riprendere fiato. Eravamo delle persone che avevano dei sogni  per il futuro nostro e dei nostri figli e ora tutt’a un tratto ci dicono: “Sapete, avete un debito da pagare per i cinquant’anni a venire.” Non sappiamo a quanto ammonta questo debito, a chi lo dobbiamo e perché. Allora adesso la nostra priorità è di rimanere vivi. Ecco tutto.
Restare vivi in un Paese in vendita. La Grecia è in vendita al taglio: la Compagnia dell’acqua, in vendita;  le ferrovie, in vendita; le compagnie di gas ed elettricità, in vendita; le isole, in vendita; gli aeroporti regionali, in vendita. E la lista continua ad allungarsi. La Grecia vende i suoi beni per alleggerire il suo debito, si svende, svende le sue risorse umane e materiali. Fino a quando? Gli argentini hanno sopportato per tre anni il FMI prima di cacciarlo. Per quanto tempo i greci sopporteranno questo? E se il FMI si fosse sbagliato? Alcuni economisti del Centro di ricerche economiche e politiche di Washington hanno scritto in un rapporto che accusavano il FMI di aver sottovalutato gli effetti recessivi dell’austerità, che giudicavano inefficaci le ricette della Troika. Qualche giorno fa, in Giappone, i finanziatori del FMI ammettevano che la gestione della crisi è stata catastrofica e che ha portato all’esatto contrario di ciò che era previsto. Tutti i Paesi in cui è intervenuto il FMI sono a un passo dal crollo economico e dall’esplosione del debito.
In Grecia tutti gli indicatori sono sul rosso. La Grecia affonda nella recessione. Alla fine dell’anno il livello di vita della popolazione si sarà abbassato della metà rispetto al 2008. Il Paese ha perso un quinto della sua ricchezza. Il tasso di disoccupazione raggiungerà il 28, 29% nel 2013. Quello dei giovani supera già il 50%.  Il salario orario greco è il più basso della zona euro. E il debito pubblico è sempre superiore al 170% del PIL. Restare vivi, ma come?


RICAPITOLAZIONE DELLE MISURE DI RIFORMA DALL’INZIO DELLA CRISI GRECA
Gennaio 2010: 1° Piano per uscire dalla crisi: blocco delle assunzioni nel pubblico impiego; sostituzione di 1 su 5 dipendenti pubblici andati in pensione; tagli nei premi.
Marzo 2010: riduzione della 13° e della 14° nel P.I.; innalzamento dell’IVA; blocco delle pensioni.
Maggio 2010: 1° Memorandum: aiuto di 110 miliardi euro in cambio di un piano di austerità; nuova riduzione della 13° e 14° nel P.I.; sospensione della 13° e 14° dei pensionati; blocco dei salari nel P.I.; nuovo aumento dell’IVA.
Luglio 2010: riforma del sistema pensionistico: riduzione delle pensioni e innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni dal 2013.
Dicembre 2010: abbassamento dei salari nel P.I., riforma che introduce l’abbassamento dei salari nel settore privato. Ormai gli accordi aziendali prevalgono sui contratti nazionali.
Giugno 2011: nuovo programma di riforme con l’obiettivo di risparmiare 28 miliardi di spesa pubblica; sostituzione di 1 pensionato su 10; abbassamento della soglia imponibile da 12.000 a 8.000 euro annui; creazione di una tassa di solidarietà del 5% sui redditi superiori ai 12.000 euro; inizio della privatizzazione delle imprese pubbliche.
Ottobre 2011: cassintegrazione per 30.000 dipendenti pubblici entro la fine dell’anno; creazione di una griglia di salari unica; blocco dei contratti; abbassamento della soglia imponibile a 5.000 euro l’anno.
Febbraio 2012: 2° Memorandum: aiuto di 148 miliardi contro un nuovo piano di austerità: abbassamento del salario minimo del 22%; abbassamento del 32% dei salari per i giovani minori ai 25 anni; arresto degli scatti di anzianità; nuova cassaintegrazione nel corso dell’anno per 15.000 dipendenti pubblici; abbassamento del 15 % delle pensioni complementari; soppressione di 150.000 posti di lavoro nel P.I. da qui al 2015; non sostituzione di 4 dipendenti pubblici su 5; riduzione delle spese sanitarie; abbassamento degli assegni famigliari.
Settembre 2012: la Troika suggerisce di far lavorare i greci sei giorni alla settimana;  FMI e BCE chiedono una revisione totale del diritto del lavoro che faciliti i licenziamenti e riduca le indennità.

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