venerdì 11 gennaio 2013

Oppure trama come scambio di sguardi...

I romanzi sono costruzioni psicologiche, rapporti fra personaggi o, nei casi limite, dialoghi dell'autore con se stesso. Oggi va molto di moda l'autobiografia o l'autofiction o il romanzo della propria formazione, del proprio (difficile) successo, in una società che ha fatto del singolo individuo e del successo un ottimo cardine intorno a cui ruotare. Io preferisco le trame tramate, anche con buchi o smagliature, anche con perdita di fili nei vari labirinti, ma in cui compaiano gli altri, in cui s'incontrino i vari, i molti, i diversi. Nemmeno nel genere autobiografico manca l'incontro del singolo con gli altri, beninteso, ma uno degli elementi che più mi affascina nella narrativa è proprio la tensione proiettiva o immaginativa, che più si distacca dai meri dati di fatto. Quindi una distanza, quanto maggiore possibile, dal vissuto dell'autore.
Per analogia, non ho voluto che questo sito fosse semplicemente un diario pubblico delle mie personali disavventure, ma una raccolta di voci (anche di esordienti, di emarginati, di esclusi) in materia di rapporto fra letteratura e società.

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