Intervista di Rosa Calderazzi (Donne nella crisi) a Margherita
Napoletano, rappresentante sindacale che ha partecipato e coordinato insieme con altre la lotta
contro i tagli all’ospedale San Raffaele di Milano
R
Margherita, descrivici la situazione attuale, dopo l’esito del referendum.
M Dopo la vittoria del NO (1365
No contro 1110 SI) e quindi la mancata firma dell’accordo, la direzione ha
centoventi giorni di tempo per far partire le lettere di licenziamento. Ricordo
comunque che l’accordo non revocava i licenziamenti. Intanto l’azienda sta
cercando di riorganizzare i reparti per diminuire il personale, già carente, e
sta decurtando gli stipendi con il taglio dei compensi accessori.
R A
proposito del referendum, non è facile in questa fase che i lavoratori decidano
di respingere un accordo…
M
L’accordo è stato respinto perché non offriva garanzie su niente, nemmeno sui
244 licenziamenti, e in più avrebbe legato le mani al sindacato che, con una
firma di accettazione, avrebbe perso credibilità e ruolo. Però l’esito non era
scontato in presenza di una campagna dell’azienda fondata sul passaparola,
attraverso i capisala, i direttori eccetera, e mediatica (è stato persino
distribuito un falso volantino sindacale) per far accettare l’accordo. Devo
dire che i lavoratori in maggioranza hanno dimostrato intelligenza e maturità.
R Come
intendete muovervi adesso?
M
Vengo da un’assemblea in cui è stato deciso di dare il via a due campagne.
Abbiamo detto: ci siamo ripresi la dignità, ora rivendichiamo i diritti.
Abbiamo 244 ottimi motivi per: rifiutare gli straordinari (chiesti in grande
quantità e spesso senza ordini di servizio scritti) e per attenerci
rigorosamente alle nostre mansioni e al nostro orario di lavoro. Insomma,
diremo: Qui di straordinari ci siamo solo noi e Scusa capo ma
non posso. Queste sono le prime iniziative proposte dalla RSU e accettate
dall’assemblea. Intanto continua il presidio all’esterno dell’ospedale, con
gazebo e tende giorno e notte, e poi vedremo.
R
Pensi che la vicenda del San Raffaele sia in qualche modo legata all’attacco e
ai tagli alla sanità che sta avvenendo a livello nazionale?
M Non
c’è dubbio. Il governo italiano (ma anche gli altri a livello europeo) vogliono
mettere le mani sulla sanità, così come sul welfare in genere e
sull’educazione, per fare cassa e sottrarre al pubblico pezzi importanti dei
servizi sociali. Sulla sanità la spending review vuole avvicinarsi al
modello statunitense che lo stesso Obama
vuole mettere in discussione a causa della sua spesa e della sua
inefficienza. Specificamente poi nel caso del San Raffaele, la Regione
Lombardia ha sempre foraggiato questa struttura, prima con Don Verzè che, come
sappiamo, pur tenendo alla sua eccellenza, ha sprecato soldi pubblici per
investimenti sospetti, poi con Rotelli. L’attuale proprietario Rotelli ha nel suo
pacchetto di proprietà ben diciannove ospedali, acquisiti nei vari anni, che
fanno utili. Ci sarebbe dunque spazio, tagliando gli utili, per mantenere
qualità per i pazienti e diritti per i lavoratori. Adesso, con l’attacco ai
lavoratori, anzi soprattutto lavoratrici, del comparto, pensiamo si proponga
due scopi: risparmiare notevolmente sulla spesa e indebolire il sindacato
interno, perché combattivo e seguito dai lavoratori.
R
Parlavi di lavoratrici: esse sono almeno l’80% del personale del comparto ma
sono anche forse le più combattive nella vertenza che prosegue da diversi mesi.
M
Sicuramente. Da parte delle lavoratrici c’è un interesse diretto a lottare per
difendere il proprio reddito perché alcune sono monoreddito o perché il loro
stipendio serve alla famiglia; ma c’è anche, penso, una coscienza di non voler
tornare indietro come donna, dopo la faticosa conquista del posto di lavoro e
quindi dell’autonomia economica e psicologica.
Forse anche per questo le delegate sono le più combattive e per la prima
volta sono state due donne a salire sul tetto, dove hanno sopportato il freddo
e qualche rischio (28-30 novembre 2012).
R Il
nostro gruppo, che fa riferimento a Donne nella crisi e sta preparando
una campagna nazionale proprio sulla sanità, vi ammira e vi ha
dimostrato solidarietà, facendo conoscere la vostra lotta e la vostra
determinazione a vari ambiti di donne. Adesso che cosa ci chiedete?
M Di
continuare in questa azione, molto utile per sensibilizzare l’opinione pubblica,
i cittadini tutti e i singoli utenti dell’ospedale; di farci visita ogni tanto
al presidio, perché ne abbiamo necessità,
e di essere disponibili ad aiutarci materialmente quando sarà
necessario. Intanto grazie per tutto ciò che avete fatto finora…
Nessun commento:
Posta un commento