domenica 10 marzo 2013

Perché la letteratura attira meno delle altre arti?


La musica, il cinema, l'arte figurativa attirano molti più fan della letteratura; sono considerate arti più empatiche, più immediate, e sono più amate. La letteratura è più strettamente legata al logos (logos in greco = parola, ma anche pensiero, ragione).
Prima ci furono le immagini e i suoni. Un'immagine, un suono ci colpiscono subito; una parola richiede più tempo per essere decodificata. Anche quando, per esempio, in una pagina si rompono le dighe della razionalità e viene dato libero corso al flusso di coscienza, anche quando il controllo razionale pare meno evidente, la lettura presuppone il "penoso", "faticoso", talvolta addirittura lo "spinoso" processo del pensare. Si trovano a questo proposito diversi passi interessanti nel volume di Didier Anzieu, Il pensare. Dall'Io pelle all'Io pensante (Borla, Roma 1996). "Secondo la psicoanalisi il pensiero è un'azione differita. Lo scopo delle nostre azioni è il compimento dei nostri desideri e l'ottenimento di un piacere. L'azione è differita sino a quando non ci siano tutte le condizioni necessarie alla sua realizzazione. Pensare, significa subordinare il principio di piacere al principio di realtà: per questo è penoso pensare." (p 14).
Pensare, capire, leggere non sono immediati. Sono risultato di un differimento, di uno spazio vuoto.

venerdì 8 marzo 2013

Donne nella crisi. Materiali.

Dieci domande e dieci risposte sulla campagna di solidarietà con le donne greche


Come nasce l’idea di una campagna di solidarietà?

In occasione del Social Forum Europeo di Firenze (8-11 novembre 2012), attiviste di reti internazionali si sono incontrate in un workshop sul tema degli effetti della crisi sulle donne. Dalla discussione è nata l’esigenza di unire le forze per far fronte alla dimensione europea dei problemi. A tutte è stato chiaro che il compito non è facile, anche per un’abitudine a pensare e a organizzarsi al solo livello nazionale. Non ci è sembrato tuttavia che la difficoltà dovesse indurre alla rinuncia. Abbiamo deciso quindi di cominciare con una campagna di solidarietà con le donne che sono in Europa nelle più gravi condizioni, non solo economiche ma anche politiche.
Lanceremo la campagna tra i giorni 8 e 17 marzo a partire da sette-otto città. Sonia Mitralia, fondatrice della Marcia Mondiale delle Donne greca, attivista dei movimenti contro il razzismo e che fa attualmente parte del Comitato per l’Annullamento dei Debiti del Terzo Mondo (CADTM), si recherà in ciascuna di queste città a raccontare ciò che avviene nel suo paese. In questa occasione e nei mesi successivi verranno raccolti fondi da inviare ai medici volontari che in un quartiere della periferia di Atene, in una caserma occupata (Ellenikòn), curano persone private della possibilità di accesso al sistema sanitario. A Firenze Sonia ci ha raccontato che moltissime donne hanno perso l’assistenza medica al parto e che un cesareo costa più o meno tre salari minimi. Niente soldi, niente cesareo…Ci è sembrato davvero mostruoso…

venerdì 1 marzo 2013

La trilogia in fiamme


Ho partecipato all'acquisto di alcuni libri in vendita solidale seguita all'incendio doloso che ha avuto come oggetto, nella notte fra il 30 e il 31 dicembre 2012 a Pavia, la casa dell'editore giornalista saggista Giovanni Giovannetti. Nel rogo sono andati in fumo molti libri del magazzino. Quell'incendio secondo gli inquirenti è da mettere in relazione con altre azioni intimidatorie compiute nell'ultimo periodo ai danni di attivisti politici che si battono contro la criminalità organizzata, la speculazione edilizia e il consumo del territorio nell'area pavese e lombarda.
Uno dei libri bruciacchiati, salvati e ritornati nel circolo delle letture grazie all'iniziativa della vendita solidale, è Accusata di Mariella Mehr (Effigie, Milano 2008), autrice svizzera d'origine zingara dalla vita travagliata e traumatica. Nella prima infanzia fu infatti strappata alla madre e affidata a famiglie diverse e orfanotrofi, per via di una legge tesa alla sedentarizzazione forzata che restò in vigore in Svizzera fra il 1926 e il 1972. Ci troviamo di fronte a un'autrice che è stata traumatizzata e psichiatrizzata.
Per combinazione, questo libro parla di una piromane, di una psicotica che fa il resoconto dei suoi delitti a un giudice istruttore e ad altri carcerieri/carceriere. Un monologo talvolta frastagliato che in alcune parti drammatiche diventa flusso di coscienza senza punteggiatura, altrove, seppur raramente, puro delirio.

martedì 19 febbraio 2013

Quando le donne salirono sui tetti (II)


Intervista di Roberta Salardi a Graziella Monacelli, delegata RSU dei lavoratori dell’ospedale San Raffaele di Milano

R Graziella, dimmi qualcosa di te…
G Sono un’operatrice sociosanitaria, madre di Sara, sedici anni, e Ivan, tredici. Vivo con loro ma supportata dal loro papà che devo dire una persona davvero eccezionale.

R Tu sei una delle due coraggiose rappresentanti dei lavoratori salita sul tetto dell’ospedale per due giorni fra il 28 e il 30 novembre 2012. Come nacque questa decisione.
G Stavamo vivendo una situazione dove il padrone riempiva la scena e c’era bisogno che l’attenzione calasse sulle ragioni della nostra lotta.

venerdì 15 febbraio 2013

Quando le donne salirono sui tetti...


Intervista di Rosa Calderazzi (Donne nella crisi) a Margherita Napoletano, rappresentante sindacale che ha partecipato e coordinato insieme con altre la lotta contro i tagli all’ospedale San Raffaele di Milano

R Margherita, descrivici la situazione attuale, dopo l’esito del referendum.
M Dopo la vittoria del NO (1365 No contro 1110 SI) e quindi la mancata firma dell’accordo, la direzione ha centoventi giorni di tempo per far partire le lettere di licenziamento. Ricordo comunque che l’accordo non revocava i licenziamenti. Intanto l’azienda sta cercando di riorganizzare i reparti per diminuire il personale, già carente, e sta decurtando gli stipendi con il taglio dei compensi accessori.

R A proposito del referendum, non è facile in questa fase che i lavoratori decidano di respingere un accordo…
M L’accordo è stato respinto perché non offriva garanzie su niente, nemmeno sui 244 licenziamenti, e in più avrebbe legato le mani al sindacato che, con una firma di accettazione, avrebbe perso credibilità e ruolo. Però l’esito non era scontato in presenza di una campagna dell’azienda fondata sul passaparola, attraverso i capisala, i direttori eccetera, e mediatica (è stato persino distribuito un falso volantino sindacale) per far accettare l’accordo. Devo dire che i lavoratori in maggioranza hanno dimostrato intelligenza e maturità.

domenica 10 febbraio 2013

Poesia di Margherita

Vorrei rimanere nel tempo
agave incolta
avvinghiata a questa terra.

Le anime ritorte degli ulivi al vento
schiudono a raggera
in polverose carezze
ritagli di cielo e di astri.

E stesa su questo prato d'agosto vorrei essere gioia di vivere.
S'incendia il bosco
di aghi secchi,
- di ginestre solari -
e dalle grate arboree degli ulivi
filtra una tenera luce
che accende le pietre
come schegge di ghiaccio
contro il cielo.

- E ritorna il sapore della vita -

Il giorno
in larghi voli e assonnati cicalecci
si perde nel mare.


Poesia raccolta da Eugenio Borgna nel corso dei suoi studi sulla schizofrenia e contenuta nel volume Nei luoghi perduti della follia, Feltrinelli, Milano 2008


venerdì 8 febbraio 2013

E' uscito il Sillabario sulla scuola di Tq

A mio parere circa un anno fa non mancavano del tutto le energie affinché generazione Tq producesse anche opere del tipo: reportage narrativi, un'antologia, qualche esperienza vissuta e narrata inerente alla lotta No Tav. Oppure, faccio un altro esempio relativo a una mia proposta, una raccolta di racconti (e altre scritture) sul tema apocalisse/utopia, come occasione per riprendere un argomento di grande interesse, l'utopia, in un periodo storico di crisi. Oppure, altra ipotesi formulata in una mia riflessione sul sito di generazione Tq: un lavoro, ovviamente tutto da progettare e organizzare collettivamente, ispirato all'Isola dei cassintegrati, in cui mi sembravano felicemente combinati l'elemento artistico, l'elemento ideologico e la componente di solidarietà con una lotta in corso per la difesa del posto di lavoro (cfr l'articolo su questo blog dal titolo "Pensiero-e-azione").
Forse mi ero lasciata eccessivamente condizionare dal mito di una scrittura collettiva, di una condivisione politico-letteraria, ideologico-artistica, che è un mito d'altri tempi.
Infatti all'interno del gruppo era maggiormente condivisa una linea più saggistica (più saggia?), ponderata, compassata, che ha prodotto, fra le altre cose, un Sillabario sulla scuola  consultabile all'interno dell'ultimo numero di Alfabeta2 (febbraio 2013).

lunedì 28 gennaio 2013

Vis polemica


Mi si accusa da tutte le parti di essere troppo polemica. Capirei se vivessimo in un mondo in cui quasi tutto fila liscio o va per il meglio… E mi limito a dire: quasi tutto… Ma finché non sarà così, non vale la pena che si facciano sentire persone critiche, polemiche, dubbiose, puntigliose, combattive, bastian contrari, addirittura blasfeme e molto di più?

giovedì 24 gennaio 2013

Che mestiere fanno gli scrittori?


In alcuni casi è durato tutta la vita, trenta-quarant'anni; in altri magari solo pochi mesi poi è cambiato. Ma il lavoro spesso non è una libera scelta. Questi sono i mestieri che diversi scrittori hanno raccontato d'aver fatto per sbarcare il lunario o per mantenere sé e la famiglia: operaio, operaio emigrato, portiere, metronotte, trasportatore, cameriere. Appartenendo anch'essi al genere umano, condannato a guadagnarsi la vita col sudore della fronte, com'è noto, è capitato loro di svolgere anche mansioni umili, cosa che accade quotidianamente a miliardi di persone e si rivela utile a conoscere aspetti significativi dei rapporti umani, lo sfruttamento, l'ingiustizia sociale.
Il luogo di lavoro è il luogo in cui maggiormente si esprime la sopraffazione e lo sfruttamento.
Per non parlare dei colleghi… In genere hanno interiorizzato l'imperativo dominante quindi si mostrano indifferenti, malevoli o persecutori se contesti qualcosa e ti opponi alla volontà dell'azienda. Il diverso in ogni caso è isolato e respinto.
Devono succedere proprio cose eclatanti per mutare la situazione e almeno far nascere la solidarietà.


martedì 22 gennaio 2013

Grecia: restare vivi ma come?


 Intervista a due donne residenti in Grecia di Zoé Varier (France Inter)

Marie Laure
E’ un’interprete francese che vive e lavora da vent’anni nel nord della Grecia.

ZV - Mi può spiegare in che modo la sua vita è cambiata da quando il Paese è sotto sorveglianza finanziaria?
M - Praticamente da un punto di vista finanziario non sono mai stata ricca, non avevo  un bel conto in banca e così sono stata colpita più duramente e più rapidamente di altri. Le condizioni di lavoro sono peggiorate e i salari sono diminuiti.
ZV - E’ successo a lei direttamente?
M - Sì, mi hanno proposto, per mantenere il mio posto di lavoro in azienda, di inquadrarmi come operaia, con qualificazione zero e salario corrispondente, mentre prima lavoravo come assistente all’export, un posto qualificato che richiedeva la conoscenza di più lingue. Risultato: lavoro ora a metà del mio salario precedente.
ZV - Quanto guadagna ora?
M - All’inizio della mia carriera prendevo 1.400 euro e adesso ne prendo 780.
ZV - Da un giorno all’altro?
M - Sì.
ZV - E qual è la sua qualifica?
M - Ho un alto profilo: due lauree e vari certificati di lingua.

domenica 20 gennaio 2013

Ex cavalieri, ex viaggiatori, ex flaneur


Che cosa è diventato il cavaliere in cerca d'avventure nella narrativa contemporanea? Il vagabondo beckettiano, il relitto umano che si sposta con le  stampelle o vive simbioticamente con i bidoni della spazzatura, l'alcolizzato disperato, lo scarto sociale.
Caduti i miti e le possibilità stesse del grande viaggio, in un pianeta diventato villaggio globale, della meravigliosa avventura, della quete più o meno mistica, della ricerca del Graal; divenuto sempre più raro l'atteggiamento non meno affascinante del flaneur, il passeggiatore rilassato e solitario, scopritore di piccole epifanie nella realtà quotidiana; resistono gli inquieti divoratori di strade cittadine vuote e notturne, gli emarginati dormienti sulle panchine dei giardinetti, le mosche da bar (mi scuso per flaneur senz'accento circonflesso).
L'uomo che dorme di Georges Perec (Un uomo che dorme, 1967, Quodlibet, Macerata 2009) si autoesclude dai rapporti sociali perché non li regge più. Sono troppo pesanti da sopportare: "Se solo l'appartenenza alla specie umana non fosse accompagnata da quest'insopportabile frastuono, se solo i pochi, ridicoli, passi avanti compiuti nel regno animale non si dovessero pagare con questa perpetua indigestione di parole, progetti, grandi partenze. Ma il prezzo è troppo salato per due pollici opponibili, una stazione eretta e una non completa rotazione della testa sulle spalle, questo gran calderone, questa fornace, questa graticola che chiamiamo vita, questi miliardi di intimazioni, incitamenti, moniti, esaltazioni e disperazioni, questo mare di obblighi a non finire, quest'eterna macchina per produrre, macinare, scialacquare, trionfare su ogni insidia e ricominciare da capo, questo dolce terrore che vuole regolare ogni giorno e ogni ora della tua esile esistenza!" (pp 44-45).