lunedì 23 gennaio 2012

Barbablù, una fiaba molto realistica

La strage di donne nel mondo continua 


Barbablù è il contrario della Bella e la bestia: la seconda, fiaba per eccellenza dell'innamoramento, della capacità di vedere bello ciò che per gli altri è ordinario o addirittura orribile; la prima, fiaba della disillusione, della capacità di riconoscere i difetti, talvolta gravi e minacciosi, di chi si era visto colmo di pregi nella fase dell'innamoramento. Raccontando un passaggio dal meglio al meno peggio, da un climax a un anticlimax, si presenta come una fiaba delle più terribili e realistiche; non per niente affonda le radici in molti racconti e cronache di fatti realmente avvenuti nei secoli. Divenuto soprannome di celebri serial killer del passato, Barbablù si può considerare un personaggio quanto mai attuale, intramontabile. 
Il 7 gennaio di quest'anno sul Corriere della sera è comparso un breve articolo di Lea Melandri a commento dell'interminabile scia di delitti che continuano a essere perpetrati contro le donne da fidanzati, mariti, innamorati. Sebbene per molti aspetti la condizione femminile risulti migliorata nel tempo, si legge che l'aggressività maschile contro il gentil sesso è la prima causa di morte per le donne di età compresa fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo e che comunque l'abitudine di porle in posizione secondaria e subalterna, anche nei luoghi di lavoro dove dovrebbero avere pari opportunità, si ripete costante. Lea Melandri nel recente libro pubblicato da Bollati Boringhieri col titolo Amore e violenza. Il fattore molesto della civiltà (2011) non si limita ad avvalersi delle ampie ricerche sociologiche di Pierre Bourdieu sul dominio maschile, ma fornisce anche una sottile interpretazione psicologica dell'inestricabile ambivalenza che spesso accompagna le relazioni affettive fra i sessi a partire da quegli eventi forti e indimenticabili che sono per tutti la nascita da un essere femminile e l'infanzia a esso legata, con implicito riferimento all'analisi della psiche che condussero così acutamente Sigmund Freud e Melanie Klein. La teoria kleiniana in particolare si concentra sul rapporto con la madre nei primi mesi e anni, sull'enorme potere che essa rappresenta per un essere piccolissimo che le è completamente affidato e che può destare nel bambino sentimenti consci e inconsci di paura, invidia, odio, a seconda di come viene percepita. 
Il comportamento prevaricatore messo in atto da molti maschi nei confronti delle figure femminili incontrate nel corso della vita si può spiegare come una reazione ad antiche paure di abbandono, di castrazione o sottomissione e, a quanto pare, non accenna a svanire. Anzi, la pretesa d'indipendenza e di maggior libertà che le donne oggigiorno rivendicano apertamente, invece che essere accettata come un'esigenza normale, comprensibile, comune a tutti, può acuire sentimenti d'impotenza, istigare al delitto o, in casi più diffusi e normali, ricollocare le donne, nei luoghi di lavoro e nella società, nelle consuete posizioni secondarie, ancillari, decorative. 
Nel 2011 il documentario sull'uso del corpo femminile nello spettacolo e il movimento Se non ora quando hanno sottolineato come la donna-velina, la donna-valletta, la donna-ancella incontrino ancora largamente il gusto del pubblico. Il termine "velina" è addirittura una parola-chiave per il femminile contemporaneo. Alludendo ai concetti di volatilità, leggerezza, trasparenza, è emblema di una posizione trascurabile, sminuita, secondaria: più che un corpo, un velo; più che una persona, una sembianza. L'immagine rimanda ad altri discorsi molto attuali sui temi della virtualità, dei social network, della socialità ai tempi di Internet: una socialità scorporata, frammentata, illusoria e spesso non corrispondente alle reali esigenze della vita. 
Un recente articolo di Emiliano Morreale (La pornografia, o la logica culturale del nostro tempo) apparso sul sito di Le parole e le cose il 13-1-2012, fa riferimento a un saggio sulla pornografia Il porno espanso. Dal cinema ai nuovi media, (a cura di Enrico Biasin, Giovanna Maina, Federico Zecca, Mimesis, 2011). Il ponderoso volume documenta come sia avvenuta nell'ultimo decennio una vera e propria "invasione hardcore della cultura popolare", per cui si può parlare di porno espanso e infiltrato dappertutto: dal cinema ai libri, dalle tecniche di costruzione del divismo musicale ai contenuti di reality show e serial tv: "Il cinema, le televisione, la moda hanno un doppio oscuro sotterraneo e rimosso, che sempre più viene a galla al tempo di Internet." 

2 commenti:

Lucia Vergano ha detto...

Cara Roberta,
ti ringrazio per aver voluto condividere con noi le tue riflessioni su un argomento delicato e, a mio parere, alquanto urgente.

Non potendomi purtroppo ora dilungare quanto vorrei causa malanno stagionale, mi auguro di poterne eventualmente discutere di persona, se ci sarai, in occasione della plenaria fiorentina del prossimo 18 febbraio.

A presto,

Lucia.

roberta salardi ha detto...

Penso proprio che ci sarò!
A presto dunque.
R.