mercoledì 4 gennaio 2012

Intervista a me stessa


Roberta, perché questo blog, dal momento che ami i libri, hai studiato sui libri, leggi e scrivi spesso e volentieri su carta, vivi circondata da libri eccetera eccetera…?

Una svolta nella mia vita di scrivente è avvenuta qualche anno fa (nel 2008), quando alcuni miei brani narrativi o interventi su letteratura e attualità iniziarono a essere pubblicati sul sito del Primo amore, mentre i primi articoli erano comparsi sui numeri cartacei come era avvenuto per tutte le altre collaborazioni con le riviste. Ho interpretato il passaggio dalle riviste cartacee al web come una maggiore possibilità di raggiungere gli altri. La prima parte di questo blog comprende tutti (o quasi) i pezzi apparsi su vari siti e riviste on-line e vuole essere un mio nuovo tentativo di rivolgermi al mondo saltando il tradizionale passaggio editoriale, con tutti i suoi filtri, limiti e tempi d’attesa.

Perché il titolo Lettere a nessuno, seppure un po’ modificato?

Queste lettere sono scritte al mondo da parte di una “nessuno” (dove “nessuno” è inteso nel senso di persona non riconosciuta). Mi ritengo una scrittrice non riconosciuta, che non può pubblicare. Gli articoli e i frammenti del blog sono inviati a tutti e a nessuno, a chiunque sarà curioso di leggere. Si tratta del classico messaggio in bottiglia o di sassi gettati nello stagno del web nella speranza che producano delle onde, come ho detto altrove.
Nel celebre libro di Moresco l’autore scriveva lettere non spedite ad interlocutori del mondo della cultura che sapeva non gli avrebbero mai risposto, poiché lo ignoravano, non l’avevano ancora riconosciuto loro pari. Erano lettere a nessuno perché immaginarie, impossibili sia da mandare che da ricevere proprio perché non esisteva il rapporto umano necessario alla corrispondenza. Un dialogo inesistente. Lettere a nessuno e, per riflesso, da nessuno, dal momento che il riconoscimento da parte di un ambiente sociale è necessario per esistere. Più in generale quel libro di Moresco è il diario dell’esclusione da una società letteraria chiusa e pressoché impenetrabile come un castello feudale (il libro di Moresco, soprattutto la prima parte, l’edizione del 1997, è anche più di questo, si colloca sulla scia dei romanzi del Novecento che parlano della solitudine dell’uomo contemporaneo all’interno di una società fondamentalmente indifferente e ostile, ma approfondire l’argomento ci porterebbe fuori tema). La sensazione di un’esclusione ingiusta e arbitraria da un ambiente ristretto, indifferente o addirittura geloso dei suoi privilegi, l’ho avuta anch’io in molti anni di tentativi vani di pubblicazione.

Eppure tu pubblichi su riviste e su blog letterari da diverso tempo…

La mia collaborazione con le riviste è sempre stata effimera, sporadica, talvolta conflittuale. Devo riconoscere (infatti ringrazio) che mi sono stati pubblicati singoli racconti e persino cicli di racconti senza particolare sforzo. Ciononostante, diverse riviste mi sono parse a loro volta chiuse come piccole case editrici, il comitato di redazione inespugnabile, un po’ come un nucleo di combattimento già formato e lanciato al raggiungimento di traguardi di primaria importanza, da cui i nuovi arrivati fossero esclusi. L’impressione di fondo è che ci sia sempre meno spazio per la cultura oggi come oggi e i gruppi d’assalto, formatisi per occupare posizioni significative, siano molto determinati, compatti e numericamente ridotti a causa dell’esiguo spazio disponibile. Nella formazione di questi gruppi prevalgono le alleanze tutte al maschile, come accennato precedentemente nel post “Non sono nata da una costola né dalla casta”.
L’accesso alle vere e proprie case editrici, in particolare se case editrici di un qualche rilievo, è molto difficile, com’è noto. La pubblicazione dei romanzi mi è stata per ora impossibile. Ne ho pubblicato soltanto uno, nel 2003, per un editore improvvisato che chiuse di lì a brevissimo tempo: di distribuzione naturalmente neanche a parlarne. Il libro era di genere comico-sentimentale, ironico e autoironico, un genere che adesso non m’interessa più.

Hai dei manoscritti nel cassetto?

Ho tre romanzi inediti, una raccolta di racconti e un lavoro in corso. Non tutto ciò che ho scritto è rappresentato in questo blog. Con parte del materiale inedito ho in mente di fare in futuro una trilogia.

I manoscritti, li hai fatto leggere a qualcuno?

Sì: a scrittori che conosco e a due o tre addetti ai lavori (talent scout, collaboratori editoriali). Giudizi positivi, ma niente da fare. Facendo una sintesi, mi pare che la risposta sia stata questa: sì, ma no.

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