Chi sono, gli animali che compaiono nei nostri sogni, e perché vengono a noi, proprio a noi che abbiamo trascorso gli ultimi due secoli a sterminarli regolarmente, a un ritmo sempre più rapido, senza pietà, specie per specie, in ogni parte del mondo?
Eppure, con quanta incrollabile fiducia continuano a entrare nella nostra anima del sogno, nelle nostre fantasie infantili, nel nostro immaginario artistico - e a spezzarci il cuore con le loro sofferenze. Un cormorano cosparso di petrolio, la carcassa di un rinoceronte macellato per il corno, i maiali che gridano nei recinti dei mattatoi, il pesce capovolto che galleggia, le balene arenate, morenti.
Chi sono, loro che hanno formato il massimo sistema simbolico della coscienza umana dai tempi di Altamira? E noi come viviamo con loro, ora che questa intimità con il loro mondo e con la nostra animalità ha ceduto completamente il passo alla separazione? Pur separati dalle nostre vite - a eccezione dei cuccioli che coccoliamo, feticci residuali di una comunione arcaica - essi ci perseguitano nei sogni e nelle fantasie artistiche delle nostre poesie, dei film e dei romanzi.
Per la psicologia, e per noi nella misura in cui siamo psychai, gli animali sono il vero problema. Sicuramente non possiamo accontentarci di credere che siano soltanto una parte di noi racchiusa nelle nostre teste come rappresentazioni delle nostre brame, delle nostre bestialità e della bellezza istintuale, un'antologia di metafore riferentisi alle nostre fisionomie e ai comportamenti che ci sono propri, come se ciascuno di noi fosse un Noè capace di accogliere al suo interno l'intero regno animale. (E perché mai - sia detto di passaggio - Dio avrebbe ordinato a Noè di salvare soltanto gli animali, tutti gli animali, di ogni specie, compreso l'animale uomo - senza far cenno alla vegetazione, al grano, all'orzo, al miglio e alle rose?)
Così il presente libro, coi suoi poveri mezzi, vuole tentare di dar corso all'ordine divino di salvare gli animali nella nostra ecologia psichica, di mantenerli in vita, di accoglierli benevolmente, chiedendo loro, come faremmo con un visitatore che bussasse alla nostra porta di notte: "Chi sei? vieni da molto lontano? e cosa vai cercando qui? Sì, puoi entrare, sei il benvenuto - e benvenuti voi, scarafaggi, granchi, orsi polari, elefanti". Farò posto per voi nella mia intelligenza, perché avete già trovato la via che porta alla mia anima attraverso i sogni. Volgerò verso di voi la mia intelligenza e vi concederò il rispetto dei miei pensieri più profondi.
La psicologia ha un debito particolare nei confronti degli animali, se è vero che essi sono il sistema simbolico primordiale, e se la psicologia non ha completamente dimenticato che anche noi siamo animali, mangiamo con le unghie e coi denti, soffriamo la sete, ci accoppiamo e attacchiamo al seno i nostri piccoli, sporchiamo con le nostre deiezioni punti prestabiliti e andiamo soggetti a varie emozioni, al panico, alla lussuria, all'amore del nido, alla curiosità. Come possiamo capire noi stessi in quanto umani se non abbiamo familiarità con le loro immagini e i loro comportamenti nelle nostre anime? Cosa fanno con noi, e noi con loro, nell'intimità più profonda che ci sia, nei sogni? Certo c'è di meglio che osservarli a distanza nei parchi naturali, negli studi scientifici, nelle gabbie degli zoo, nelle foto patinate e nei film sulla natura.
Balzano fuori da quelle lontananze per ritrovarsi nel nostro letto al buio. È qui che possiamo incontrarli ogni notte, non chiamandoli ma rispondendo alla loro chiamata. Il presente libro vorrebbe contribuire ad aprir le braccia al loro arrivo e a ritardarne la partenza.
Introduzione al saggio Animali del sogno, Cortina, Milano, 1991
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