Associo a Giorgio Manganelli un aggettivo irriverente: frustrante. Trovo frustrante e demotivante l'idea di Manganelli di scorciare le sue idee ispiratrici di possibili romanzi nel celebre Centuria. Cento piccoli romanzi fiume (1979). Il libro si sarebbe anche potuto intitolare Cento piccoli romanzi uccisi oppure Fucilazione di racconti. E perché questo atto sadico, che non ha la stessa natura teorica e ideologica delle prove antiromanzesche degli anni Sessanta? Quello di Manganelli ha tutta l'aria di un rifiuto del romanzo umorale, piccato e risentito, da persona quasi offesa,
Il piacere del romanzo o del racconto è dato in special modo da un rapporto affettivo tra lettore e personaggio. Se nessun tipo di affettività entra in gioco, la lettura risulta incespicata e difficile per tutta la lunghezza dei testi in prosa. Un attacco al seno, forse, in termini analitici. Un attacco alla dimensione relazionale.
P.S. - Tutt'altra sensazione danno invece i fascinosi La palude definitiva e Dall'inferno.
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