martedì 30 giugno 2020

Greta Thunberg e il mondo che verrà

Un'asceta che in altri tempi sarebbe stata considerata una piccola santa? San Francesco in versione laica e moderna? Una novella Antigone che si appella a leggi non scritte le cui radici affondano in un sentimento di empatia e rispetto verso tutti gli esseri viventi?

Greta si discosta molto dal modello di attivista politico sessantottino, il quale mirava allo sdoganamento di comportamenti repressi e di nuove libertà individuali. "Vietato vietare" era uno dei motti liberatori dell'epoca.

Il modo di porsi di Greta pare modellato su un altro tipo di morale. Si percepisce motivato da un forte legame con la natura, che i popoli nordici coltivano da sempre, come pure da una tradizione culturale e religiosa protestante, che responsabilizza molto i singoli, che richiede fermamente coerenza e rigore. Perché parlo di una tradizione religiosa? La sua attenzione è rivolta al pianeta vivente, non unicamente alla società. Greta è anche vegana, per esempio, probabilmente non solo per motivi strettamente ecologisti. Questi in molti casi puntano a una semplice riduzione del consumo di carne e non necessariamente a una rinuncia completa (vedi Greenpeace e altre associazioni). Greta è una figura ascetica che potrebbe sembrare d'altri tempi. Ma riproponendo l'antica questione del limite, dell’autocontrollo, particolarmente avversata dalle società iperproduttive in cui viviamo, riporta sulla scena abitudini improntate alla parsimonia che evidentemente non si possono dimenticare o trascurare, in quanto favoriscono gli equilibri dell'ecosistema.

Per non compromettere il già difficile rapporto uomo-natura, il suo impegno è esteso a tutto campo. Dice come è attenta nell’alimentazione, nei viaggi, negli acquisti. La coerenza è una parte fondamentale della sua immagine e del suo carisma: è grazie a questa coerenza inflessibile che riesce così convincente.