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mercoledì 21 dicembre 2011

Perché non regalo un "bel giallo" a Natale?

All'interno della letteratura cosiddetta "di genere", quella più commerciale almeno secondo i presupposti, il genere che mi piace meno è proprio quello che credo vada per la maggiore oggi come oggi: il giallo.
Qual è l'operazione psicologica fondamentale svolta da una trama poliziesca? Distogliere l'interesse da un nucleo esistenziale che meriterebbe a mio avviso tutta la sua centralità invece viene schivato, scartato, scavalcato: la morte di qualcuno. Il tema della morte viene spostato su quello della caccia all'assassino, il che è un modo per rimuovere il problema. La morte, trasformata in punizione, viene gettata altrove, sul colpevole.
In un'epoca di somma rimozione del tema del lutto (cfr Philippe Ariès, Storia della morte in Occidente, Rizzoli, Milano 1978), qual è stata la nostra almeno fino a questi anni, non sorprende che il giallo vada così di moda. Inoltre è un genere che si presta a vari optional accattivanti, quali la suspense, l'intrigo, l'horror, il colpo di scena, la divisione manichea fra buoni e cattivi e chi più ne ha più ne metta.
Secondo me va fatta esattamente l'operazione contraria: spostare l'attenzione da tante chiacchiere d'intrattenimento a temi a cui da sempre attribuiamo importanza.
Queste considerazioni generali escludono singole eccezioni. L'eccezione è sempre possibile.

martedì 13 dicembre 2011

Per un corpo

Una delle battaglie più cruente dell'Iliade si svolge intorno al corpo di Patroclo già morto. Il canto XVII è interamente dedicato allo scontro fra achei e troiani che si contendono per un giorno intero le spoglie del giovane acheo, caduto indossando le armi di Achille.
La descrizione omerica di una battaglia feroce, senza esclusione di colpi, per un corpo abbandonato dalla vita fa pensare alla lotta altrettanto strenua che si sta svolgendo ai giorni nostri intorno al corpo della giovane Eluana Englaro, in stato vegetativo permanente da diciassette anni.
Al di là dell'amarezza o dello scandalo di varie constatazioni che sono state fatte su questo caso, la cosa che può continuare a sorprendere, se si cerca di guardare le cose, per esempio, con l'occhio distaccato dello storico, è il contrapporsi delle forze in campo, a suon di sentenze e contro-sentenze, solo per decidere di un corpo che non appartiene più in ogni caso alla persona che fino all'età di vent'anni lo aveva posseduto. È un corpo senza persona, perché quella persona non lo muove più, non lo nutre più, non lo percepisce né pensa più. La persona che lo abitava lo ha abbandonato al momento di un fatale incidente il 18 gennaio 1992. Dal punto di vista clinico le speranze di un miglioramento, che nella maggioranza dei casi di SVP restano vive per due anni, svanirono dopo un peggioramento delle condizioni cerebrali avvenuto durante il primo anno.
Facciamo dunque affacciare per un attimo uno storico alla stanza di questa fanciulla in coma irreversibile del 2009.

mercoledì 7 dicembre 2011

Le leggi non scritte

Esistono delle leggi non scritte, diceva Antigone al tiranno della sua città, che non le permetteva di seppellire il corpo del fratello, reo di aver combattuto contro la patria. L'argomento di una tragedia greca molto antica (V secolo a.C.), una delle prime di Sofocle, si rivela oggi di straordinaria attualità. Queste leggi profonde dentro di noi pare che reclamino universalmente, in tempi e luoghi diversi, sotto qualunque sistema o regime, rispetto per i morti e per i loro familiari. Come hanno dimostrato negli ultimi decenni le vicende di Nancy Cruzan negli Stati Uniti, di Ramòn Sampedro in Spagna, di Vincent Humbert in Francia, di Piergiorgio Welby in Italia, o il drammatico caso di Eluana Englaro non ancora concluso, è sentimento generale che tali leggi debbano estendersi anche a chi non può vivere in condizioni degne di essere vissute e invoca una morte che la società tecnologicamente avanzata gli ha tolta, o a chi è tuttora sospeso in un limbo premortale mentre diversi macchinari collegati a parti del suo corpo espletano funzioni che il suo organismo nel complesso non è più in grado di organizzare. Piergiorgio Welby, nel suo libro, chiama morti insepolti coloro che giacciono anni e anni, persino decenni, in uno stato vegetativo permanente.
Il coro di filosofi, medici, giuristi, opinionisti che in questi anni si sono espressi in materia di diritti del morente è l'eco di un sentire che viene da molto lontano, dalla tragedia antica come dalle riflessioni di pensatori di tutti i tempi, amici della conoscenza e del genere umano.
Ho voluto lasciare a questo coro di voci la sua voce, poiché è come se ci trovassimo ancora di fronte a una tragedia.