venerdì 26 marzo 2021

Moby Dick e Horcynus Orca

A noi lettori figli del Novecento Horcynus Orca piace di più. Mal sopportiamo le lunghe digressioni sulle tecniche della pesca o sulle navi baleniere. Godiamo delle bellissime descrizioni, dell'alto stile di Melville ma ci affascina maggiormente, credo, la ricca lingua di Stefano D'Arrigo, il suo spettro verbale così ampio, la carica inventiva, quella seducente componente sonora che risulta pressoché intraducibile. Horcynus Orca è un poema del mare: c'è il rumore del mare dentro. Uso il termine "poema" per dare un'idea del livello molto alto di queste opere. Quando dico "poema del mare" intendo un mare gravato di simboli, intendo anche il regno dei morti, in cui sembra spingersi 'Ndria Cambria nei suoi vari incontri. 

Moby Dick è invece soprattutto un poema della caccia, con tutte le sfumature di orrore per la violenza e di pietà per la preda che l'Iliade poteva mostrare nella pietà per i guerrieri caduti in battaglia. E non mancano nemmeno naturalmente l'esaltazione, l'entusiasmo febbrile dell'inseguimento, dell'attacco e della vittoria sugli animali uccisi, disturbati nella loro pace oceanica. Pace fino a un certo punto, poiché: "Qua e là in alto guizzavano le ali nivee di piccoli uccelli immacolati: erano i teneri pensieri dell'aria femminea: ma giù negli abissi dell'azzurro infinito da ogni parte si avventavano enormi leviatani e pesci-spada e squali: e queste erano le riflessioni violente, tormentose, assassine di quel mare maschio" (Moby Dick, Garzanti, Milano 1966, vol. II, pag 235).

Non stupisce che questo poema della caccia sia considerato l'epos della letteratura americana, fra le opere più rappresentative di una nazione lanciata alla conquista degli oceani e di un impero marittimo.

Tuttavia non trascuriamo il fatto che sulla furia predatrice dell'uomo nel libro vince la natura.

domenica 21 marzo 2021

Bio in spiccioli

Dovessi dedicare a qualcuno tutti i miei libri, penserei al mio maestro delle elementari, Sergio, che ci faceva studiare le poesie. Lui stesso ne scriveva e riuscì a trasmetterci il suo amore per le parole e le cose. Ma ci sono anche mia madre e le sue zie che, da ragazze, in una loro soffitta in Asti, raccoglievano e leggevano avidamente romanzi. 

lunedì 8 marzo 2021

Lettere a nessuno al femminile? Cosa accade in "Naufraganti" di Claudia Zaggia

Claudia Zaggia divide il suo romanzo Naufraganti (Italic, Ancona 2015) in due parti: la parte ambientata su una nave da crociera del 1914, che esploderà prima di arrivare in porto (fatto realmente avvenuto), e gli appunti di scrittura che accompagnano la stesura del libro, ricchi di elementi biografici relativi a una scrittrice dei nostri giorni. Frammenti autobiografici scivolano fra i pensieri di questo personaggio-narratrice che lavora al suo libro per molto tempo, perlopiù isolata e scoraggiata nelle poche occasioni in cui tenta di farsi conoscere. Nella realtà Claudia Zaggia comincia a concentrarsi sul tema che le sta a cuore nel 1995, scrive e riscrive, taglia, rivede più volte, riceve molti rifiuti, infine arriva a pubblicare nel 2015 con un piccolo editore. Ma al momento di pubblicizzare l’opera, l’indifferenza e l’indisposizione degli altri si ripresentano. Personalmente ho avuto notizia di Naufraganti (Italic, Ancona 2015) solo nel 2020, grazie a una recensione sulla rivista Leggendaria. Questo romanzo interessante sarebbe stato accolto dunque da un silenzio di tomba se non fosse stato per la minima attenzione di un periodico femminista.

Nella finzione la stesura del romanzo non è avulsa dal contesto di una società sfilacciata e degradata; rimane impaludata nelle difficoltà esistenziali, comunicative e sociali dell'io narrante, che scrive in solitudine, non trova interlocutori o interlocutrici, rimane sconcertato o sconvolto quando si crea qualche contatto con critici e scrittori affermati. Le difficoltà nella stesura aumentano perché si prevede che il libro sarà indesiderato, non letto: "A volte sto qui a ripensare una parola, la cambio, la sposto, la rimetto dov'era prima, poi mi sembra tutto una sciocchezza. Penso soprattutto che gli altri leggono frettolosamente e non si accorgono di nulla." (pag 245). La narratrice, suggestionata dai rifiuti accumulati, dubita spesso delle sue stesse capacità: "Mi sdraio, sono stanca, sto qui sdraiata e mi sembra possa essere per sempre, non ho alcun talento mi sento dire..." (pag 242).Talvolta invece è capace d’ironia: "L'ultima volta che l'ho visto è stato ad un premio letterario, lui è sempre a tutti i premi letterari, fa parte della giuria naturalmente, qualche volta sta invece tra i premiati, credo che alla fine anche lui faccia confusione, mi stupirei del contrario, non deve essere facile." (pag 129). E gli incontri con la critica-ameba e con il critico-pantegana sono umoristici.

Nelle pagine del diario tuttavia prevale il dispiacere di non ricevere risposte: "Mando lettere, scrivo lettere su fogli che dopo non trovo, a volte sono invece nel computer, ma chissà dove, perdere lettere dentro un computer. Così non spedisco molte lettere, le risposte sono comunque rare. Avrei avuto bisogno di una risposta qualche volta, di qualcuno che mi dicesse di aver letto, considerato, capito, un po' magari il solito gioco di dire e non dire. Tornare a casa e vedere che anche oggi non ci sono lettere." (pag 38); "Finisco di scrivere qualcosa, lo mando a qualcuno che potrebbe forse essere interessato. Qualcuno ne dice un gran bene, qualcuno tace, i più fanno finta di niente. Passa il tempo, io continuo a scrivere, questa continuità di scrittura certo non merita nessuna particolare attenzione. Ormai so che cosa piace a quelli che danno i premi, alle giurie piace il realistico consolatorio facilmente detto e con dei buoni propositi, i buoni propositi sono tutto nella cattiva letteratura." (pag 43). Durante una conversazione con lei ho domandato a Claudia Zaggia cosa pensa dell’attuale produzione editoriale e lei ha risposto che ha l’impressione vengano scritti molti romanzetti con i quali non c’è mai il rischio di farsi male, che ci siano troppi scrittori “con il salvagente”.