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mercoledì 21 dicembre 2011

Per voce altra

Parlerò di tre autori, anzi ne riporterò per maggior chiarezza le pagine, i quali compiono il mirabile sforzo di entrare in contatto con gli altri o con l'altro, con realtà inconsuete, infrequentabili o strane. Prodigarsi in questo senso è a mio avviso uno dei significati della letteratura.
Il romanzo Sangue di cane di Veronica Tomassini (Laurana, Milano 2010, pp 230, e 16.00) è la storia dell'amore sconvolgente di una donna per un polacco alcolista che chiede l'elemosina a un semaforo. E' ambientato in una Siracusa metropolitana, ma potrebbe svolgersi alla periferia di qualunque centro abitato circondato da baracche di emarginati. I ripetuti tentativi della ragazza di salvare lo slavo sono occasione per rapportarsi con un mondo di esclusi, la cui presenza accanto a noi è segno di qualcosa che spesso ci rifiutiamo d'interpretare ma che inconsciamente fa appello a tutte le doti umane di comprensione e partecipazione. La scena di seguito descritta, che si svolge in prossimità di quelle grotte in cui trovano riparo i senza casa, evoca un mondo fuori dalla storia e pare svolgersi all'ingresso dell'inferno:
"C'erano le grotte dei polacchi e le grotte dei rumeni, rom rumeni di Sibiu o Valea Seaca, famiglie intere con bambini in fasce, bambini di tutte le età. Dividevate il territorio, da una parte i polacchi, dall'altra i rumeni. A pochi metri, sorgeva la chiesa degli ultimi giorni e un albergo a cinque stelle. Ma entrando in zona franca, il mondo bisognava dimenticarselo.

domenica 11 dicembre 2011

L'ingenuità

In quest'epoca di scaltrezza e di cinismo (oserei parlare di impero del cinismo) rivendico per me l'ingenuità. Quella di un personaggio di Robert Walser, poeta che muore addormentandosi nella neve nei Fratelli Tanner, o quella di Paolo, protagonista di un romanzo incompiuto di Federigo Tozzi, che crede di aver vissuto dentro le gocce di pioggia o di essere stato un raggio di sole. "Io ho perduto la mia anima dentro alcuna pianta…" dice ancora, oppure: "Io mi sono dimenticato parecchie volte. Quando la mia coscienza è riapparita, ho trovato un nuovo individuo che ho dovuto studiare." (Paolo. Adele, Vallecchi, Firenze, 1995).
Di candore disarmante è anche questa frase di Mircea Cartarescu: "… non sapevo che un giorno avrei mollato tutto per realizzare il mio eterno sogno: una sedia, un tavolo e un letto in una mansarda, dove avrei vissuto, aureolato di solitudine, una vita non terrena." (Abbacinante, Voland, Roma 2003).