giovedì 6 agosto 2020

Il percorso accidentato dell'infanzia nella sintassi di Leggenda privata di Michele Mari

L'andamento di questa autobiografia (ferma a infanzia e adolescenza) di Michele Mari è giustamente ondivago e zigzagante per le libere associazioni della memoria involontaria, ma soprattutto per l'invenzione dei personaggi demoniaci che commissionano al narratore l'opera, veri e propri datori di lavoro, che lo costringono a trattare di preferenza gli argomenti di cui andare meno orgogliosi, come l'enuresi notturna o i tic ossessivi: lo scrivente scrive (confessa) perché obbligato dai demoni persecutori che abitano l'avita dimora degli avi. L'idea che siano i nostri fantasmi a muoverci alla scrittura o, più generalmente, all'azione è altamente condivisibile e pone il romanzo in diretta discendenza dal perturbato dominio della psiche. 

Il campo visivo della pagina risulta costantemente disturbato, attraversato come da incursioni, dalle numerose parentesi, tonde e quadre, che racchiudono pensieri laterali o semplici puntini di sospensione. I singoli brani ed episodi sono infatti conclusi con puntini posti in parentesi quadra (più marcata di quella tonda, segno più forte): sostanzialmente interrotti. Alla fine di ogni capitoletto, e talvolta anche all'inizio, è espressa così una reticenza di fondo, una volontà di non dire tutto. Lo scrittore è forzato a parlare, a rivelare i molti aspetti dolorosi della sua età formativa da mostri disgustosi e tormentosi che si nascondono dietro ogni angolo, terrorizzavano il bambino e ancora ansieggiano l'adulto. Sul percorso della lettura si ergono come ostacoli continue deviazioni (talvolta anche consecutive, come tra le pagine 58-59 e tra le pagine 162-163) o interruzioni, con quelle partentesi quadre così simili a scogli, gli scogli del non detto. Particolarmente significativa questa frase a pag 36: "[…] D'inverno, l'abominevole parto. […]", a sé stante su una riga, dove la propria nascita, è isolata fra due silenzi, quello che allude all'amplesso abominevole (pag 3) del proprio concepimento e quello che allude alle terribili tensioni interne alla famiglia che da quel connubio ebbe origine.