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domenica 3 dicembre 2023

Bookcity

Olio di gomito per pulire gli elementi della cucina, poi di corsa a un evento pomeridiano di Bookcity. Quest'anno forse riesco a seguirne due o tre, anche se me ne ero prefissa cinque o sei.

Nel grande teatro del centro la sala principale è dedicata alla presentazione di un romanzo storico-rosa che sta spopolando. È difficile entrare per la ressa: una moltitudine di ragazze in coda per farsi firmare le copie dall'autrice ostacola non poco l'accesso alle altre sale che ospitano diversi eventi. Il mio è al primo piano: Mappe nel caos della poesia contemporanea. I relatori cercano di dire qualcosa su un mondo corporativo e autoreferenziale (sic), quello della poesia contemporanea che cita e ordina sé stessa, consegnandosi alla posterità già confezionata in alcune antologie e mappe orientative.

La saletta non è proprio vuota, anzi più piena del solito, perché, a differenza dei tre-quattro ascoltatori che abitualmente costituiscono il fedelissimo pubblico dei reading, qui si stanno concentrando una decina di persone, forse qualcuna in più, delle quali soltanto alcune si salutano, altre è la prima volta che si vedono: e questa sì che è una gran differenza rispetto alle solite letture pubbliche di poesia, dove i pochi convenuti si conoscono, si sono già letti e ascoltati, se la cantano e se la suonano, comunque contenti di ascoltarsi e auscultarsi vicendevolmente. I lettori di poesia sono i poeti stessi, si diceva qualche tempo fa; ora si può aggiungere che i poeti stessi sono anche i critici della poesia. Un relatore osa di più: per un certo periodo i veri e propri critici (quelli non poetanti?) hanno avuto paura a pronunciarsi sulla poesia attuale.

sabato 10 dicembre 2011

Tra feudo e mercato

Nelle Illusioni perdute (1837-43) di Honoré de Balzac, che descrive gli intrighi, la vanità, la corruzione di letterati, teatranti e giornalisti della Parigi del primo Ottocento, si trovano frasi come queste: “Il giornalismo è un inferno, un abisso d’iniquità, di menzogne, di tradimenti che si può attraversare uscendone puri solamente se protetti, come Dante, dal lauro divino di Virgilio” (Newton Compton, 2006, p. 161); “… quando vi sarete rovinato la salute e lo stomaco per dar vita a quella creazione, voi la vedrete calunniata, tradita, venduta, deportata nelle lagune dell’oblio dai giornalisti, seppellita dai vostri migliori amici”.
Con altrettanto disincanto e amarezza si può parlare oggi del nostro ambiente letterario. Accanto alla casta dei politici, mostrata in tutta la sua flagranza di privilegio da Sergio Rizzo e G. Antonio Stella nel celebre volume edito da Rizzoli nel 2007, accanto a quella dei professori universitari, denunciata da trasmissioni televisive come Annozero, accanto a quella dei giornalisti, nominata più volte da Beppe Grillo, non poteva mancare infatti la casta dei letterati, di cui ci ha raccontato qualcosa lo scrittore Antonio Moresco nell’autobiografico Lettere a nessuno, già edito da Bollati Boringhieri nel 1997, ora riedito in versione ampliata da Einaudi (2008).