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mercoledì 28 dicembre 2011

NITA (tm)

Seconda e ultima parte del lungo racconto di Carlo Cenini

T*** B***: “La tecnologia quantistica messa in campo per la realizzazione del gioco SHERWOOD® e, ancora di più, quella sviluppata per creare le condizioni di controllabilità di NITA™ attraverso la sua versione depotenziata DAIMON™ è, non solo dal punto di vista dei materiali utilizzati ma anche dell’estensione e della qualità di memoria coinvolta, senza precedenti, completamente all’avanguardia, il che ci ha esposto a una serie di rischi che diciamo non abbiamo saputo gestire nel modo migliore, almeno fino alla prima fase alpha inoltrata, quando finalmente Little John ha diciamo vuotato il sacco (ma è bene precisare che diversi tester a questo punto avevano già manifestato delle diciamo crepe nel loro equilibrio nervoso, crepe che a quell’altezza nessuno sarebbe stato in grado di far risalire al collaudo del gioco, anzi direi crepe che possiamo percepire solo ora come tali, con il senno del poi, ma che al tempo potevano al più apparire come vezzi o tic) nominando per la prima volta NITA™ (anche se non sono autorizzato, né è al momento pertinente, non sono autorizzato a dire con quale nome di preciso l’abbia nominata), e qui mi scuserete se mi dilungherò un po’, ma per spiegare come sono stati condotti i test è necessaria una digressione sull’organizzazione interna della fabbrica di giocattoli, sui suoi livelli e le sue gerarchie, nonché su alcuni inevitabili difetti del suo (della fabbrica di giocattoli) apparato burocratico che, in questo particolare caso, si sono rivelati essere, ancorché minimi, critici; come se non bastasse, la produzione di SHERWOOD® è stata decisamente travagliata, specie nelle fasi iniziali del progetto, e molte delle persone coinvolte sono state allontanate dopo che ... (omissis) ... ; per cui quando durante i test nella fase alpha Little John ha nominato NITA™ (naturalmente come ripeto non è detto che Little John abbia usato subito il nome Nita, quello è un nome di comodo, una diciamo media onomastica, il nome come ripeto non è sempre e forse non è mai lo stesso ad ogni nuova apparizione ... (omissis) ... ) siamo diciamo caduti dalle più alte nuvole, perché nessuno di noi ovviamente aveva mai sentito parlare di NITA™ (fosse o non fosse quello il nome ... (omissis) ... ).

NITA (tm)

Prima parte di un lungo racconto di Carlo Cenini apparso sul n 55 di Nuova prosa


“perciò creiamo seconde nature, false testimonianze”
Massimo Rizzante, Rapporto dal regno di Fiandra


Guardando le fotografie agli atti del processo, sulle prime uno potrebbe scambiare il laboratorio per il salone di un parrucchiere per signora, questo per via dei grossi caschi e delle poltrone regolabili su cui sono sistemati i tester/vittime (ossia, “tester” ovvero “game-tester” secondo la difesa, “vittime” secondo l’accusa; dato che durante tutto il processo la giuria, per non dare l’impressione di essere già incline a dar ragione all’una o all’altra parte, ha usato la formula “tester/vittime”, tale formula è rimasta tuttora per [evitare di] definire il particolare statuto, legale e/o “lavorativo”, dei soggetti in questione o, secondo bischizzato dal dottor T*** B*** alla fine del processo, “i soggetti in oggetto”); nella fotografia catalogata al n. 14, in particolare, i tester/vittime sembrano solo un gruppo di persone che si fa la permanente, o almeno lo sembrano fino a quando non si notano i ferri chirurgici disposti in bell’ordine sul tavolo operatorio, il tavolo operatorio stesso, l’assenza totale di specchi e cosmetici, i macchinari per la decodifica dei flussi linguistici che escono da ulteriori macchinari che potrebbero essere descritti come sismografi o meglio elettroencefalografi o (e dopotutto forse è quest’ultimo il paragone più azzeccato, anche se sia la difesa che l’accusa, ciascuna per motivi differenti, si sono astenute dall’avanzarlo durante il processo) macchine della verità.