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domenica 18 dicembre 2011

Acqua nera

Ci si domanda come sia potuto succedere, e nonostante l'ecopass... Il massimo livello tollerabile di pm10 nell'aria secondo le direttive europee sarebbe una concentrazione di 50 microgrammi al metro cubo; per varie settimane la densità della polvere ha toccato i 100 microgrammi. Lei muoveva le labbra a vuoto, cercando il coraggio di articolare la parola perduti. Il mondo è pieno di veleni che neanche te ne accorgi; intanto adesso sono vivo, domani si vedrà... Nei primi due mesi del 2010 si è registrato un picco di leucemie infantili senza precedenti nella città di Milano. Un'équipe di medici e specialisti è impegnata a studiare il fenomeno, ma non c'è ancora una risposta. Il cancro è bastardo, per ogni caso possono esserci moltissime concause. Crescono del 2% l'anno le neoplasie infantili in Italia con picchi in prossimità di aree industriali e inquinate: il primo rapporto in materia è del 2008, redatto dai centri di prevenzione, di oncologia e dall'Istituto superiore della sanità in base a ricerche che partono da fine anni ottanta. Dei figli degli altri chi se ne frega, io i miei li porto via tutti i finesettimana… poi, all'improvviso, uscì chissà come di strada per finire nell'impetuosa acqua nera… Probabilmente è doloso il danno provocato dall'apertura dei rubinetti, per l'esattezza delle vasche di mantenimento di un'ex raffineria a Villasanta, in provincia di Monza. Risulta che il contenuto del deposito fosse superiore a quello imposto dalla regione. La domenica del blocco mi sono infilato in auto e ho acceso il motore, un vigile mi ha avvicinato e gli ho detto: fa freddo, sto qui dentro per scaldarmi; mi hanno lasciato stare… sebbene all'interno ci fosse ancora dell'aria, una bolla, o alcune bolle. E' indubbio trattarsi di qualcuno che conosceva bene la fabbrica e il sistema per manomettere l'impianto.

venerdì 16 dicembre 2011

La specie che fabbricava idee

In alcuni recenti documentari di "Ulisse" o della "Gaia scienza" viene prefigurato il volto del pianeta dopo la scomparsa dell'uomo, sull'esempio che fanno alcuni giornalisti scientifici americani; tra i più celebri, Alan Weisman nel volume Il mondo senza di noi (Einaudi, Torino 2008).

In concomitanza con la settimana del clima, indetta a livello internazionale a partire dal 21 settembre 2009, in questa breve pagina parlerò anch'io della specie umana come se fosse già trapassata, come se si fosse estinta da tempo, se mi si lascia passare l'inevitabile finzione che qualcuno, un qualche essere di un'altra specie molto simile a noi sia in grado di decifrare un lontanissimo giorno la nostra storia.



Ipotesi sulla specie umana

Era la specie che fabbricava idee. Grazie all'abile uso delle mani e alla produzione di utensili, il cervello si era talmente sviluppato e perfezionato da riuscire a elaborare progetti per il futuro e teorie sulla sua propria esistenza, provenienza e destino. Dopo aver domato gli elementi, a differenza di tutti gli altri animali, l'homo sapiens riusciva a guardare il mondo con un sorriso e non più con paura. Di fronte alla linea dell'orizzonte era capace d'interrogarsi sull'ignoto, desideroso di conoscere anche ciò che poteva sfuggire alla sua percezione.  

Fu la specie che si pose il problema della serena convivenza fra tutti, che immaginò paradisi o società collaborative e felici, che riuscì a provare pietà anche per il diverso da sé, che riuscì a superare, in molti casi di eroismo e di sacrificio, i propri limiti egoistici di pura sopravvivenza. Sottomise la natura alle proprie esigenze ma avrebbe voluto vivere in armonia con tutte le forme viventi e, fin dai tempi più antichi, sognava un'arca che salvasse ciascun tipo di animale e pianta dai diluvi.

Chiamò fratelli i lupi e i carnivori più pericolosi, ma comprese la propria somiglianza di destino anche con le specie più lontane dal proprio stadio evolutivo, come invertebrati e insetti. Eppure lottò contro malattie sempre nuove, si difese strenuamente contro terribili epidemie e carestie.

Quelli che van per rospi... ma per salvarli

Oggi, 1-7-09, leggo su la Repubblica on line l'articolo di Cristina Nadotti "Brutti, sgraziati e repellenti: ma da salvare", che parla di diverse specie animali e vegetali in via d'estinzione non tutelate però come altre dall'aspetto più simile al nostro. Chi infatti non prova simpatia per delfini, panda o lupi, dal musetto quasi antropomorfico, e chi sarebbe pronto a prodigare energie, tempo e fondi per rettili e anfibi ugualmente a rischio?

Qualcuno c'è, persone rare ed encomiabili.

Una di queste è Anna della Lac, che, oltre a essere attivista della Lega per l'abolizione della caccia, si prodiga anche per la salvezza di alcune preziose specie selvatiche messe a dura prova dal crescente consumo del territorio. Chi penserebbe mai, per esempio, ai rospi? Spesso nelle campagne sono stati e sono facile oggetto di persecuzione da parte dei ragazzini. Ma la loro peggiore sventura è stata causata dall'usurpazione territoriale da parte di strade e centri abitati, che ha portato come non ultima conseguenza anche l'inquinamento delle acque.

Il Bufo bufo, rospo comune, è ormai un animale del nostro sottobosco a rischio d'estinzione, sebbene abbia in  natura pochi predatori, deponga migliaia di uova e si sia sempre dimostrato utilissimo per l'agricoltura, in quanto nella catena alimentare riduce la proliferazione di alcuni tipi d'insetti infestanti. E' protetto dalla Convenzione di Berna del '79, che tutela la fauna selvatica, divenuta legge italiana nel 1981.

giovedì 15 dicembre 2011

Ufficio oggetti smarriti 2

Il telefono fisso e il vecchio televisore

C'erano una volta il telefono fisso e un solo televisore in casa. Adesso immagini in movimento e conversazioni telefoniche ci accompagnano pressoché ovunque. Assistiamo al tripudio della telefonia mobile e al proliferare ovunque di schermi pubblicitari o informativi, che ci ossessionano persino lungo i binari dei treni, alle fermate della metropolitana, sugli autobus, nelle sale d'attesa di dentisti o parrucchieri, oltre che nelle grandi piazze o per strada, come a riempire tutti i vuoti possibili. Il nostro è un tempo infarcito di cose, e perdipiù di cose belle.

lunedì 12 dicembre 2011

Squarci

Il buco nell’ozono e la sua rimozione. Il vero baco del millennio è il buco nell’ozono, uno strappo che si sta allargando sempre più nella sottile pellicola protettiva dell’atmosfera, a causa delle nostre emissioni inquinanti. Al momento sull’Antartide ha raggiunto le dimensioni dell’intero Nordamerica.

Il primo oggetto di rimozione nella coscienza di noi moderni homini sapientes sapientes è proprio questo piccolo, progressivo squarcio nel tessuto gassoso che ci protegge, noi e tutte le specie viventi, dall’arroventarsi del clima. Intanto si cominciano a scoprire anche altre conseguenze irrimediabili della predazione che il genere umano in pieno sviluppo demografico sta portando avanti a ritmo industriale accelerato in ogni dove; conseguenze cui si cerca tuttavia di non pensare, come quella della sparizione di moltissimi tipi di specie e di risorse, o come quella dell’impossibile smaltimento di vari rifiuti. Madre natura, non più madre, ma ridotta ormai ad ancella, a schiava da spremere il più possibile e poi buttare via, non riesce ad assorbire e a trasformare le varie sostanze tossiche o meno tossiche in qualcosa di buono per qualcuno. La velocità con cui lo stravolgimento della faccia della Terra avviene, lo sviluppo con la relativa crescita demografica, non le danno il tempo di abituarsi. E’ come una vecchia serva che lavora ventiquattr’ore su ventiquattro e non ce la fa più a servirci con la dovuta sollecitudine, anzi qualche volta si ribella, si ferma… ma quella muore…?!
Paradossalmente c’è stato anche qualche opinionista o psudoscienziato vaneggiante che per la fine del mondo ha ipotizzato questa soluzione: il lancio nello spazio di qualche sopravvissuto che colonizzi altri pianeti; il nostro possiamo tranquillamente lasciarlo andare in malora, ce ne sono tanti…!