Dopo aver letto Cristi polverizzati sorge spontanea la curiosità di sapere com’è stata la seconda parte della sua vita, quella vissuta in Norvegia. Come avvenne che andò a lavorare proprio a Oslo? Fu facile ambientarsi in un Paese così diverso dal nostro?
Avevo ventitré anni nel 1953 e per puro caso trovo un editore che mi pubblica la mia prima raccolta Non possiamo abituarci a morire,prefazione Franco Fortini, questa raccolta mi procurò solo irrisioni e portate in giro, la raccolta peggiorò la mia situazione avrei potuto trovare da lavorare solo come facchino muratore sono alto 1,66 pesavo 56 chili, ero gracilissimo e il lavorare come facchino muratore mi distruggeva, una domenica mattina per puro caso nella piazza di Fermo vicini ad una rivendita di giornali conobbi un signore, parlando del più e del meno mi disse che era per pochi giorni a Fermo dove era nato e avendogli detto che ero disoccupato mi disse di un suo ristorante a Bruxelles dove mi avrebbe dato lavoro. Mi licenzio da facchino di muratore e parto. Arrivo a Bruxelles a notte tarda, dormo in una panchina della stazione e al mattino mi presento al ristorante, in verità era un ristorante albergo, mi danno da lavorare come lavapiatti e un posto per dormire. Tutto fila bene per un certo periodo poi scoppiò una cagnara con una che lavava i piatti come me. Faceva delle cose disgustose, i bicchieri che ritornavano per essere lavati spesso contenevano vino rimasto e il mio compagno se li scolava tutti sino ad ubriacarsi e il lavoro che dovevamo fare in due lo facevo io solo. Mi stancai di questa storia e mi misi a capovolgere il vino che rimaneva nei bicchieri velocemente.