Un'asceta che in altri tempi sarebbe stata considerata una piccola santa? San Francesco in versione laica e moderna? Una novella Antigone che si appella a leggi non scritte le cui radici affondano in un sentimento di empatia e rispetto verso tutti gli esseri viventi?
Greta si discosta molto dal modello di attivista politico sessantottino, il
quale mirava allo sdoganamento di comportamenti repressi e di nuove libertà
individuali. "Vietato vietare" era uno dei motti liberatori
dell'epoca.
Il modo di porsi di Greta pare modellato su un altro tipo di morale. Si
percepisce motivato da un forte legame con la natura, che i popoli nordici
coltivano da sempre, come pure da una tradizione culturale e religiosa protestante,
che responsabilizza molto i singoli, che richiede fermamente coerenza e rigore.
Perché parlo di una tradizione religiosa? La sua attenzione è rivolta al
pianeta vivente, non unicamente alla società. Greta è anche vegana, per
esempio, probabilmente non solo per motivi strettamente ecologisti. Questi in
molti casi puntano a una semplice riduzione del consumo di carne e non
necessariamente a una rinuncia completa (vedi Greenpeace e altre associazioni).
Greta è una figura ascetica che potrebbe sembrare d'altri tempi. Ma
riproponendo l'antica questione del limite, dell’autocontrollo, particolarmente
avversata dalle società iperproduttive in cui viviamo, riporta sulla scena
abitudini improntate alla parsimonia che evidentemente non si possono dimenticare
o trascurare, in quanto favoriscono gli equilibri dell'ecosistema.
Per non compromettere il già difficile rapporto uomo-natura, il suo impegno
è esteso a tutto campo. Dice come è attenta nell’alimentazione, nei viaggi,
negli acquisti. La coerenza è una parte fondamentale della sua immagine e del
suo carisma: è grazie a questa coerenza inflessibile che riesce così
convincente.
L’altro lato della medaglia, l’intransigenza, viene lasciato un po’ più nell’ombra poiché probabilmente non così gradito agli occidentali viziati dal consumismo, mentre si preferisce enfatizzare il richiamo ai potenti. Forte delle sue virtù inattaccabili, infatti, è nella posizione giusta per lanciare strali ai potenti di tutto il mondo. Non manca di sottolineare comunque, rivolta a tutti noi: “Non si può essere sostenibili solo in parte: o si è sostenibili o non lo si è”.
Nel momento in cui potrebbe rischiare di essere presa in antipatia (non per
sua colpa ma perché il messaggio che porta contiene una sua severità) entra in
gioco un aspetto che la differenzia da celebri figure di censori del passato,
nell’iconografia anziani e accigliati. L'aspetto esteriore quasi infantile,
delicato, e la giovane età non solo alludono chiaramente all’innocenza; si
prestano pure a suggerire l'impressione che Greta sia facilmente controllabile
e manipolabile, una specie di Pippi Calzelunghe che si può far comparire e
scomparire all’occorrenza come il personaggio di un cartone animato. E' stata
questa una delle fortune del movimento: la parvenza innocua, per cui i capi
politici maggiori del pianeta e le istituzioni internazionali l'hanno
accettata, inclusa nelle foto di gruppo dei vertici al fine di mostrarsi amici
del clima, contribuendo così alla propaganda delle sue idee. Il movimento ne ha
ricavato pubblicità ma un evidente rischio di strumentalizzazione. Un esempio,
l'incontro di Davos del gennaio 2020: alla presenza della finanza
internazionale, l'icona-Greta figurava a garanzia di un interesse diffuso per
la sostenibilità, largamente smentito dai fatti, se si va a controllare la
percentuale effettiva degli investimenti finanziari delle banche nelle
rinnovabili o nel fossile. Probabilmente fa piacere a tutti, potenti e popoli
sparsi per un mondo che si regge ancora in discreto equilibrio strategico dopo
il secondo conflitto mondiale (gettiamo un velo sulla lotta inesausta fra
potenze medie e grandi, che, pur mantenendosi a intensità contenuta, ha
prodotto terribili guerre mai finite; sulle ripetute crisi economiche; sulle
ingiustizie sociali planetarie), l'illusione che la conversione ecologica o
addirittura un cambiamento di modello di sviluppo possa avvenire in modo
graduale, pacifico, razionale, progettato nei dettagli e organizzato, con costi
contenuti.
Un leader tipo Che Guevara immagino suscitasse tutt’altra impressione sui suoi contemporanei: un comandante, un soldato. Agitando l'immagine di Greta credo che sia lo spettro dei conflitti e delle rivoluzioni che soprattutto si desideri tenere lontano.
Non c’è neanche da parlarne: non siamo a quel punto. Tutti sperano di non
arrivarci e si concentrano sulla green economy. Sarà possibile attraversare la
crisi climatica con alcuni accorgimenti tipo auto elettriche anziché
inquinanti, cibo bio anziché da allevamento, locali plastic free, sigarette elettroniche
e così via? Sarà sufficiente continuare a consumare scegliendo semplicemente
merci un po’ meno dannose oppure occorreranno scelte drastiche anche a livello
personale? Lo stile di vita viene chiamato in causa dallo stato di emergenza e
dalle evidenti difficoltà a correre ai ripari con politiche globali radicali: è
la volta dell’individuo a essere esaminato, interrogato, sanzionato. Se è vero
che il consumismo è distruttivo, un cambiamento delle nostre abitudini, vizi e
capricci è inevitabile. Dobbiamo metterlo in conto.
Amitav Ghosh tuttavia osserva: "Negli ultimi tempi, molti attivisti e
persone sensibili hanno cominciato a definire il cambiamento una questione
morale. E' una sorta di ultima spiaggia, dato che appelli di altro tipo non
hanno prodotto un'azione concertata sul cambiamento climatico. E così, per uno
sgambetto del destino, la coscienza individuale è vista sempre più come il
campo di battaglia privilegiato di un conflitto che è invece palesemente
globale e richiede un'azione collettiva: è come se, esaurita ogni altra risorsa
democratica, non restasse che la morale." (La grande cecità, Neri
Pozza, Vicenza 2019). Lo scrittore rimarca il problema del progressivo
depotenziamento democratico nei Paesi occidentali quando dice che sono ormai
"per molti versi spazi postpolitici gestiti da apparati
di vario tipo. Per molte persone, ciò crea un angosciante senso di smarrimento,
che si manifesta in un desiderio sempre più disperato di recuperare una vera
democrazia partecipativa." (162) In realtà secondo lo scrittore indiano
nel cambiamento climatico giocano un ruolo decisivo i Paesi dell'Anglosfera
(Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda), i quali
ostentano indifferenza o negazionismo nei confronti dell'allarme ambientale per
difendere il loro elevato standard di vita, restando dell'opinione che alla
peggio i costi di questa scelta ricadranno come già in passato su una parte
dell'umanità che non coincide con la loro.
Potrebbe essere che Greta anticipi lo stile di vita della decrescita che
verrà, felice o infelice che sia. E' molto probabile che una crescita continua
e inarrestabile registrerà una battuta d’arresto, prima in alcuni Paesi che in
altri ma a lungo andare diffusamente. L'esplorazione dello spazio non ha
portato al reperimento di maggiori risorse e quelle che abbiamo, sempre più
ridotte a causa della corsa all’accaparramento e allo sfruttamento sregolato,
sono quelle dell'unico pianeta che abitiamo. Con l'aumento demografico e le
migrazioni, inoltre, tali risorse andranno sempre di più distribuite. Mentre la
sovrabbondanza di merci si trasforma rapidamente in rifiuti che non si sa più
dove stoccare, come disperdere nella maniera meno pericolosa possibile. La
società del boom economico, a poco più di cinquant'anni dal suo nascere, la
vediamo degenerare a vista d'occhio in una società i cui eccessi non si
riescono più a contenere, i cui rifiuti la natura non ha il tempo di
riassorbire e che vanno a soffocare, ridurre, compromettere gravemente la
capacità rigeneratrice della Terra.
Vedo dunque Greta ben più di una piccola santa adolescente: è simile a un
angelo (intendendo il termine secondo l'etimologia greca), l'annunciatrice di
un'era completamente diversa che sta per iniziare.
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