mercoledì 2 dicembre 2015

Sul settarismo

Ritengo legittimo che amici, conoscenti, scriventi che conosco leggano, frequentino e sostengano chi magari non piace a me, e possano non avere un giudizio positivo di tutto quello che dico, penso o scrivo. Può accadere che non abbiamo esattamente le stesse idee con tutte le loro sfumature così come possono stare antipatiche persone diverse, non per forza identiche per tutti. Mi sembra normale che sia così. Trovo incredibile che alcuni abbiano la pretesa che venga accolto come oro colato tutto quello che dicono e che gli altri esprimano i loro medesimi giudizi su tutto, compresi autori o critici da stimare o da disprezzare, da leggere o no, da frequentare o da escludere. Per quella che è la mia esperienza, il settarismo, forse residuo di antichi campanilismi e consuetudini di un lungo Medioevo, è discretamente diffuso. In ogni caso, non mi ci riconosco. Presumo di non essere né gregaria né settaria. Leggo anche testi d'autori che mi sono personalmente antipatici.
Faccio un esempio: Walter Siti è uno scrittore che mi è antipatico, anche se non lo conosco personalmente e non ha fatto nulla contro di me. Non mi è piaciuta una sua frase detta in pubblico, qualche tempo fa in un incontro a Milano. Ha dichiarato apertamente che a lui le donne non interessano nemmeno come personaggi letterari, che non se ne occupa, che non ne parla, che per lui è come se non esistessero. Non so precisamente che cosa intendesse (il personaggio di Fausta in Scuola di nudo allora che cos'è? Sembrerebbe una variante del personaggio femminile buono, masochista e votato al sacrificio, secondo tradizione); ma la frase detta così tranquillamente col sorriso sulle labbra a me non è piaciuta, mi è suonata male, mi ha fatto una brutta impressione; ragion per cui è diventata un'abitudine non leggere i libri di Siti. Questo suo atteggiamento, fra l'altro, mi pare che non abbia per forza a che fare con l'omosessualità, dal momento che molti autori omosessuali, si sa, non avevano alcuna preclusione a parlare sia dell'uno sia dell'altro sesso. Le cose al momento stanno così: come Walter Siti non è interessato alle donne, io non sono interessata a lui: mi sembra normale, reciproco.*
Questa scelta non mi ha impedito di leggere comunque il suo testo più noto, considerato il suo capolavoro, Suola di nudo, di cui cito in nota una frase secondo me molto bella e condivisibile **. Cosa voglio dire con questo? Che certe prese di posizione, anche dovute a umori, proiezioni, simpatie individuali, non dovrebbero impedire un minimo di elasticità. Non mi sognerei mai di dire a qualcuno: non leggere Walter Siti, questo o quell'altro.  
Anche uno scrittore che per qualche motivo non convince può scrivere cose interessanti, viceversa perfino i grandi della letteratura possono aver pubblicato testi decisamente trascurabili o imparagonabili con i loro migliori. Penso a William Faulkner, un mio mito, che mi ha molto deluso in almeno uno o due dei suoi libri.
In ogni caso, attenzione all'agorafobia intellettuale (lo dico anche a me stessa), direbbe Diego Fusaro, la paura degli spazi aperti, di più ampi orizzonti, del diverso da sé.


* Non escludo che dietro la mia antipatia per Walter Siti possano esserci più ampie ragioni politiche per cui gli uomini maschi pare che in sostanza ancora si dividano il campo in questo modo: ai maschi virili, la politica, le azioni, le insurrezioni, gli affari, con annesse e connesse scienza e tecnologia; ai maschi gay, le arti, la letteratura, aree del pensiero meno legate all'azione. Le donne ancora a casa a far da mangiare. Ma, razionalizzando molto, occorre aggiungere: probabilmente i gay hanno potuto emergere in molti campi della letteratura, dell'arte e del pensiero perché, non dovendo occuparsi in alcun modo di una famiglia (almeno fino a oggi), hanno potuto riservare molto più tempo e risorse ai loro interessi culturali e spirituali. La questione della lobby è secondaria. Gli uomini etero hanno tradizionalmente scaricato sulle donne il peso della famiglia ma parzialmente se ne sono dovuti occupare, almeno per l'aspetto economico, sacrificando molto al lavoro, non si può negare, e a quanto è più vicino al lavoro: la tecnica, il calcolo, l'organizzazione, la politica, l'economia.

** "Con mia madre avevo fatto un patto, lei m'avrebbe comprato il gelato se io non glielo avessi chiesto; ma poi si distraeva, dal sellino della bicicletta vedevo la gelateria rimanere indietro e non potevo avvisare, perché avvisando avrei perso comunque quello che desideravo. Ogni educazione è uno stupro." (Scuola di nudo, Einaudi Torino 1994, p 214). Sempre nello stesso volume ho trovato anche la seguente frase che mi piace molto: " 'Voi siete i veri massoni: qui a Roma la lobby gay è molto attiva.' " (p 222).

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