giovedì 3 novembre 2022

Brani a ritmo accelerato

  1. Segnalo alcuni brani tratti da testi di notevole valore, dal ritmo straordinariamente veloce, consonante con le corse di cui si parla. Sono pagine davvero riuscite, brillanti. Comincio dalle pagine finali del racconto di Julio Cortazar L'autostrada del sud, facente parte della raccolta di racconti Tutti i fuochi il fuoco, degli anni Sessanta, edito da Einaudi nel 1994, con varie ristampe. Traggo dalle pagine 25-26 dell'edizione Einaudi questa citazione, che, seppur tagliata qua e là per la lunghezza e brutalmente accorciata, mostra tratti di accelerazione del ritmo, il rallentare e lo spegnersi:    "Tirando fuori il braccio sinistro, 404 cercò la mano di Dauphine, sfiorò appena la punta delle sue dita, vide sulla sua faccia un sorriso d'incredula speranza e pensò che sarebbero arrivati a Parigi e che avrebbero fatto il bagno, che sarebbero andati insieme in qualche posto, a casa sua o in quella di lei a fare un bagno, a mangiare, a fare il bagno interminabilmente e a mangiare e a bere, e che poi ci sarebbero stati mobili, una camera da letto con mobili e una stanza da bagno con schiuma da barba per farsi davvero la barba, e gabinetti, pranzi e gabinetti e lenzuola, Parigi era un gabinetto e due lenzuola e l'acqua calda sul petto e sulle gambe, e una forbice per le unghie, e vino bianco, avrebbero bevuto vino bianco prima di baciarsi e sentire che profumavano di lavanda e di colonia, prima di conoscersi davvero in piena luce, fra lenzuola pulite, e tornare a fare il bagno per gioco, amarsi e fare il bagno e bere ed entrare da un parrucchiere, entrare in un bagno, carezzare le lenzuola e carezzarsi fra le lenzuola e amarsi fra la schiuma e la lavanda e gli spazzolini per i denti prima di cominciare a pensare a che cosa avrebbero fatto, al figlio e ai problemi e al futuro, e tutto ciò sempre che non si fermassero, che la colonna continuasse ad andare avanti anche se non era ancora possibile mettersi in terza, continuare così in seconda, ma continuare. Con il paraurti che sfiorava la Simca, 404 si gettò indietro sul sedile, sentì aumentare la velocità, sentì che poteva accelerare senza pericolo di sbattere contro Simca e che la Simca accelerava senza pericolo di cozzare contro la Beaulieu, e che dietro veniva la Caravelle e che tutti acceleravano sempre di più, e che ormai era possibile passare in terza senza che il motore ne soffrisse, e la leva del cambio innestò incredibilmente la terza e la marcia divenne più dolce e accelerò ancora e 404 guardò intenerito e abbagliato alla sua sinistra cercando gli occhi di Dauphine. (...) Dauphine marciava già tre metri più avanti, all'altezza della Simca (...) Una macchia rossa a destra sconcertò 404; invece della Due Cavalli delle suore o della Volkswagen del soldato, vide una Chevrolet sconosciuta, e quasi subito Chevrolet passò seguita da una Lancia e da una Renault 8. Alla sua sinistra gli si appaiava una ID che già cominciava a sorpassarlo di metro in metro, ma prima che fosse sostituita da una 403, 404 riuscì a distinguere ancora in avanti la 203 che nascondeva già Dauphine. (...) Di quando in quando suonavano i clacson, le lancette dei tachimetri salivano sempre più, alcune file correvano a settanta chilometri, altre a sessantacinque, alcune a sessanta. 404 aveva ancora avuto la speranza che l'avanzare e il retrocedere delle file gli permettesse di raggiungere di nuovo Dauphine, ma ogni minuto che passava lo convinceva che era inutile, che il gruppo si era sciolto irrevocabilmente, che non si sarebbero più ripetuti gli abituali incontri, i minimi rituali, i consigli di guerra nell'auto di Taunus, le carezze di Dauphine nella pace dell'alba, le risa dei bambini che giocavano con le loro automobili, l'immagine della suora che contava i grani del rosario." 
  2. Il secondo brano è il finale di Una questione privata di Fenoglio.
  3. Certo, anche all'inizio di Fratelli d'Italia di Arbasino il ritmo è euforico, per esempio alle pagg 3-5 (Einaudi, Torino 1976) 
  4. Come particolarmente singolare, riporto inoltre questo brano che si trova verso la fine del Marcel ritrovato di Giuliano Gramigna (pagg 234-235, Rizzoli, Milano 1969): "Passai portandomi dietro quel segnale di marrone e azzurro. Il mio cuore aveva accelerato, addirittura extrasistoli, ma era una specie di dilatazione euforica come quando ci si mette a correre, poi manca il fiato e ci si sente bene, si sta per scoppiare e ci si sente ancora meglio con energie intatte. Galoppavo a cavallo della mia nevrosi: sindromi spastiche dell'apparato digerente, neurosi splancnica, stipsi spastica, neurosi cardiaca e vasale, instabilità circolatoria, vertigini, distonie funzionali degli ipotesi, iperemesi, vertigini labirintali (...), a cavallo non guarito ma in certo senso esultante. Anch'io avevo avuto quei capelli castani sulla fronte, la pelle nuova con la peluria bionda dietro le mandibole scampata al primo, ostinato rasoio; naturalmente senza rimpianto, però come mi erano piaciuti nei primi 10, 30 secondi che li avevo incrociati. Neppure Marcello era sempre stato il manichino-a-successo del Tennis Club: per non dire niente altro, oltre le guance giovani, i muscoli elastici, l'aria di cuccioli, eccetera, c'erano state anche le speranze del '45. Un momento di eccitazione non romantica ma proprio fisica, un'estasi corporale, una scossa elettrica data dalle cose, come inspirando nel momento che scrivo di me e di Marcello l'aria limpida, sottozero di Milano 8 gennaio1967, dove sembra di stare quasi a Irkutsk.". E' curioso perché mostra un momento di esaltazione in cui sembrano concentrate buffamente tutte le nevrosi del protagonista e la vitalità appare dimidiata dall'ironia.

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