Intervista a Maria
Luisa Guidi
Secondo il saggio
sull'età del turismo di Marco d'Eramo Il selfie del mondo (Feltrinelli,
Milano 2017) il turismo è la prima industria del pianeta nel secolo che stiamo
vivendo. E' un'industria pesante che muove i capitali e le masse, produce
ricchezza ma anche consumo di suolo e inquinamento.
Il cammino sociale
o social walking può offrire un'alternativa a forme di turismo più distruttive.
A questo proposito ho intervistato Maria Luisa Guidi, membro di Repubblica
nomade e di altre associazioni, che ha attraversato a piedi anche vasti
territori, lanciando in varie occasioni un messaggio ecologista, sociale e
politico.
R Ciao, Maria
Luisa, a inizio estate hai fatto un lungo percorso a piedi con un gruppo di
camminatori: dalla Puglia alla Bosnia attraverso la Grecìa salentina e la
Grecia. Da dove siete partiti esattamente e dove siete arrivati?
M Sono partita con la mia cara amica di Genova Laura Cignoli il 24 maggio 2018 con un treno notturno che da Milano Centrale ci ha depositato a Bari Centrale dove abbiamo incontrato un altro amico, Alberto Papi di Livorno. Ci siamo così incamminati sulla “Via Francigena del Sud” con l’obiettivo di arrivare a Lecce il 1° giugno per incontrare i compagni di Repubblica nomade, circa cinquanta persone, con i quali ci siamo recati, in treno, a Melpignano che è uno dei 9 comuni raggruppati nella Grecìa salentina, ossia il territorio nel quale si parla un dialetto denominato griko direttamente derivato dalla lingua greca ma scritto in caratteri latini. Abbiamo camminato per questo territorio visitando paesi e monumenti molto belli ed entrando in contatto con le realtà locali; me ne vengono in mente due: il Festival dell’inutile al Castello di Corigliano d’Otranto e la Chiesa di Santo Stefano a Soleto. Abbiamo poi raggiunto a piedi la stupenda Lecce e da lì siamo andati in treno a Brindisi, dove alla sera del 4 giugno ci siamo imbarcati per il porto greco di Igoumenitsa, da dove abbiamo raggiunto Delphi, luogo d'inizio della parte greca del cammino. Qui, per per prima cosa, ci siamo recati all’impressionante sito archeologico, dove abbiamo interrogato l’oracolo ponendo questa domanda: che fine farà l’Europa? Da lì abbiamo camminato sino ad Atene passando in luoghi storici molto importanti, per esempio Tebe e Eleufesina. Il percorso è stato bellissimo, molto agreste e punteggiato da piccoli centri. Non è stato facile il contatto con le realtà locali soprattutto per le difficoltà linguistiche. Nei paesi agricoli più remoti gli abitanti erano soprattutto persone anziane, mentre una cosa che ho notato è stato il fatto che abbiamo incontrato diverse persone che parlavano l’italiano perché avevano fatto l’università in Italia (mi vengono in mente gli incontri con una farmacista, un veterinario e un medico). Siamo poi rimasti quattro giorni ad Atene, dove siamo stati ospitati in una chiesa armena in cui si dava asilo anche a dei rifugiati siriani. Quotidianamente abbiamo camminato attraverso la città recandoci in tre realtà nate e funzionanti a causa della crisi: l’hotel occupato City Plaza Atene, un ristorante solidale nei pressi dell’Università di Atene e l’ambulatorio sociale e solidale di Elleniko.
R All’arrivo in Bosnia che
ricorrenza veniva celebrata?
M Per la prima
volta nel 2016, dopo il cammino Trieste/Sarajevo, un nutrito gruppo di
Repubblica Nomade (eravamo in 11/12 persone) ha proseguito per Nezuk, località
nei pressi di Tuzla, da cui parte ogni anno l'8 luglio la Mars Mira (Marcia
della Pace) che viene organizzata in memoria del genocidio di Srebenica
avvenuto nel 1995 e in cui sono state uccise 8372 persone, questo è il numero
"ufficiale" determinato dalle denunce di scomparsa effettuate dai
famigliari rimasti. La marcia della pace ripercorre all'incontrario il cammino
degli uomini che cercarono scampo fuggendo da Potocari (nei pressi di
Srebenica) verso Tuzla, furono inseguiti nei boschi e moltissimi furono uccisi
mentre scappavano su un percorso di ca 80 km che è ora costellato di cartelli
che segnalano i punti dove sono state ritrovate le fosse comuni (primarie e
secondarie......che vuol dire che furono scavate delle fosse comuni in cui
furono gettati centinaia di corpi, la cosiddetta fossa primaria, e poi furono
riaperte per spostare i corpi, la cosiddetta fossa secondaria, e confondere le
ricerche successive alla fine della guerra. Riflettiamo sul fatto che spesso
leggiamo o sentiamo dire che "in Europa non c'è stata nessuna guerra dopo
la fine della Seconda guerra mondiale": non è vero, c'è stata una guerra
nel cuore dell'Europa. Il cammino è il più bello, più commovente, più
emozionante, più drammatico, più sentito che io abbia mai fatto: infatti si
cammina per tre giorni con altre 4/5000 persone che sono lì spesso per
ricordare i propri congiunti (padri, nonni, fratelli, cugini ecc.) che hanno
trovato la morte in quei giorni tragici. Indescrivibile l'emozione della sera
del terzo giorno quando si arriva al meraviglioso memoriale di Potocari: si è
accolti dalle donne che di quegli uomini erano madri, mogli e sorelle. Il
giorno seguente - l'11 luglio di ogni anno - c'è la cerimonia di
commemorazione e di sepoltura delle salme a cui è stato dato un nome durante
l'anno precedente, infatti ci sono due luoghi in cui i resti recuperati vengono
esaminati e tramite l'esame del dna identificati; questo lavoro è possibile
perché l'eccidio ha riguardato solo la parte maschile della popolazione e
quindi tramite le parenti rimaste è possibile dare un nome a tutti.
Purtroppo nel 2017 non
sono riuscita a partecipare, come avrei voluto, perché in quei giorni
arrivavamo a Berlino ma quest'anno sono tornata con altri tre amici di
Repubblica nomade (Laura, Donatella e Alberto) e penso per il 2019 di riuscire
a coinvolgere più persone possibili per partecipare alla marcia: non
dimenticare e condividere il dolore per quanto successo penso sia l'unico modo
per dire NO ALLA GUERRA che, guarda caso, è anche il nome della campagna che
impegna da anni Emergency.
R Vuoi
ricordare alcuni dei compagni di viaggio o alcune persone incontrate?
M Sì, voglio innanzitutto ricordare due compagni di viaggio, Claudio e Ilaria di Bergamo, che hanno scelto di celebrare il loro matrimonio ad Atene con due distinte cerimonie: la prima, molto toccante, officiata da Antonio Moresco con tutti i camminanti di Repubblica nomade e la seconda, più ufficiale e piena di effetti burocratici, officiata dal sindaco greco di Capo Sunion. Poi, sempre tra i compagni di viaggio, vorrei ricordare (senza citarli per non correre il rischio di dimenticarne qualcuno) tutte le persone che si sono occupate dell’organizzazione, senza la quale questo cammino non si sarebbe potuto realizzare. Poi desidero ricordare Filli Rossi, milanese di madre greca, e suo figlio Stefano Versace che ci hanno aiutato a comunicare con le persone e a costruire l’itinerario ateniese. Due, tra le tante, belle persone incontrate: Polixeni dell’Ambulatorio sociale e solidale Elleniko, che dal 2011 dispensa cure mediche e medicine altrimenti non accessibili a persone povere o migranti o comunque senza accesso al servizio sanitario (a cui peraltro sono state in passato sospese le forniture di medicinali dalle multinazionali farmaceutiche), e Yorgos Maniatis, che ci ha accompagnato nella visita al City Plaza di Atene, albergo da cento stanze fallito nel 2010 e abbandonato con tutte le attrezzature, le suppellettili e gli arredi. Nel 2011 questo edificio è stato occupato e attualmente ospita 400 persone di cui circa la metà bambini. La gestione è affidata a un comitato di autogestione che decide le regole di ammissione, i turni di pulizia, cucina eccetera… e funziona! Poi ci ha portato al ristorante sociale Steki Metanastou, dove chi non ha la possibilità di pagare neanche il piccolo prezzo del pasto può comunque mangiare. L’equilibrio economico è raggiunto da chi può e volontariamente decide di pagare un prezzo maggiore e... funziona!
R Sei una camminatrice “di lungo corso”. Questo viaggio è stato simile ad altri che hai fatto? Vuoi ricordarne due o tre particolarmente significativi?
M Anche questo è stato un “cammino sociale” ossia un cammino su un tema politico/sociale in cui ci si mette in movimento con diversi obiettivi: in primo luogo la conoscenza delle cose, dei fatti, delle situazioni non per come ce le raccontano ma per come vengono vissute nei luoghi dove queste cose accadono; inoltre il cammino aiuta e favorisce l’incontro con lo sconosciuto, il confronto con chi non la pensa come noi o con chi non ha mai pensato o approfondito il tema perché ritiene che non lo riguardi.
R Quest’ultimo tragitto ha coinciso in parte con il Mito dell’Europa dell’associazione Repubblica nomade, che, mi pare, per la prima volta durante i suoi itinerari ha varcato il mare. Con la connotazione politica legata attualmente all’attraversamento di tratti di Mediterraneo, questo passaggio del mare immagino abbia voluto intrecciarsi anche al destino dei migranti, mostrare una solidarietà… Avevate persino borse e zainetti fatti della plastica riciclata dei gommoni (pure io ho avuto l'onore di portarne uno, unendomi al gruppo per qualche breve tappa).
M Nella fase di preparazione dei nostri cammini che dura mesi cerchiamo contatti con associazioni e iniziative che intervengono sui territori che attraverseremo e infatti nella nostra ultima riunione di maggio a Milano è venuta la rappresentante italiana della associazione Lesvossolidarity che finanzia le sue attività vendendo borse, bustine e zainetti cuciti dalle donne arrivate sull’isola di Lesbos utilizzando i salvagenti che vengono abbandonati dopo la traversata. Questi costituiscono anche un problema ecologico per il loro smaltimento nelle isole degli arrivi dei gommoni
R Nella vita di tutti i giorni sei una volontaria di Emergency, che fra l’altro fornisce sostegno medico-farmacologico pure in varie situazioni critiche sul territorio italiano. Vuoi dirci qualcosa del lavoro di Emergency sul territorio comunale?
M A Milano è attivo il bellissimo Politruck di Emergency che offre quotidianamente cure mediche ambulatoriali prestate da medici e infermieri professionali in diverse zone di Milano (Lorenteggio, Stazione centrale, Calvairate, San Siro) con l’intento di prestare queste cure soprattutto a chi non può o pensa di non poter accedere all’assistenza pubblica. Infatti è presente anche sempre un mediatore culturale per spiegare il funzionamento delle nostre strutture e aiutare nella richiesta e ottenimento delle cure che non possono essere prestate sul Politruck.
R Un elemento importante delle iniziative di Repubblica nomade ma anche delle tue scelte di vita, ho l’impressione, è l’impronta ecologista. Questi viaggi vogliono essere a impatto zero sull’ambiente o almeno con inquinamento il più ridotto possibile. Quali indicazioni ti senti di dare ai viaggiatori per un turismo sostenibile?
M Prima di
tutto penso che sia molto importante considerare i nostri spostamenti in
termini di “impronta ecologica” e non economica. Per fare un esempio, siamo
invogliati a passare i nostri week-end nelle capitali europee a causa del
bassissimo costo dei voli aerei che sono veramente il mezzo per spostarsi più
inquinante che esista! Ogni volta che pensiamo a una vacanza cerchiamo invece di
farla a km zero o utilizzando mezzi per viaggiare il meno impattanti possibile
sull’ambiente. In primis i nostri piedi: il viaggio è sempre dentro di noi, è
il distacco dalle nostre abitudini, l’incontro con persone e paesaggi
diversi per conoscere e capire altre abitudini, altre culture. Tra l’altro per
fine anno striamo progettando un cammino dal Ponte Morandi di Genova a
Ventimiglia: dal crollo del Ponte Morandi al crollo dell’Europa
dell’accoglienza e della solidarietà.
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