domenica 2 aprile 2017

Note a margine di "Ventriloquio della crisi"

La voce narrante di una vecchietta arteriosclerotica racconta in un flusso quasi inarrestabile a un coro di pensionati ascoltatori e commentatori le alterne vicende di figli e nipoti fra squarci umoristici e visioni drammatiche dell’Italia di questi anni.
Ne risulta un confronto con la storia del presente espresso in un linguaggio teso come un elastico, pieno di contorsioni, lapsus, trasgressioni, improvvisi abbassamenti e innalzamenti di senso, con continui slittamenti di piano dalla narrazione della vita vissuta al discorso mediatico che l’avvolge e stravolge, restandone a sua volta variamente rimasticato e triturato.
Così, la quarta di copertina del libro.

Nel frullatore della voce narrante che appartiene alla vecchietta arterioscheletrica, come si definisce lei, vengono assorbiti pezzi del linguaggio mediatico di televisione, pubblicità, talk show (qui chiamati talc sciò, dove talc rimanda alla parola 'talco', come a dire trasmissioni senza talco, senza profumi, dove i discorsi sono più nudi e crudi che altrove), notiziari che continuamente riferiscono le vicende del parlamento, trasmissioni molto popolari come Grande fratello, Isola dei famosi, ma anche Isola dei cassintegrati, Vieni via con me, Ballarò, Annozero. Perché la vecchietta narratrice e protagonista, pur essendo circondata perlopiù dai pensionati della casa di riposo, durante le lunghe ore della giornata, cerca anche di sintonizzarsi sui programmi seguiti dalla figlia che più la va a trovare, la figlia ribelle e meno conformista, quella rimasta senza famiglia e senza lavoro regolare, Oxavia, la quale spesso commenta con lei i fatti d'attualità. La vecchietta, pur nel suo distacco di anziana un po' svanita in casa di riposo, è continuamente in relazione-dialogo con gli altri abitanti del pensionato così come coi figli e con la realtà in cui i figli sono completamente immersi: problemi di lavoro, di casa, di figli adolescenti e così via.
A una prima parte, primo capitolo, in cui le questioni familiari sono maggiormente assillanti, poiché i giovani sono ancora in cerca di una sistemazione e realizzazione lavorativa e affettiva, segue una parte in cui i discorsi si dilatano e acquistano complessità, sempre nel dialogo e nel continuo rimando delle parole della figlia e di coloro che la circondano (a pag 148, per esempio, si trova scritto: " 'Sono stufa del mondo al contrario,' fa eco mia figlia (o io sono la sua eco, viceversa)").
Ma la voce narrante è solo un ripetitore di frammenti, seppure talvolta deformati, di discorsi altrui o corrisponde a una personalità definita?
La nostra vecchietta, pur dimostrandosi in più occasioni donna del popolo per certi versi ignorante e manipolabile, è tuttavia capace, a mio parere, di una sua saggezza e di una sua etica pienamente rivendicabile. E' comprensibilmente contraria alla guerra e all'inquinamento, e noi sappiamo che fra i manifestanti contro entrambe queste cose vi sono spesso donne: sono donne comuni, semplici madri di famiglia che abitano paesi e territori sparsi talvolta minacciati da opere inquinanti o pericolose per la salute. Un altro suo pregio è essere a favore della semplicità contro il linguaggio magniloquente del potere. Una sua "filippica", in epoca berlusconiana e di celebrazione di papi e presidenti, è la seguente: "Ma, sapete che vi dico?, io ne ho abbastanza di Superqui e Superlà, io preferisco le persone normali e vorrei trovarle più spesso. Anzi, vorrei incontrare solamente i normali, ché almeno ci intendiamo. Gli altri ve li lascio volentieri, ché non ho mai capito che cosa vogliono.
Ulisse ha fatto il giro del Mediterraneo spargendo la voce, nella sua sapienza, che è meglio per tutti non essere nessuno, dei signori Nessuno con la N maiuscola, tutti e nessuno, persone qualunque però con una propria dignità e signorilità certa, indiscutibile, personale e riconosciuta dal mondo intero proprio perché ognuno è nessuno come gli altri, un signor Nessuno, cari miei.
Non toglietemi la piacevolezza di essere nessuno e di andare girovagando per le strade con l'aria fresca che ti pizzica la faccia, e che dà anche freschezza e chiarezza di pensiero all'occorrenza… Quando ero giovane mi piaceva camminare, andare al mercato col bel sole, scegliere le verdurine appena colte e intanto vedere gli sbrilluccichii e i sorrisi della gente contenta, contenta ch'era ancora mattino e c'era tutta una giornata davanti, più tardi un buon mangiare da preparare, sempre restando Nessuno nella massima serenità." (pagg 91-92). C'è dunque una saggezza popolare che viene rispettata e salvata, mentre viene non condiviso ma compreso perfino quel fenomeno comunemente chiamato con tono talvolta sprezzante: guerra fra poveri. La vecchietta non disprezza gli stranieri per almeno due motivi: tra le infermiere che si occupano di lei vi sono molte straniere; inoltre è straniera pure sua nuora. Tuttavia considera la cosiddetta guerra fra poveri una cosa seria poiché si combatte per valori vitali come la casa e il lavoro.
Altro quesito inerente al personaggio e ai personaggi romanzeschi di questo testo: cambiano nel tempo ovvero si evolvono come in molti romanzi tradizionali?
Mi pare che sia la vecchietta sia altri personaggi del Ventriloquio si modifichino sensibilmente nell'arco dei 20-25 anni della vicenda narrata.
Negli anni novanta (primo capitolo) vediamo la vecchietta fare il segno sulla scheda di voto indicando il sole che ride perché le è più simpatico di altri segni. Più avanti prende posizione a favore di altri partiti per quello che fanno per lei: per esempio, il sostegno dato dal Movimento cinque stelle allo sciopero contro i tagli del personale nella sua casa di riposo oppure, in un altro momento, la battaglia di Vendola contro le centrali nucleari.
Altro personaggio forse in evoluzione: Claudico, il figlio maschio. Dopo gli studi di storia dell'arte e concorsi in tutta Italia, non approda a una realizzazione sul piano professionale riuscendo per sua fortuna a compensare sul piano affettivo con una bella storia d'amore, per la quale si batte esponendosi in prima persona. Nelle discussioni in famiglia della sua giovinezza lo vediamo sfuggente, introverso e appartato. A un certo punto però, durante un pranzo in onore della maturità o della laurea di un nipote, parlando intorno alla canzone Vengo anch'io no tu no, si esprime in maniera molto netta. Riporto qui l'intero brano, che riguarda anche la sorella Oxavia: "La canzone Vengo anch'io, no tu no occupa uno spazio a parte, interviene prontissima la figlia ('Come no… Come no…' fanno eco i fratelli in qualche tavolata familiare che m'immagino bene, tipo una festa per la maturità o per la laurea di un nipote). Sei escluso ma non ti dicono perché. Il perché non lo saprai mai. Il motivo non è apparente apparentato con la tua persona, con le tue ragioni. Semplicemente tu non ci sei, tu non fai parte. Certo non potevi aspirare a vincere uno dei due posti in concorso, anche se ti sei regolarmente iscritto e hai fatto il viaggio per partecipare. Allo stesso modo non potevi pensare di superare la selezione per quella ditta privata dell'hinterland. Che cosa ti sei messo in testa se con tutti quegli studi alle spalle, con il tuo enorme bagaglio culturale speravi di entrare nella cruna per una scrivania da ragioniere o una consulenza da esperto di marketing? Se hai fatto un lavoro serio su qualcosa, scrupoloso, approfondito, pensi forse di poterlo mostrare a qualcuno? Se hai un tuo scritto ricco di spunti, osservazioni intelligenti, una metafora del nostro tempo che ti è costata dieci anni di clausura, riflessioni, revisioni, correzioni, aggiunte, ulteriori arricchimenti, aspirerai mica a venir letto da un esperto attento e curioso, dedito al suo e al lavoro degli altri? Se hai accumulato negli anni un sapere umanistico devotamente coltivato, aggiornato, illuminato da qualche intuizione, vorrai mica trovare un dialogo con interlocutori?
'Se sei un uomo, vorrai mica essere riconosciuto fra uomini?' conclude il figlio fratello studente modello bibliotecario bidello." (pagg 113-114).

(Ventriloquio della crisi, Effigie, Pavia 2017)

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