giovedì 20 aprile 2017

Elementi carnevaleschi in Ventriloquio della crisi

La prima volta che nel Ventriloquio, narrazione umoristico-satirica dell'Italia dagli anni novanta a oggi, si accenna al tema dei parchi di divertimento è in riferimento a quel periodo di euforia che succedette al crollo del muro di Berlino, accolto con grandi festeggiamenti nella Germania riunificata: "Andavano in gruppo in Germania a festeggiare e quella si era trasformata in un grande lunaparc, dicevano, con discoteche che andavano di giorno e di notte e le belle donne che lavoravano senza quel coso... come si chiama? mi avete capito. Nello stesso tempo in Germania si davano tantissimo daffare e le discoteche erano anche fabbriche e viceversa, perché si faticava cantando e ballando per la felicità di essere nella Germania unita. E tutti appunto correvano là a lavorare, oltre che a divertirsi, da tutti i Paesi intorno. E c'era andato pure il marito di mia nipote Maruccia a vedere di persona, ché il mondo stava cambiando e non si poteva perdersi lo spettacolo.
Era proprio così come raccontavano: gli uomini facevano le acrobazie per guadagnare di più e le donne camminavano sul filo per spendere di meno. E poi tutti si spostavano, nessuno stava fermo, ognuno voleva cambiare la sua vita.
Nell'euforia generale qualcuno diceva che tutto stava andando per il meglio pure in Italia, le ricchezze aumentavano  e potevamo pure permetterci di non pagare le tasse." (pagg 16-17).
E' la festa del capitalismo trionfante e il suo mito che il lavoro sia un grande divertimento collettivo. Ritroviamo l'associazione fabbrica-discoteca là dove si parla del Billionaire di Briatore:"In Sardegna c'era un altro importante imprenditore e uomo di mondo che andava forte e aveva aperto una discoteca più grande di tutte le discoteche. Lì dentro ballavano le ragazze con gli uomini più ricchi d'Italia, d'Europa e addirittura del pianeta! Si occupavano tutti di macchine o di motori o di iòct o di vestiti di lusso, e ballando facevano anche gli affari: scherzando allegramente le producevano pure, le fuoriserie e i pezzi unici. A passarci lì una serata qualcuno poteva anche pensare che l'Italia era tutta una discoteca danzante di produzione…" (pag 63).
Finito l'idillio degli anni novanta, in un passaggio sulla Cina, si accenna a piscine inserite dentro la fabbrica per favorire la ricreazione dei lavoratori chiusi dentro: "Non sapeva che invece in Cina morivano addirittura per il troppo lavoro, altroché paradiso terrestre… Non riuscivano più a uscire dalla fabbrica (gli avevano fatto pure la piscina dentro per farli svagare fra un turno e l'altro, come premio per lo straordinario), avevano eretto reti metalliche intorno ai reparti per non farli gettare nel vuoto o fuggire, ché fuggire era come suicidarsi. Dovevano imprigionarli e legarli alle macchine perché tutto il lavoro era migrato in Cina, da tutti i Paesi del mondo, e qui non ce n'era più, nemmeno a cercarlo nei buchi dei tombini o sui tetti dei palazzi. Là si suicidavano per la fatica, qua per la noia di non avere niente da fare… Era tutto un suicidio collettivo." (pag 75).

Ritroviamo il tema del mascheramento come falsificazione della realtà in relazione al Premier Berlusconi, chiamato spesso Uomo mascherato. Le sue maschere: pirata con la bandana che fa "il plei-boi sui motoscafi" (pag 88); Uomo mascherato ricevuto dalle principesse nei loro palazzi e in particolare da una danzatrice araba di cui si è innamorato (pagg 93-94), dove la realtà è completamente idealizzata-capovolta come nelle fiabe; ma anche Uomo mascherato che si nasconde nelle feste di Carnevale per sfuggire a indagini, controlli, "persecuzioni" politiche (pag 109); ammaestratore di leoni nel circo televisivo (pag 124), sempre giovane come i supereroi dei fumetti.
Le personalità politiche sono presentate come personaggi di un teatrino comico prima delle elezioni:
"I pupazzi politici e televisivi io li confondevo un po', cioè confondevo i politici veri e le loro imitazioni. Prima delle votazioni stavamo incollati alla tivù come bambini davanti ai cartoni animati." (pag 137); "Il Grillo parlante e straparlante a me piaceva perché faceva scintille; gli uscivano tante idee dalla testa, come i capelli sparati da tutte le parti, e le idee e le parole le sparava sulla folla, che si divertiva come a Carnevale quando si buttano le stelle filanti." (pag 107).
Ma il grande divertimento si può trasformare improvvisamente in un incubo da cui è difficile uscire.
Il momento critico del 2011, quando l'Italia fu a rischio default, l'Eurozona è rappresentata così: 
"C'era un gran parlare di un transatlantico sballottato dai venti e dalle tempeste. Questo transatlantico navigava in cattive acque e l'altezza delle onde, come montagne russe, la si poteva constatare e apprezzare (a seconda dei punti di vista) nel grafico dell'andamento delle borse, grafico che era sempre in prima pagina quando scendeva ai minimi storici e come prima notizia nei telegiornali di tutta quella burrascosa estate. Con la paura degli uragani o dei fuochi nella stiva, si facevano grandi manovre per mettere al sicuro i tesori che su quel transatlantico da qualche parte dovevano essere stipati e nascosti. Si manovrava molto e si buttavano giù pesi per alleggerire il carico stracarico, mentre non si poneva limite al crescere delle ricchezze stivate, anzi si doveva far loro sempre più posto nella stiva e buttare a mare un sacco di pesi inutili.
Dovevamo rimboccarci le maniche e darci un gran daffare per tenere a galla casinò e piste da ballo, piscine, auto di lusso e aperitivi di ogni tipo. E, nonostante quel gran lavorare, stavamo ogni giorno col fiato sospeso per la sorte del transatlantico carico di tesori, di campi da golf e da tennis, di banche e locali notturni e rulètt russe che facevano girare la testa… dove ogni tanto qualcuno, per la gran noia di stare in mezzo a troppi divertimenti, prendeva l'accendino e così, per gioco, dava fuoco ai miliardi: 'Oggi bruciati 200 miliardi sul transatlantico Eurozona,' scrivevano i giornali, oppure 'Oggi bruciati 100 miliardi più di ieri'!
Ogni tanto qualcuno scendeva nella stiva a guardare: ma c'erano ancora le ricchezze?
Oltre che a un grosso animale col naso schiacciato per essersi buttato a capofitto nel mare, l'Europa somigliava ogni giorno di più a un luogo pieno di divertimenti paurosi e pazzeschi." (pagg 116-117). Qui l'immagine della nave da crociera in pericolo viene associata al naufragio della Costa crociere di quello stesso periodo e al disastro del Titanic di un secolo prima, premonizione di immani catastrofi del mondo occidentale quali la prima guerra mondiale e la crisi del '29.
La nave da crociera naufragata, che ritorna in superficie, a distanza di qualche anno, come relitto recuperato, appare persino in sogno alla narratrice-protagonista e prende la forma di un incubo sociale, un carro di Viareggio dalle molte teste mostruose: "Tanto si parlò di mostri di tutti i mari che me li sognai perfino di notte: una nave transatlantica che da lontano sembrava un po’ un delfino o una balena oppure, a guardar meglio, una giostra gigantesca del lunaparc, o un carro mascherato di Viareggio, un mostro dalle cento teste che serpeggiavano nell’acqua e nell’aria, uscendo dall’acqua e scalpitando nell’aria: un mostro dalle cento teste sfilanti come in un eterno carnevale: evasione fiscale, falso in bilancio, corruzione, truffa, malcostume, collusione, illegalità.
Il carrozzone di partiti, campanili, cortili, corti, parrocchie, famiglie, mafie, favoriti e favorite procedeva nell’acqua e nell’aria."(pagg 145-146). Qui è il Carnevale che non nasconde ma che svela i difetti della società abitualmente nascosti.
Qui ancora il Carnevale come rovesciamento: I grilli in quel periodo saltavano fino alle stelle e facevano grandi movimenti stellari, tanto da voler buttar giù l'Europa rapita da Giove… "Quella calza della Befana Europa la rivoltiamo con tutte le sue caramelle, i cioccolatini e il carbone (il carbone soprattutto per noi), ecco così imparate tutti," dicevano. E facevano pure le smorfie e le linguacce. Forse si erano montati un po' la testa e rischiavano perfino di diventare antipatici delle volte." (pag 136).

Abbiamo invece un ritorno della realtà idealizzata e mitizzata attraverso un grande evento-mascherata destinato a rilanciare l'immagine dell'Italia con Expo-Paese di cuccagna, dove giganti con ceste piene di vivande vengono incontro ai visitatori e la manna (cibi nuovi inventati) cade dal cielo:
"Eccoci, finalmente. Ci vengono incontro giganti fatti di verdura con ceste piene di pane e vivande… O sono io che ho un miraggio in mezzo a questo sole accecante… Ho come l'impressione di trovarmi in un deserto con le piramidi… piramidi moderne, queste. Si elevano edifici fantasiosi, reti sopraelevate, ascensori, saliscendi, tapì rulant e robò che ci vengono incontro cortesi e servizievoli, vassoi di delizie offerti in punti strategici, mentre cibi ancora da identificare inventare in alcuni spiazzi piovono addirittura dal cielo… Sono state predisposte piogge fittizie, tipo neve artificiale, ma senza neve e invece con cose buone da mangiare! Ci crederai o no? Forse dolci e caramelle, forse alimenti completamente nuovi e inventati da scoprire dopo accurato e ghiotto scartamento in qualche angolino con apposito tavolino.
Si può anche salire ai piani panoramici di palazzi di vetro, alti ma leggeri, trasparenti, scultorei come tartarughe con tante gobbe, praticabili, percorribili nei loro intestini, e smontabili che, a cose fatte, saranno rimontati da un'altra parte (tipo i lavoratori: lavoratori che saranno smontati e rimontati, flessibili, adattabili, riutilizzabili). Da lì si guarda il panorama mangiucchiando qualcosa, saliti con ascensori o con scale multiple strabilianti come nella stazione centrale.
Io e Lusilla raggiungiamo un punto d'osservazione con tavolino e seggiolina. E  da lì guardiamo sotto che ci vengono le vertigini;" (pagg 169-170).

Ma nella realtà dei fatti il Carnevale come ribaltamento del mondo lo vediamo concretizzarsi brevemente nell'episodio dello sciopero-presidio della casa di cura da parte delle infermiere sostenute da pensionati e familiari di fronte alla minaccia di tagli o chiusura dell'intera struttura; evento iperbolico e paradossale di cui la nostra eroina fa la cronista disc-jocchei (pagg 124-130).

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