domenica 8 gennaio 2017

Anatomia di un best-seller

La vicenda della protagonista colta e intelligente del romanzo di successo Maestra di Lisa Hilton (Londra 2016; Longanesi, Milano 2016), che nonostante le brillanti qualità intellettuali non riesce ad utilizzare gli ascensori sociali attualmente esistenti (scuola, stage, ambiente artistico) e, al contrario, scende moralmente sempre più in basso, fino a diventare da stagista entraineuse, prostituta (seppure d'alto bordo), in ultimo assassina, ci dà ragguagli significativi dello stato delle cose. A una donna intelligente, studiosa, dotata, resta comunque più facile essere apprezzata ed ottenere vantaggi usando le proprie attrattive fisiche che essere riconosciuta per il proprio lavoro. Quella classica della prostituzione può anzi rivelarsi come l'unica strada percorribile. Fin dall'inizio Judith si trova a fare l'entraineuse alcune sere la settimana in un locale di Londra per arrotondare il misero stipendio di stagista in una prestigiosa casa d'aste. Ciononostante, svolge con la massima dedizione e serietà il suo lavoro d'ufficio fino al giorno in cui viene brutalmente licenziata poiché non riesce a nascondere ragionevoli sospetti intorno a una possibile truffa orchestrata dal suo insospettabile principale.

Il testo, ben scritto e/o ben tradotto, esibisce alcuni caratteri decisamente commerciali per essere dichiarato un capolavoro: più che i dettagli erotici di alcune scene (giustificabili, considerata la freddezza professionale della protagonista, ed accostabili, per amore per il dettaglio, alla cura con cui vengono continuamente esplicitate le marche degli abiti indossati*, osservati, scelti), mi riferisco alla svolta criminale della vicenda, che avviene dopo più di 200 pagine in cui il romanzo si era mantenuto di una verosimiglianza accettabile e che, se terminato a quel punto, avrebbe potuto consegnare al lettore una buona rappresentazione dei costumi attuali. L'omicidio volontario è poco giustificato in relazione a quel tipo di esecutrice e a quel tipo di vittima: l'avrei capito soltanto se la vittima fosse stata l'odiato principale, lui e soltanto lui, ma anche così sarebbe parso un po' eccessivo, dal momento che l'assassina avrebbe già potuto ritenersi, a quel punto del romanzo, ampiamente ripagata delle sue sventure e sconfitte: era riuscita, in virtù di abilità e fortuna, ad avviare un nuovo progetto lavorativo di tutto rispetto e compatibile con i suoi sogni, una galleria d'arte. Pensare alla vendetta in una simile circostanza mi pare esagerato, ma è pur vero che qualcuno ha detto che un personaggio romanzesco è tale proprio perché eccessivo, quindi non necessariamente la sfumatura noir è da attribuirsi agli ingredienti appetibili commercialmente secondo i dettami del mercato. O meglio, vi si potrebbe leggere, facendo un grande sforzo di volontà, un significato ulteriore: che il grado di frustrazione e risentimento degli intellettuali emarginati, degli studenti di belle speranze, dei laureati senza futuro oggi come oggi è particolarmente intenso.
Il punto in cui il libro scade di livello, a mio parere, è a pag 213 (edizione italiana) con l'omicidio premeditato appunto, quindi molto avanti nella trama, nonostante alcuni stereotipi dei romanzi di consumo si siano già incontrati (straordinaria fortuna della protagonista, eccessiva freddezza, troppe qualità e competenze concentrate in un'unica persona, come la vasta conoscenza della storia dell'arte e abilità più pratiche; più avanti addirittura farà capolino un'inconsueta maestria nell'uso di armi da fuoco e da taglio). Con la seconda parte, che si addentra nel genere thriller, la componente di critica sociale viene sempre più ridimensionata e disinnescata dalla rivelazione che il personaggio non è la brava ragazza (ben inteso: nell'accezione moderna di donna in gamba dai costumi molto liberi) intelligente di umili origini svantaggiata dalla divisione sociale che era sembrata fino ad allora, ma una psicopatica o, nel migliore dei casi, una semplice delinquente avida e il nemico di classe non è che un truffatore delinquente pure lui.
Anche questo romanzo d'intrattenimento e di successo, ospitato nel salotto di Lili Gruber come novità editoriale degna d'interesse nel periodo estivo, nonostante il triplo scandalo esibito dalle sue smaglianti tre S (sesso, soldi, sangue) si conferma come ideologicamente conservatore: la ragazza emarginata nella società classista nonostante l'intelligenza brillante non può che rivelarsi peggiore del suo superiore corrotto e trafficone, rampollo d'élite, mostrando ben presto i caratteri demoniaci di una spietata assassina affamata di denaro e di sesso con la specifica ambizione di possedere una propria galleria d'arte, progetto più di potere che artistico.
Il che rafforza una volta di più la tesi che il sovraccarico di scandalo erotico o noir di molti best-seller in realtà abbia l'obiettivo ideologico di silenziare il vero scandalo che si perpetua in forma compassata, sobria e normale giorno dopo giorno nella nostra società: la rigida divisione in classi, il crescente divario sociale fra ricchi e chi non può neppure sognarsi di raggiungere uno stile di vita immerso nella bellezza, nell'arte, nell'armonia, nella delicatezza, nel massimo riguardo che in tutti i luoghi e a tutti i livelli viene riservato solo agli happy few.
ca

* Va fatta un'osservazione sull'attuale tendenza a descrivere l'aspetto esterno del personaggio con dovizia di particolari relativi alle marche indossate, che non è, a quanto pare, caratteristica esclusiva dei romanzi più commerciali. L'ho ritrovata, per esempio, in un autore superpremiato dalla critica americana, autore sicuramente degno d'interesse, Richard Ford, in entrambi i libri che ho letto di lui: Il giorno dell'Indipendenza (1995, Feltrinelli, Milano 1996) e Lo stato delle cose (2006, Feltrinelli, Milano 2008). Questo tratto a mio avviso molto consumista è assorbito acriticamente nei testi.


Nessun commento: