giovedì 4 settembre 2014

Mariano Baino, un autore che si considera in esilio

Mariano Baino, più noto come poeta, ha pubblicato anche due romanzi da piccoli editori: L’uomo avanzato (Le Lettere, Firenze 2008) e Dal rumore bianco (ad est dell’equatore, 2012). Come scrittore non viene quasi mai citato, ricordato. E’ come se non esistesse, come se non avesse mai scritto nulla.

“Caro Andrea, mi trovo da tempo, come sai, in Argentina meridionale, in una specie di esilio volontario,” scrive in una lettera al critico Andrea Cortellessa, raccolta nel volume La terra della prosa (L’orma editore, Roma 2014). “La Disneyland culturale o il videogame in cui ci troviamo ormai da tempo fanno sì che una prosa che cerchi un po’ di stabilità narrativa, così come una prosa tutta scorci, ellissi, rimbalzi temporali, così come ovviamente la poesia, sono inesorabilmente e parimenti cultura tipografica e veteromassmediale (…) In ogni caso, io continuo a sperimentare, e i miei romanzi pretendono di essere gli eredi anche dell’antiromanzo (…) Altro discorso, direi, è la buona salute del romanzo da supermercato. Ma se sono dove sono, in Patagonia, è anche per fuggire dagli editor e da certa fiction. Poesia, romanzo o forme di scrittura più scalene sono tutti insieme la mia gioia-dolore del narrare. Un narrare anomalo, magari.”
Mariano Baino è uno scrittore notevole, quasi gaddiano per la ricchezza corposa della lingua. Non si capisce proprio perché non abbia potuto pubblicare da editori in grado di farlo conoscere maggiormente.

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