Roberta, perché questo blog, dal momento che
ami i libri, hai studiato sui libri, leggi e scrivi spesso e volentieri su
carta, vivi circondata da libri eccetera eccetera…?
Una svolta
nella mia vita di scrivente è avvenuta qualche anno fa (nel 2008), quando alcuni
miei brani narrativi o interventi su letteratura e attualità iniziarono a
essere pubblicati sul sito del Primo amore, mentre i primi articoli erano
comparsi sui numeri cartacei come era avvenuto per tutte le altre
collaborazioni con le riviste. Ho interpretato il passaggio dalle riviste
cartacee al web come una maggiore possibilità di raggiungere gli altri. La
prima parte di questo blog comprende tutti (o quasi) i pezzi apparsi su vari
siti e riviste on-line e vuole essere un mio nuovo tentativo di rivolgermi al
mondo saltando il tradizionale passaggio editoriale, con tutti i suoi filtri,
limiti e tempi d’attesa.
Perché il titolo Lettere a nessuno, seppure un
po’ modificato?
Queste
lettere sono scritte al mondo da parte di una “nessuno” (dove “nessuno” è
inteso nel senso di persona non riconosciuta). Mi ritengo una scrittrice non
riconosciuta, che non può pubblicare. Gli articoli e i frammenti del blog sono
inviati a tutti e a nessuno, a chiunque sarà curioso di leggere. Si tratta del
classico messaggio in bottiglia o di sassi
gettati nello stagno del web nella speranza che producano delle onde, come
ho detto altrove.
Nel celebre
libro di Moresco l’autore scriveva lettere non spedite ad interlocutori del
mondo della cultura che sapeva non gli avrebbero mai risposto, poiché lo
ignoravano, non l’avevano ancora riconosciuto loro pari. Erano lettere a
nessuno perché immaginarie, impossibili sia da mandare che da ricevere proprio
perché non esisteva il rapporto umano necessario alla corrispondenza. Un
dialogo inesistente. Lettere a nessuno e, per riflesso, da nessuno, dal momento
che il riconoscimento da parte di un ambiente sociale è necessario per
esistere. Più in generale quel libro di Moresco è il diario dell’esclusione da
una società letteraria chiusa e pressoché impenetrabile come un castello
feudale (il libro di Moresco, soprattutto la prima parte, l’edizione del 1997,
è anche più di questo, si colloca sulla scia dei romanzi del Novecento che
parlano della solitudine dell’uomo contemporaneo all’interno di una società
fondamentalmente indifferente e ostile, ma approfondire l’argomento ci
porterebbe fuori tema). La sensazione di un’esclusione ingiusta e arbitraria da
un ambiente ristretto, indifferente o addirittura geloso dei suoi privilegi,
l’ho avuta anch’io in molti anni di tentativi vani di pubblicazione.
Eppure tu pubblichi su riviste e su blog
letterari da diverso tempo…
La mia
collaborazione con le riviste è sempre stata effimera, sporadica, talvolta
conflittuale. Devo riconoscere (infatti ringrazio) che mi sono stati pubblicati
singoli racconti e persino cicli di racconti senza particolare sforzo.
Ciononostante, diverse riviste mi sono parse a loro volta chiuse come piccole
case editrici, il comitato di redazione inespugnabile, un po’ come un nucleo di
combattimento già formato e lanciato al raggiungimento di traguardi di primaria
importanza, da cui i nuovi arrivati fossero esclusi. L’impressione di fondo è
che ci sia sempre meno spazio per la cultura oggi come oggi e i gruppi
d’assalto, formatisi per occupare posizioni significative, siano molto
determinati, compatti e numericamente ridotti a causa dell’esiguo spazio
disponibile. Nella formazione di questi gruppi prevalgono le alleanze tutte al
maschile, come accennato precedentemente nel post “Non sono nata da una costola
né dalla casta”.
L’accesso
alle vere e proprie case editrici, in particolare se case editrici di un
qualche rilievo, è molto difficile, com’è noto. La pubblicazione dei romanzi mi
è stata per ora impossibile. Ne ho pubblicato soltanto uno, nel 2003, per un editore
improvvisato che chiuse di lì a brevissimo tempo: di distribuzione naturalmente
neanche a parlarne. Il libro era di genere comico-sentimentale, ironico e
autoironico, un genere che adesso non m’interessa più.
Hai dei manoscritti nel cassetto?
Ho tre
romanzi inediti, una raccolta di racconti e un lavoro in corso. Non tutto ciò
che ho scritto è rappresentato in questo blog. Con parte del materiale inedito
ho in mente di fare in futuro una trilogia.
I manoscritti, li hai fatto leggere a
qualcuno?
Sì: a scrittori
che conosco e a due o tre addetti ai lavori (talent scout, collaboratori
editoriali). Giudizi positivi, ma niente da fare. Facendo una sintesi, mi pare che la risposta sia stata questa: sì, ma no.
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