Non mi convince il discorso che attribuisce la poca visibilità di un autore o il suo isolamento o la sua mancanza di successo al "cattivo carattere". E' vero che "lo stile è l'uomo" e quindi anche gli elaborati degli scrittori recano traccia dei difetti e limiti di ognuno. Ma, considerata l'immensa quantità degli autori della letteratura, si può supporre che tutti abbiano avuto un bel carattere? Eppure sappiamo di personalità scontrose, bizzarre, anticonformiste oppure narcisiste, egocentriche, maniacali, nevrotiche, psicotiche, polemiche e così via. Francois Villon per esempio, nel corso della sua burrascosa vita, fu anche un assassino. Dovremmo applicare la stessa condanna ed emarginazione di cui fu oggetto nella vita anche nella letteratura? Non dovremmo leggere La ballata degli impiccati e le altre sue opere?
Bisogna intendersi poi con l'espressione "buon carattere", spesso associata all'indole docile, obbediente e accomodante. Tipica di chi non crea problemi, insomma, non dà fastidio.
Il cattivo carattere invece è attribuito generalmente a chi si oppone, non ci sta, s'impunta, si ribella, non fa comunella oppure si allontana dal gruppo, prende le distanze.
Poiché uno scrittore è anche un critico che compie delle scelte, segue un suo percorso e non ne segue altri, cerca se stesso, inevitabilmente non potrà andare d'accordo con tutti e adeguarsi ai percorsi di tutti gli altri.
Va constatato che la mentalità più diffusa è quella gerarchica, ereditata da società dal passato e dal mondo animale (presente ancora nei primati non umani). Vige tuttora un racconto giornalistico, politico e storico improntato al personalismo, che fa continuo riferimento a figure umane di spicco e di maggior potere, ai vertici di partiti, di aziende, di gruppi che condizionerebbero il dinamismo collettivo. Si comprende come la strada più facile per essere riconosciuti, o la meno costosa in termini di dispendio di energie, sia quella dell'alleanza o della subalternità a chi ha già raggiunto una posizione.
Ma spesso è chi percorre nuove strade o non si accontenta che arricchisce culturalmente la società.
Inevitabilmente si conferma il detto attribuito ad Ennio Flaiano: "Chi ha carattere ha un brutto carattere".
Viva dunque i "brutti caratteri" perché aiuteranno a cambiare il mondo!
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