domenica 17 gennaio 2016

Vengo anch'io! No tu no

"Vengo anch'io! No tu no! E perché? Perché no!" diceva una famosa canzone. Non c'è un motivo preciso e ce ne sono tanti: è il potere. Il potere esclude.
Viviamo all’interno di oligarchie occidentali, non di democrazie (cfr Sabino Cassese a proposito della Costituzione italiana). E’ una menzogna asserire che ognuno può diventare ciò che vuole. I cosiddetti “ascensori sociali” dei decenni trascorsi contano sempre meno in questo momento storico. Conta di più quel che si è di quel che si fa. Piccoli frammenti, dichiarazioni marginali di personaggi affermati vengono trattati come oro colato mentre esperienze significative, lavori approfonditi di persone che non hanno un nome vengono ignorati. C'è una netta linea di demarcazione fra chi ha un lavoro e chi no, chi pubblica e chi no, chi fa parte e chi non fa parte. Viene salutato con entusiasmo il riconoscimento una tantum di un individuo poco noto da parte di un personaggio famoso (è questo il più delle volte l’unico fattore in campo letterario, così come nel mondo dello spettacolo, a quanto si dice, che può cambiare la sorte: la decisione personalissima di un appartenente alla categoria degli aventi successo) e questo viene portato a esempio del fatto che tutto può succedere, i sogni di chiunque possono realizzarsi.

Infine, se qualcuno lamenta il fatto che si tratta di eccezioni, di casi rarissimi e fortunati, con esclusione di altri che non si vedono, che non hanno avuto un incontro altrettanto decisivo, il risentimento dell’escluso viene trattato con disprezzo, come se il massimo fastidio fosse costituito dalla protesta, dallo smascheramento dell’ingiustizia, della disparità di trattamento, quando si pretende che tutti vivano nella convinzione di trovarsi nel migliore dei mondi possibili.

Nota
Nel mio caso, non sono riuscita ad entrare in qualche cerchio magico, non sono entrata nelle grazie di Sua Rotondità, delle Loro Rotondità, dei signori che hanno potere. Forse a causa della mia secchezza? Un carattere spigoloso, movimenti scoordinati, isolamento, progetti inconclusi... A questo proposito trovo una frase di Rosaria Lo Russo, tratta dal suo Nosocomio (Effigie, Milano 2016): "Se si è soddisfatti si è fluidi se si è disperati si è stecchiti ci si muove a scatti." (p 39).

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