martedì 30 dicembre 2014

Frammenti di poesie di Emilio Villa

Nel 2014 si è celebrato, senza molta enfasi, il centenario della nascita di un poeta rimasto clandestino nel Novecento, poco conosciuto. Pubblico qui qualche frammento di alcune sue poesie, tratte dal volume che vorrebbe riportare un po' di giustizia e renderlo maggiormente noto (Emilio Villa, L'opera poetica, L'orma editore, Roma 2014).



Mattina d'arancio e sorda
Fonda mattina colore dell'arancio
che frangia il visibilio delle ombre,
che non scosta foglia o nota delle trebisonde,
che non disgiunge sole da gelo, grato consiglio

che le guardie notturne, apposta
in borghese, le mani brutte d'olio
pesante, le palpebre un po' accese,
lì tra il lasco e il fosco vanno via:

e che io vado a mettere le semenze dell'uragano
nella terra dei vasi sul terrazzo, mortali
le semenze dell'uragano, ci vuo spirito
dei Lambri per disinfettarsi

e che cospargere d'olio e di linosa i corridoi
congregamini, mentre i postini preparano la posta
e sfogliano a memoria volti e strade, poi…
fonda mattina color d'arancio e stagno

è l'ora che le signorine d'Italia escon dal bagno,
i cuori s'accendono, uno per uno, presso i lavabi,
e alle ringhiere battono i materassi, e sui veroni
l'acqua urbana monta adagio

come sarebbe bella l'angela di Thyatyra,
oppure quella di Smirne, con le trecce giù,
e le odierne vergini del cinema italiano
facessero pipì sui marciapiedi

(Dalla raccolta Oramai, ed 1947)

ogni ordine solenne è leggero di più:
                                                              più del fulmine,
                                                     a zig zag

più delle rondini d'Europa
quando sono in vista delle Azzorre      

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consumate tutte le altezze,
                                                        palma imperiale,
                                                        saremo prossimi e amici,
                                                        tutti,
nell'ordine rigido e organico

(Dalla raccolta 22 cause + 1, ed 1953)

crepuscolo dell' ombra, il Segnale-Testimonio
annega nel Richiamo, nuovamente pieno
di inquietudine oscura: oh, buono
è il nome del Cielo, favorevole, quando
l'Oscurità, ciecamente squarciandosi,
abortisce e genera la realtà
della Tentazione Orrenda, e il Fiuto:
che è quella spada a forma di pesce
della Invisibilità.

Così noi due insieme abbiam visto
il sangue delle Azioni Antiche spuntare
dal piano inclinato del tempo, cui
si può attingere sangue: e abbiam visto
Flusso e Riflusso umidi di sangue:
e abbiamo visto la Fatale Conformità
risospingere sempre in avanti
ciò che non avverrà mai.

Ma un piccolo incorruttibile colpo di vento,
furtivo, vagando come brezza senza ritorno,
ha offerto il Fine; e le Riconciliazioni
ora, poco a poco, tornano a sbocciare.

(Dalla raccolta Le mura di t;éb;é, ed. 1981)

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