mercoledì 8 gennaio 2014

Sorpresa per la mancanza di sorpresa

Ricercatrice universitaria occupatasi più volte di letteratura novecentesca, con frequenti incursioni in testi sperimentali e d'avanguardia, trattati in chiave tematica (In luoghi ulteriori. Catabasi e parodia da Leopardi al Novecento, Giardini, Pisa 2005) o con particolare attenzione alla struttura (Polemiche letterarie. Dai Novissimi ai lit-bolg, Carocci, Roma 2012, dove celebri romanzi degli anni sessanta, Hilarotragoedia, Capriccio italiano, Tristano, Il serpente e L'anonimo lombardo, vengono messi decisamente in primo piano), Gilda Policastro compie scelte completamente opposte nei propri romanzi (Il farmaco e Sotto, Fandango, Roma 2010 e 2013). Considerate le premesse, ci si sarebbe aspettati strutture narrative alternative e perfino spiazzanti, o perlomeno una soluzione di compromesso che accostasse elementi tradizionali a tentativi meno convenzionali. Nella narrativa Policastro invece sceglie un impianto ottocentesco, con il tradizionale succedersi di scene narrate da un narratore extradiegetico; un recupero dunque del ruolo di un narratore-dio che osserva dall'alto i suoi personaggi e li manovra come marionette.
D'altra parte in una presentazione a Milano del suo ultimo libro (un evento di Bookcity del 22-11-2013) è lei stessa a dichiarare: "Riscriverei Madame Bovary"!
Ovviamente non si pretendono da nessuno spericolatezze innovative, semmai sorprendono piacevolmente quando si trovano. Tuttavia l'impressione che si riceve è simile a quella che avrebbero potuto provare i compagni dell'Ulisse dantesco se, dopo l'esortazione al folle volo (Inferno, Canto XXVI), egli avesse detto loro: "Restiamocene a casa".


  • P.S. - Sorpresa per la sorpresa. Ricevo invece incoraggianti impressioni a un primo approccio alla lettura del nuovo romanzo di Gilda Policastro, Cella (Marsilio 2015). Con questo romanzo mi pare che l'autrice, sganciandosi decisamente dalla struttura tradizionale dei romanzi precedenti (narratore extradiegetico), abbia finalmente trovato se stessa, o la sua vena migliore. 

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